Published by Crepuscule, SIAE
Recorded on November 17, 2003 at Sorriso Studio - Bari, Italy
Recording engineer: Tommy Cavalieri
Mixed on February 5 and 6, 2004 by Tommy Cavalieri and Salvatore Bonafede
Produced by Sergio Veschi
Liner notes: Salvatore Bonafede & Daniele Cecchini
Special thanks to Gino De Vita
C –P MADE IN ITALY 2005
123305.2
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Salvatore Bonafede
Paradoxa
1. Art Of The Possible (short Version) 1'06
2. Apa Aizata 7.19
3. Clandestino 3.26
4. Elogio Della Ragio Perduta 4.57
5. Quadro * 2.29
6. Pigolio di Stelle 6.14
7. Non tutti i giorni sono uguali 3.30
8. Cold Gold 5.01
9. Art Of The Possible (long Version) 6.02
10. Domani Andra' Meglio 5.46
11. Charlie Chaplin 3.02
12. Don't Mind Them 3.19
13. Wolves Around The Pen (lupi Attorno All'ovile) 3.59
14. God Will Provide 3.26
15. Un Bel Tacer Non Fu Mai Scritto 4.03
Salvatore Bonafede
Piano,
Handclaps
Pietro Ciancaglini
Bass
Lorenzo Tucci
Drums,
Handclaps,
Whistles,
Bawling
Vito Di Modugno
Organ Hammond B3
Pino Di Modugno
Accordion,
handclaps,
Steel Guitar
Sergio Veschi
Reciting Voice
on *
All music by Salvatore Bonafede |
Salvatore Bonafede
Liner Notes
Paradoxa (gr. parádoxos,
da pará, contro, e dóxa, opinione) è una panoramica su un condominio di una grande città: il luogo dove possono trovarsi a coabitare gli individui più disparati: ricchi, poveri, ottimisti, gay, neri, preti, alieni, delinquenti, impiegati. Questa gente che condivide gli spazi comuni, saluta con sorrisi formali cercando di apparire "normale" ma dove una volta chiusa la porta di casa ognuno libera la propria indole, trasportato dai propri vizi e schiacciato da uno status al quale crede o pretende di appartenere. Il tutto raccontato da un portiere. Così Paradoxa diventa un breve inventario di stili e forme che
sono legati alla nascita del linguaggio che chiamiamo "jazz", di stili e forme
che non lo sono, e paradossi che sono o sono stati parte sia degli uni sia degli
altri.
Art of the possible
Lo spirito affiora
attraverso uno sguardo che si avvicina intimamente e con rigore concretizza la
solitudine interiore nella solitudine fisica dei ruoli e degli spazi.
Capa aizata
Testa alzata verso il Vesuvio – ma in una giornata particolarmente limpida si vede anche l'Etna. Oppure è il portiere che osserva a naso all'insù le finestre aperte dello stabile.
Clandestino
Alle volte pensa che sarebbe molto più contento di comporre e basta. L'assolo è una fuga necessaria verso altre ipotesi ma inesorabilmente il tema finale riporta tutto come l'inizio.
Elogio della ragione perduta
In una conversazione si rincorrono allegria e solitudine. E mentre i due propongono domande su domande, senza pervenire a una risposta definitiva, un terzo cerca di raccontare il suo distacco dalla ragione e dall'equilibrio nell'esistenza.
Quadro
Dramma viscerale e pugni allo stomaco, poesia tramutata in sangue e stupidità estremizzata fino a divenire pensiero. Distillato di angosce post-11 settembre. Sorta di innegabile e inarrestabile decadenza della società occidentale.
Pigolio di stelle
Storie che parlano di sentimenti sottili che non fanno rumore, capaci di insegnare: la voglia di un amico, la nostalgia, lo stupore e l'amore per le piccole cose che da adulti non si guardano e non si sentono più.
Partiture romantiche e battute retoriche non finiranno mai.
Non tutti i giorni sono uguali
A
tavoletta. Votato al puro gusto della scommessa estrema. Funamboli sull'orlo del precipizio.
Cold gold
In un luogo remoto - un pianeta dorato - tre esseri parlano sottovoce sulla pericolosità e sull'inutilità di certe scommesse.
Art of the possibile
Idealizzazione della malinconia. Disordinato mosaico di libertà e frustrazione.
Domani andrà meglio
Due episodi: esperienza – ieri e oggi – e inconoscibile. Il domani pare crollare sulle spalle di questi personaggi evanescenti che ruotano attorno agli eterni temi del passato, del presente, del futuro, senza che essi si accorgano di precipitare a poco a poco nell'abisso del nulla.
Charlie Chaplin
Si gioca col movimento i ritmi le forme le luci e le ombre per "rifare" e "ridisegnare" il personaggio fragile solo grottesco commovente.
Don't mind them
La musica degli americani ordinari che con semplicità accettano, senza il minimo sforzo, lo stato di tutte le cose che si trovano davanti. A New York e certamente anche altrove il country western è sicuramente lo stile musicale più detestato dai jazzisti, assolutamente snobbato – così come in Italia per attribuirsi ed esibire una patente di gusto e raffinatezza ce la prendiamo con il liscio. Sembra che Buddy Rich in punto di morte abbia confessato al suo prete l'odio più profondo verso quel genere musicale tipicamente americano. Bill Frisell porta il country in tutte le sale da concerto e in tutti i festival jazz più importanti dove si esibisce.
Wolves around the pen
(Lupi attorno all'ovile) Il blues è un modo di dire: nasce spontaneamente osservando e vivendo ogni giorno, sia esso positivo sia fortunato sia surreale o negativo. In qualunque caso è preferibile dirlo guardando gli altri piuttosto che lo dicano gli altri guardando noi, con la certezza che è impossibile sfuggire ai lupi cattivi.
God will provide
Cammino orizzontale verso la speranza e la salvezza; il significato della sopravvivenza.
Un bel tacer non fu mai scritto
Un portiere che, dopo aver ascoltato dalle finestre degli altri, suona la sua musica. Un portiere che è solitario e triste perché ha fantasmi che gli rendono difficile i rapporti con gli altri. Quando lo vedono hanno troppo poco tempo per ascoltarlo: passano, salutano e tornano a casa. La condizione umana si avvicina al nulla e gli spazi vuoti e desolati diventano una sua metafora, anch'essi impegnati nella ricerca della propria identità attraverso la presenza o l'assenza.
L'assoluta originalità delle trame musicali di Salvatore Bonafede si era già rivelata in
Ortodoxa
(Red Records 123294): un quintetto classico, con sax, tromba e ritmica alle prese con una musica talmente personale da renderne difficile la descrizione, per mancanza di termini di paragone: jazz e para-jazz, afro-americana e afro-mediterranea.
Paradoxa
si rifà evidentemente a quel disco, nel titolo. C'è anche qualche altra
liaison, nel personale (Ciancaglini) e nella musica: lo stralunato e intimista
Charlie Chaplin
avrebbe fatto la sua bella figura nel programma di dediche del precedente disco. Ma per il resto, Paradoxa è un'opera ancor più originale, ancor più unica, destinata non a fare gruppo con dell'altra musica ma a distinguersi da tutto quanto abbiamo ascoltato, almeno sino a oggi. Insomma, un'evoluzione del teorema Bonafede, secondo il quale se l'organico strumentale è noto la musica sarà sicuramente sorprendente: se la strumentazione è già in sé sorprendente la musica sarà per lo meno una rivelazione.
Lo spunto paradossale all'origine di questo disco è appunto l'organico, con fisarmonica, organo Hammond, pianoforte e contrabbasso: una serie di sovrapposizioni in cui il pianoforte dovrebbe elidere l'organo, l'organo il basso, la fisarmonica l'organo e via assortendo. L'unico strumento che non ammette rivali è la batteria. Ma il paradosso non è il caso e dunque l'originalità dell'organico non è cosa bizzarra: Bonafede ha pensato e arrangiato le musiche appositamente per questi strumenti, stimolato dal desiderio di suonare con
Pino Di Modugno. Il punto focale del disco sembra infatti l'accostamento delle idee di Bonafede e della straripante e spontanea musicalità di Di Modugno senior.
Il segno particolare di
Paradoxa è quello di contenere una scrittura musicale che suona familiare nelle parti, ma che nell'insieme appare del tutto innovativa: il piacere di riconoscere sommato al brivido della scoperta. Ed ecco, dunque, la musica.
Se Bonafede ne ha tratteggiato il tema vorrà dire che era possibile farlo. Se
Pino Di Modugno l'ha suonato, vorrà dire che
anche questo era possibile. Nel titolo e la sostanza, Art of the Possible, celebra appunto la capacità di rendere concreto ciò che in musica, sino a un gesto prima, era semplicemente impensabile. La versione
'sintetica' di Art of the Possible che apre il CD non è che una specie d'introduzione a
Capa aizata, un'ostinazione d'accordi pianistici dai quali emerge un tema che ha il profilo della costa siciliana. Il disegno ritmico di
Tucci è swingante nel senso più jazzistico, ma è anche opera di un fantasista che, prima di dare le coordinate del tempo, ascolta le cose
'inaudite' che lo circondano. Alla fisarmonica il compito di mettere fuori fuoco la musica, come una linea d'orizzonte che si cuoce nel sole estivo, mentre l'Hammond crea il giusto groove mentre esprime il dark side of the possible.
Poi, tutta una serie di brani
nei quali convive l'impossibile:
Clandestino
è soul blues, marcia o ballo? I soli e il ritmo si muovono elasticamente tra tutte queste possibilità, in un brano terribilmente intelligente sotto la sua aria scanzonata.
Elogio della ragione perduta
è arioso ma inquieto, ti lascia spazio ma sembra che ti stia addosso: paradossale matrimonio tra eccitazione e relax.
Quadro
è una spleen-track, di quelle che solidificano tutte le emozioni latenti in chi ascolta: piena libertà melodica concessa a
Pino Di Modugno, con Tucci che pare disegnare la mappa ritmica di uno spazio ancora inesplorato. Quanto ai versi pronunciati da una voce mai prima d'oggi sentita su disco (Mr. SV!!!), che dire: spiegano una vita dedicata al jazz. Anzi: tutte le vite dedicate al jazz. E proprio nel momento in cui le produzioni Red iniziano a esplorare nuovi territori jazzistici.
Pigolio di stelle
è la musica che tutti vorremmo ascoltare tra le braccia del nostro amore, con la sua intro di fisarmonica che si fa ballad swingata, una ballad come si facevano una volta, ma con un colore strumentale come solo oggi lo si può pensare e il passo robusto e morbido al contempo.
Non tutti i giorni sono uguali: avete presente quelle giostre che ruotano così vorticosamente che vi chiedete come la gente possa stargli sopra? Beh, qui ci stanno sopra e ci suonano pure! Come cavalcare un siluro… che si conficca in
Cold Gold, in cui è magnificata la voce il basso di
Ciancaglini, qui vero melodista del ritmo.
In quello che rimane da
ascoltare c'è di che spassarsela:
Domani andrà meglio
ha un'overture ritmica da Tropico di Mondello, mentre
Charlie Chaplin
è l'episodio poetico che prelude all'episodio viscerale di
Don't Mind Them: un vero rodeo ritmico, bluesy e pure country nei timbri dell'organo e la fisa. Peccato che non esista un festival di Woodstock anche per il jazz. Specie di pendant a Don't Mind Them, l'epico e soulful
God Will Provide
necessiterebbe di una guest star: Joe Cocker, probabilmente. I bordoni della fisarmonica e il pianoforte, sembrano infine tirare la musica verso l'uscita, in
Un bel tacer non fu mai scritto: un prisma che riflette Sicilia e Argentina come due facce di uno stesso continente.
Daniele Cecchini
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Data pubblicazione: 11/10/2004
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