Lost Tapes
di Vincenzo Fugaldi
Ruvo di Puglia è un comune dell'Alta Murgia che vanta alcune
eccellenze architettoniche (la concattedrale è una delle più belle dell'intero territorio
italiano) almeno un'eccellenza museale (il Museo Archeologico Nazionale Jatta, che
contiene un'enorme quantità di splendidi vasi greci, tra i quali il noto vaso di
Talos), un centro storico che serba alcune vestigia medievali, e numerose prelibatezze
gastronomiche. Ma ciò che distingue Ruvo rispetto ad altri paesi della Puglia è
la musica. Sede da molti anni del Talos Festival, ideato da
Pino Minafra
e oggi diretto da lui insieme al figlio Livio, la bella e ordinata cittadina è un
luogo in cui la musica è stata ed è al centro della comunità. Questa consapevolezza
ha condotto
Livio Minafra, noto pianista, docente di ruolo del Conservatorio
di Bari, artista aperto e curioso come pochi, a cercare, a scavare nella storia
musicale del Novecento ruvese, e a tirarne fuori delle perle. Come Livio ha raccontato
a chi scrive in un'intervista
del 2020, sta lavorando da tempo a un docufilm dal titolo "IazzBann – Storie
dimenticate di jazzisti che girarono il mondo". Grazie anche alla Scuola di Musica
comunale che fu avviata alla fine del XIX secolo, e successivamente al fermento
musicale avvenuto dopo la seconda guerra mondiale, alla presenza di prestigiosi
docenti come i fratelli Amenduni, a Ruvo si moltiplicarono i fiatisti, stimolati
dal jazz statunitense. Una storia ai più ignota, che Livio sta portando alla luce
con passione e impegno, come gesto d'amore verso la sua terra. In attesa di arrivare
alla pubblicazione del docufilm, ha iniziato a produrre una serie discografica,
intitolata Lost Tapes, collana che ha già visto la pubblicazione di quattro cd,
un quinto in arrivo, e che in una prima fase dovrebbe arrivare a ben dieci dischi.
Il primo volume è dedicato al clarinettista Enzo Lorusso; il secondo a un
altro clarinettista, Santino Di Rella; il terzo al sassofonista Nunzio
Iurilli; il quarto al fisarmonicista Mimì Laganara; il quinto al flicornista
Basilio Giandonato e ad Alfredo D'Ascoli e la Banda di Lecce.
Enzo Lorusso (4 giugno 1931-18 novembre 1966), ruvese, formatosi alla scuola degli
Amenduni, suonò, oltre al clarinetto, il contralto e il baritono. Ricercato bopper,
lavorò tra gli altri con Cosimo Di Ceglie, Peppino Principe, Bongusto, Mina, Perez
Prado, fino a quando un incidente d'auto l'uccise appena trentacinquenne, comunque
dopo aver rinunciato per la famiglia a una carriera che lo avrebbe portato in giro
per il mondo. Le dodici tracce del cd a lui dedicato coprono un arco temporale che
va dal 1952 al 1965. Ed è proprio del 1952 la versione dell'ellingtoniana
In A Sentimental Mood, affidata in buona parte al fraseggio pienamente jazzistico
di Lorusso, all'interno della big band di Mimì Laganara, brano in cui rivela le
sue indubbie qualità con un fraseggio lindo, ineccepibile. Ma è nei brani successivi
del 1959 con il chitarrista Piero Visani e il pianista Nanni Iannello (tra
cui standard come Gone with the Wind, Night in Tunisia, Billie's
Bounce, St. Louis Blues), che Lorusso sfodera il suo fraseggio moderno,
le sue potenzialità improvvisative, mentre il cd si chiude con un saggio delle sue
notevoli capacità anche al sax baritono, da una trasmissione radiofonica del 1959.
Santino Di Rella (9 gennaio 1927-6 marzo 1987), figlio di un antifascista ruvese,
sempre formato alla scuola degli Amenduni, venne probabilmente segnalato come clarinettista
all'esercito statunitense dal conterraneo Santino Tedone, ed ebbe così modo
di maturare musicalmente suonando gli standard e imparando a improvvisare. Pur avendo
collaborato con tanti artisti (Rabagliati, Mina, Arigliano, Milva, Vanoni, Gualdi,
de Palma, Latilla, Giannini, Endrigo), selse di non entrare nell'orchestra della
Rai di Roma, per essere libero di suonare con chi desiderava. Poi optò per il pubblico
impiego, ma rimase vicino alla musica suonando con degli amici in un'abitazione
privata barese. Il cd propone una registrazione effettuata nel
1973 a casa di Tonino Antonelli, ottico e fotografo,
appassionato di jazz, insieme al pianista Nico Esposito, al contrabbassista Armando
De Cillis, al batterista Gigi Nisio, con l'apporto del trombonista Dino Blasi e
la voce e il banjo di Gianni Giannotti. Mentre Di Rella appare spesso legato a un
fraseggio di tipo tradizionale, che non tiene particolare conto di quanto nel frattempo
era avvenuto nel jazz moderno, qui è il pianista, che non gode di notorietà, a far
la parte del leone, con fraseggi e armonizzazioni di buona qualità, in un repertorio
di noti standard.
Nunzio Iurilli (27 agosto 1928-8 novembre 2012) ebbe i natali a Giovinazzo e si
formò alla scuola ruvese. Si dedicò a tempo pieno alla musica a partire dal 1956,
appassionandosi in particolare a
Stan Getz. Partì da Ruvo e suonò da professionista per un decennio girando
il mondo, suonando il clarinetto, il tenore e cantando. Poi, improvvisamente, abbandonò
la carriera di musicista per ritirarsi a Ruvo, coltivando un'indole solitaria. Di
lui Minafra ha trovato delle registrazioni casalinghe, in cui interpretava al canto
alcuni noti classici, aggiungendo talvolta delle note di sax, e ha pensato di rivestirle
di un accompagnamento pianistico affidato a Gino Palmisano, ad alcuni interventi
al flicorno di Antonio Molinini e un suo intervento alla melodica. Iurilli
era un vero crooner, che aveva ascoltato a fondo la voce di
Chet Baker,
anche se aveva un timbro più forte e brunito. È davvero sorprendente ascoltare queste
belle interpretazioni di My Funny Valentine, When I Fall in Love,
The Nearness of You. Il sassofono di Iurilli si ascolta in due brani,
Love Letters e Moon River, e il timbro è delicato, decisamente
cool.
Mimì Laganara (13 ottobre 1928-) di Bisceglie, fisarmonicista, ha iniziato a suonare
giovanissimo in un'orchestra da ballo angloamericana, nel 1944. Ha successivamente
formato una sua big band, fino a quando ha optato per la professione medica. Compositore,
arrangiatore sulla scia di
Gorni Kramer, è qui ricordato in registrazioni del 1952 e del 1955.
Introdotte da una presentazione registrata appositamente oggi da Laganara, le composizioni
sono nella quasi totalità italiane, con l'eccezione di Caravan e
Candy, realizzata con la sovraincisione della ritmica. Un'orchestra che suona
uno swing corposo, come era molto di moda in quegli anni.
Basilio Giandonato (13 gennaio 1924-agosto 1986), di Palombaro
(CH), flicorno soprano, arrivò a Ruvo nel 1946, chiamato da Amenduni come solista
per rifondare la Banda. Il ruolo del suo flicorno era il ruolo di punta, lo strumento
che nell'interpretazione delle arie operistiche tiene il posto del soprano. Dopo
aver suonato in numerose e prestigiose bande, Giandonato, diplomatosi al Conservatorio
di Bari, si stabilì a Ruvo, dove aveva preso moglie, e fu apprezzato docente. Alfredo
D'Ascoli (28 ottobre 1885-10 gennaio 1975),
nato a Serino (AV), fu chiamato a dirigere la storica Banda di Lecce, nata agli
inizi del secolo XIX, sciolta precedentemente alla prima guerra mondiale e ricostituita
nel 1949. D'Ascoli integrò il repertorio solito della banda con impegnative opere
sinfoniche, e si contornò di pregevoli solisti come il clarinettista Nino Farì,
il flicorno tenore Alberto Chiriacò, il flicorno baritono Romano Marra, e appunto
il sopranino di Giandonato. Sotto la direzione di D'Ascoli la banda venne ribattezzata
Grandioso Concerto Musicale Città di Lecce "Tito Schipa". Nel cd si ascoltano tre
diverse registrazioni, tutte della Banda di Lecce, tra arie liriche e momenti sinfonici:
la Fantasia sulla Norma, diretta nel 1976 da Antonio Reino, la Fantasia sulla Lucia
di Lammermoor, trascritta e diretta da D'Ascoli, registrata nel 1966, e infine tre
brani sempre diretti da D'Ascoli negli anni '50 e '60. Il prezioso documento testimonia
l'eccelso livello della storica Banda, e ci sono dei momenti, come ad esempio la
cadenza di Giandonato in Spargi d'amaro pianto, che lasciano senza fiato.
Non resta dunque che attendere gli altri frutti dell'appassionato lavoro di ricerca
di
Livio Minafra, che porta alla luce meritoriamente per la prima
volta i nomi e i suoni di alcuni musicisti pugliesi da ricordare e conoscere per
il ruolo da essi rivestito nella scena del jazz italiano del dopoguerra.
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 02/05/2021
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