ANDY DAVIES Quartet: non solo ottima tecnica
Ascoltare un disco d'esordio è sempre piacevole. Riesco ancora, dopo molti anni di frequentazione, a vivere il gusto spontaneo della curiosità ed un senso di predisposizione benevola, a "scatola chiusa", verso i musicisti, specialmente se giovanissimi, che compiono, con questa loro prima incisione, un passo importante ed impegnativo, a "monte" ed a "valle". A volte la "positività" d'istinto può spengersi un po', ma la qualità del jazz contemporaneo, garantisce sempre più spesso gradevoli sorprese.
Ho ascoltato il primo CD "ufficiale" dell'Andy Davies Quartet e confesso di essere rimasto colpito dalla precisione e la fresca "classicità" di
Davies, un trombettista inglese di prim'ordine, che offre buone e varie sonorità, capaci di rinnovare le emozioni d'ascolto. In totale "mainstream area" ma capace di offrire spunti moderni di indubblia qualità e con preziosi momenti improvvisativi di gradevole e forse inaspettata imprevedibilità, vissuti sempre con elegante compostezza (...inglese...?). Quando dico "compostezza" non voglio "nascondere tra le righe" (..come a volte accade di fare..), performance "ingessata", ma performance "pulita", "educata", affrontata ed offerta con grande rispetto ed "umiltà" per ciò che viene suonato: "musica colta, difficile e raffinata", che pur chiamandosi "Jazz" è, a mio avviso da sempre, "alta" come quella chiamata da sempre "classica".
Gli echi del "grande solco" sono presenti come "coscienza solida" del passato, ma sono arricchiti da tempi e modalità decisamente attuali, che ne vitalizzano e ne impreziosiscono l'espressività. Per suonare Jazz ci vuole un talento, un'abilità improvvisativa ed una sensibilità musicale che credo nessun altro linguaggio musicale richieda a così alti livelli.
Davies, è musicista dotato di questi indispensabili elementi, e forte, comunque, di questo suo "ensemble" preparato, all'altezza della situazione e prezioso "alleato" nel raggiungimento degli obiettivi poetici ed espressivi di questo progetto. Non si affida solo alla sua ottima tecnica, ma "pesca" nel profondo di una sensibilità che è sempre preziosa ed insostituibile alleata, offrendo spunti comunicativi efficaci e vibranti.
Sono sicuro che l'Italia Jazzistica saprà riconoscere tutti i valori di questo gruppo, gratificandolo con l'entusiasmo ed il calore che il nostro pubblico, sensibile ed esigente, al momento giusto sà offrire. Questa la mia convinzione, che và al di là di un semplice augurio.
Bruno Pollacci - "AnimaJazz" - Pisa