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Intervista a Dee Dee BRIDGEWATER
di Cinzia Eramo e Marco Losavio
Photo owned by DDB Productions - Copyright 2002 - All Rights Reserved

Arriviamo al Teatroteam di Bari puntuali, come da accordi con il management. Nicola Rossoni della Modena International Music ci accoglie molto gentilmente e ci presenta Olivier Casays, un distinto signore, manager di Dee Dee. Attendiamo qualche istante ed arriva Dee Dee che con estrema gentilezza ci chiede di accomodarci nel suo camerino. Mentre si prepara per il concerto, possiamo fare la nostra breve intervista dato che avevamo a disposizione circa 12 minuti. Solo alla fine ci siamo accorti di aver invece chiaccherato per 40 minuti...con il bene placito di Mr. Casays che, giustamente, ci ricordava l'imminenza dell'ora del concerto. Abbiamo comunque incontrato una Dee Dee Bridgewater in grande forma con cui è stato estremamente naturale parlare dei vari aspetti non solo musicali, ma anche personali. Aspetti che l'hanno guidata in passato e che la guidano oggi verso un percorso musicale completamente dedicato al jazz visto come una missione non solo per i suoi fans ma anche, e forse soprattutto, per la sua gente. Abbiamo riso molto, perchè Dee Dee è una donna estremamente simpatica e autoironica, abbiamo visto il suo volto illuminarsi quando abbiamo parlato di Ella, ma abbiamo anche visto Dee Dee avvertire realmente una sofferenza interiore quando si è parlato di Billie Holiday, del problema avuto con la sua casa discogafica, dei problemi legati alla sua gente. Insomma, è stata un'esperienza molto positiva aver avuto la possibilità di incontrare una grande artista come Dee Dee Bridgewater.

Rigraziamo il management italiano della Modena International Music (Laura Moja e Nicola Rossoni), quello francese della Acces nella persona di Olivier Casays e l'ufficio stampa del Teatroteam, per la gentilezza e la disponibilità.

JI: Com'è andata ieri sera l'apertura del tour italiano a Palermo?
DDB: E' stato buono, molto buono. Era la prima volta che eseguivo questi brani senza i fiati. E' stato come...in certi momenti...uscire appena dai binari. Comunque il pubblico ha gradito molto, e questa è la cosa più importante, che ci piaccia o no...

JI: E' da un po' di tempo che i tuoi progetti sono dei tributi. Duke Ellington, Horace Silver, il famosissimo "Dear Ella" e ora Kurt Weill. Quali sono le ragioni di questa ultima scelta?
DDB: Stavo cercando una musica che facesse naturalmente parte degli standard jazz, ma in realtà sono un po' stanca di interpretare sempre standards. Nel 2000, in Polonia, ero ospite al centenario dalla nascita di Kurt Weill - ed effettivamente è stato un suggerimento del direttore della manifestazione - e così cominciai ad ascoltare quella musica e scoprii delle sorprendenti melodie che non avevo mai ascoltato prima. Fui anche presa dall'aspetto drammatico di quella musica e pensai che era molto stimolante, che sarebbe stata una cosa molto interessante da fare. E' dai tempi di "
Love and Peace", il progetto su Horace Silver, che non facevo qualcosa di stimolante sia dal punto vista musicale che mentale. Il progetto "Dear Ella" è stato come una specie di deviazione, perchè Ella era appena morta e così decisi di fare questo tributo e mi sono ritrovata come sposata con Ella per più o meno cinque anni - sarò sposata con Ella per il resto della mia vita. Così durante il periodo di Ella, non ero capace di avere qualsiasi altro tipo di ispirazione musicale e cominciai a sentirmi bloccata e ... questa musica di Kurt Weill mi ha salvata. Perchè è così differente e devo dire che non sono ancora sufficientemente sicura in questa musica per improvvisare realmente. E' così strutturata che è una sfida provare a capire come scomporre la struttura in modo da improvvisare. Ora che non abbiamo i fiati proverò ma...non stasera :-))

E' la prima volta che mi sento musicalmente molto timida perchè non è una musica facile, è piuttosto difficile. Come jazz singer sento che gli standard sono stati eseguiti abbondantemente e siccome volevo fare qualcosa di diverso dagli standards questa è una musica che mi ha permesso di andare nella direzione in cui voglio andare. Gli arrangiamenti sono tinteggiati di world music e io voglio cercare di esplorare la musica africana, il suo ritmo e questa musica è molto ritmica e a me ciò piace molto, io amo il ritmo. Inoltre questa musica è per me una specie di ponte per uscire delicatamente da Ella. E' un modo di non perdere il pubblico che avevo guadagnato proprio col progetto su Ella e nello stesso tempo è anche un modo, per me, per ritrovare nuovi stimoli.

JI: Che percentuale di Dee Dee attrice e che percentuale di Dee Dee jazz singer hai inserito in questo progetto?
DDB: Questa è una buona domanda! Penso che la musica stessa è nelle sue parole, perchè le parole in questo caso provengo da produzioni di musicals che Kurt fece nelle sue collaborazioni negli Stati Uniti, per lo meno la maggior parte, e le storie sono molto dettagliate, si prestano molto ad un'interpretazione teatrale. Infatti, quando ad aprile ho cominciato ad eseguire le musiche di questi musicals ho dovuto tirar fuori di nuovo l'aspetto teatrale che è in me. Però bisogna dire che non facevo nessun tipo di teatro da almeno tre anni perciò ci misi tutta me stessa per enfatizzare la drammaticità. Ma un po' ho esagerato e allora ho cercato un equilibrio, quindi...be' la percentuale è la stessa :-) Penso che sia 50 e 50 perchè penso che questo sia il modo di interpretare questa musica. Mi piace drammatizzare, penso che sia noioso vedere una cantante che esegue e canta soltanto...io sono così, ho troppa energia e...perciò...50 e 50, questa è la risposta alla domanda :-)

JI: Cosa ti viene in mente se dico Ella?
DDB: Ella è per me la definizione di cantante jazz. Sia lei che Betty Carter mi vengono in mente quando penso ad una cantante jazz. Perchè penso che un cantante jazz sia come Ella cioè uno che canta la melodia e poi improvvisa.

JI: E se dico Sarah?
DBB: Ah, Sarah...è la voce di velluto. Sarah è la nostra cantante jazz d'opera, lei avrebbe potuto essere una cantante d'opera. Aveva una voce sorprendente, un senso del tempo sorprendente e...lei è...semplicemente Sassy! (ndr. soprannome della Vaughan)

JI: E Billie, naturalmente?
DDB: Billie, Billie è...è tragedia, Billie è pathos (ndr. qui Dee Dee esterna una sincera tristezza nel parlare di Billie) è...una specie di possessione per me. Non posso più cantare la sua musica perchè ho recitato nel musical Lady Day dedicato a Billie Holiday (ndr. per quell'interpretazione Dee Dee è stata nominata come migliore attrice per il Laurence Olivier Prize) e lei mi possedeva, è stato un rapporto molto possessivo, è una cosa interessante. Inoltre associo Billie alla sofferenza, alla tristezza...a tutto ciò che è negativo...

JI: Alcune cantanti contemporanee: Cassandra.
DDB: Cassandra...penso che Cassandra sia una specie di ribelle, ammiro Cassandra, una cantante che realmente ha trovato una sua voce, un proprio stile e penso che sia stata la prima cantante jazz a venir fuori tra le cantanti jazz contemporanee, incluso me stessa, che ha rischiato nel fare qualcosa di differente, la sua musica. Inoltre siamo poi diventate amiche perchè è anche una bella persona. Cassandra è grande!

JI: Dianne (Reeves)
DDB: Oh, amo Dianne! Dianne è una che è sempre stata interessata nel ritmo salsa, brasiliano e africano. Lei ha sempre percussionisti, per la maggior parte delle volte, e il suo batterista è il mio batterista (ndr. Gregory Hutchinson) :-) .... Lei ha una voce molto molto ricca, una meravigliosa estensione, e ... direi che probabilmente tra le cantanti jazz, lei ed io siamo le più vicine per quanto riguarda il nostro stile e nel modo in cui andiamo avanti e indietro tra il fare jazz tradizionale e la voglia di fare altre cose.

JI: Diana Krall
DDB: Diana Krall...penso che sia la spina nel fianco delle cantanti jazz, cantanti jazz nere, e non è una sua colpa. Penso che abbia molto talento, è meraviglioso poter suonare il piano e cantare e...cosa potrei dire su Diana...non conosco proprio bene Diana, ho solo un paio di esperienze correlate a lei...abbiamo la stessa casa discografica e ... e con l'aiuto della casa discografica è stata capace di oltrepassare il jazz e diventare più come una pop jazz singer ...è difficile parlare di lei senza diventare arrabbiati ... perchè la casa discografica (ndr. Verve) ha puntato molto su di lei e non ha fatto niente di simile per me perciò ora sto lasciando questa etichetta. Sono stata nell'ombra di Diana Krall e dovevo pregare per avere le risorse necessarie per poter promuovere me stessa e allora ho detto basta! Ma penso che abbia talento, non penso che sia la più grande delle cantanti, non penso che sia al livello di Dianne Reeves o di me stessa, come cantante, ma io non sono al suo livello come pianista, poichè non so prendere neanche una nota ma ... penso che sia ingiusto ciò che la casa discografica abbia fatto con lei perchè loro hanno reso lei il nuovo standard come jazz singer, invece di distribuire le risorse, e ... così lei è diventata il nuovo standard in poco tempo. Secondo la mia modesta opinione sono emerse molte jazz singer che non lo sono realmente. Questo è il modo in cui va avanti il mondo, il modo in cui va avanti il business della musica. Non è felice ma è vero. Bene, intervista molto interessante

JI: Beh, direi che anche tu sei interessante!
DDB: Io sto cercando di fare delle cose che sento essere realmente interessanti. Per esempio il progetto su Horace Silver è stato il mio tentativo di fornire ai cantanti un ideale su altre cose che si possono fare, oltre gli standard, e Kurt Weill è lo stesso. E' il mio modo di dire "Hey! Hey!", non dobbiamo rimanere sempre vicini a Cole Porter e ai Gershwin. Duke, quando ero all'estero, non era veramente il mio album, ma era un altro progetto in cui ero coinvolta, il progetto su Duke Ellington. Ma Duke è molto sottostimato perciò quando mi fu chiesto di farne parte dissi di sì, assolutamente, perchè noi cantanti, quando lo eseguiamo, tendiamo ad illuminarlo. Specialmente se siamo cantanti neri, se promuoviamo qualcuno, perchè non promuovere la nostra gente? Questo è il motivo per cui ho realizzato il progetto su Duke Ellington e questo è anche il motivo per cui ho fatto Sophisticated Ladies (ndr. musical). Sto tentando di mantenere la tradizione del canto jazz viva. Duke è parte della nostra eredità ed è una grande parte della storia della musica jazz, secondo me, un genio e...non so, in Kurt Weill ho trovato qualcosa di geniale, sono realmente impressionata del modo in cui è composta la sua musica, dalle storie che si possono estrapolare, come quelle scritte da Ira Gershwin per esempio. Penso che il suo modo di scrivere sia stato molto più ricco con Kurt Weill e i suoi prodotti.
Secondo me se non ti poni delle sfide, non sei realmente un artista, devi spingerti oltre i tuoi limiti e provare ...

JI: Bisogna osare, rischiare
DDB: Sì, devi! Anche se ciò significa essere criticati o presi in giro. Sentivo che questo progetto su Kurt Weill fosse un po' rischioso ... molto! ... Sento di dover seguire ciò che per me ha un significato. Non sono il tipo di artista che può fare qualcosa solo perchè la casa discografica pensa che dovrei farlo. Questo è il motivo per cui produco i miei album e probabilmente è anche il perchè la Verve Records non mi ha aiutato ... perchè sono una che non si sta zitta :-))
Penso che chiunque abbia passato i cinquanta debba fare ciò che sente di fare e io mi sento così, so cosa voglio fare, penso di essere intelligente a sufficienza per sapere come circondarmi di persone che mi possano aiutare al meglio per raggiungere i miei obiettivi musicali, non ho un ego, non penso di saper fare qualsiasi cosa ... penso che ci voglia un certo livello di intelligenza per sapere che non puoi fare tutto :-)))) ... ma certamente non mi piacciono i manager delle case discografiche che ... impongono ciò che dovrei fare nella mia arte. E se ciò significa non trovare una casa discografica...sarò senza una casa discografica ... l'ho già fatto in passato ... secondo me, il pubblico che mi segue, non mi segue necessariamente per i miei dischi ma per il tipo di performer che sono ... molti vengono ai miei concerti ma non comprano i miei dischi, e questo è un po' frustrante :-) Io voglio che compriate i dischi! Tuttavia da un lato penso che ci sia una relazione tra le due cose dall'altro penso che se anche non avessi un accordo discografico alla base di un progetto la gente verrebbe comunque a vedermi esibire e ... ciò sarebbe una bella cosa.

JI: Pensi che il canto jazz si sia evoluto o si è fermato a un certo periodo?
DDB: No, è come bloccato. Bloccato ad un periodo che chiamiamo "retrò". Ciò significa semplicemente che tutte le nuove cantanti che possiamo ascoltare oggi fanno solo standard che richiamano Ella, o Sarah, o Billie, o Betty ... me ... e infondo ciò lo abbiamo già fatto. Penso che sarà nocivo per la musica se loro (ndt. i discografici) continueranno a cercare di rendere questo lo stile vocale jazz. Se non ci è permesso di esplorare e crescere, muoriamo. Come possiamo creare qualcosa di originale se facciamo solo cose vecchie? Il che è meraviglioso, ma dovrebbero trovare un modo di prendere la loro musica e combinarla con altre idee musicali per ottenere qualcosa di nuovo. Questa è la mia visione personale.

JI: Studi ancora?
DDB: No, nel senso di ... io non ho mai studiato musica ... non so scrivere musica o leggere musica ...

JI: Tecniche vocali?
DDB: Sto cercando di rendere la mia voce differente dal punto di vista ritmico, nel modo in cui faccio scat per esempio. Spero di essere veramente capace di realizzare questo progetto che ho in mente da diversi anni, che significa combinare il mio stile vocale con i ritmi africani. Mi piacerebbe esplorare i ritmi africani, i ritmi sudamericani, non cubani o portoricani, che sono stati già fatti ... più folk music. Non so se ci riuscirò ma ho deciso di provarci. Pertanto sto cercando di contattare la gente e i musicisti con cui mi piacerebbe lavorare. Mi piacerebbe realizzare del materiale originale, raccontare alcune storie sociali, non canzoni d'amore. Non sono interessata a ciò che dice ... "mi manchi", "ho bisogno di te" :-))) Non sono più interessata ... A questo punto mi piacerebbe trasmettere dei messaggi veri attraverso la musica. Capisci? So che la musica è molto potente. Molta gente viene da me e dice che attraverso la mia musica li ho aiutati a non fare una brutta fine, a dare l'ispirazione per andare avanti nelle loro vite e fare qualcosa che avevano timore di fare. So che è importante che io ponga la mia attenzione a ciò che la mia musica trasmette, mi sento molto consapevole su ciò e mi sento molto responsabile in questo senso. Molti direbbero "non mi importa nulla della gente, faccio ciò che voglio". Ma io sento che è una mia responsabilità chiedere che effetto ha la musica che la gente ascolta. Credo nella positività e nella buona condotta.

JI: Che tipo di musica stai ascoltando?
DDB: Sono concentrata sulla musica africana, senegalese, sud africana (non chiedermi i nomi ... non posso ricordarli...!) Sto cercando realmente di mettere in piedi questa cosa e ... non ascolto altra musica. Talvolta, quando sono in macchina, accendo la mia radio e mi sintonizzo su stazioni che trasmettono musica classica. A parte questo di solito non ascolto musica. La mia seconda figlia è una cantante e sta mettendo insieme un po' di musica per me, dato che mi sto interessando anche a chi è coinvolto nel movimento hip-hop, in qualcosa di più funky ... Mi divertirò :-)

JI: Qualcuno a cui ritieni di dover dare qualcosa, qualcuno che è stato importante per la tua vita o carriera.
DDB: Oh sì, certamente, molte persone hanno significato molto nella mia vita. Devo molto a Thad Jones ... devo molto a lui ... per 4 anni ho cantato con quell'orchestra ... tutto ciò che conosco della musica, l'ho imparato stando in quella band. E devo molto a molti dei musicisti che erano nella Thad Jones Orchestra, come Marco, Such Intelligence. Bravo! Love, Dee DeeRoland Hanna ... ognuno ... Pepper (ndr. Adams), Billy Harper, il mio ex marito Cecil (ndr. Bridgewater) con cui sto lavorando sin dagli inizi ... devo molto a Dizzy ... se sono su un palco è grazie a Dizzy .... Clark Terry ... Betty Carter, sono stata il suo cucciolotto, l'ho seguita ovunque, sono stata la sua ombra. Se sono un produttore oggi è per Betty Carter, perchè Betty Carter aveva un'etichetta, la BetCart e io volevo essere come Betty, voglio ancora essere come Betty.
Alla fine forse, sarò coinvolta in una casa discografica, sto parlando con alcune persone per una casa discografica. Mi piace essere dietro le quinte.
Betty è stata molto influente, ho visto come ha controllato la sua carriera e sono stata veramente impressionata da ciò, e ho pensato, Dio, questo è il modo di andare avanti, avere un completo controllo artistico. Poi sono stata influenzata dal teatro, da gente con la quale ho lavorato, come Bob Wilson il direttore (ndr. direttore di "Cosmopolitan Greetings", 1988), il mio secondo marito Gilbert Hines Moses (ndr. direttore di "The Wiz", 1974 - 1976), molto influente nella mia vita, come attrice, nella scuola della vita! Chi altro mi ha influenzato?
Nina Simone, in termini di essere consapevole della mia bellezza come donna di colore, di non aver paura di essere neri, cosa che naturalmente ho perso, ma poi ho riacquistato. Ho deciso di intrecciare i miei capelli due anni fa poichè che ero stanca di cercare di sembrare bianca, avere i miei capelli lisci, fare la permanente e tutte quelle schifezze. Sarò naturale! Così lascerò questo mondo essendo naturale, così come sono arrivata!

JI: Lunga vita a Dee Dee!! Un'ultima domanda, un piccolo gioco: se fossi un ministro della musica, tre cose che faresti per il jazz
DDB: Fornirei fondi per musicisti in modo da consentirgli di realizzare i loro progetti musicali, proverei a creare, specialmente negli Stati Uniti, una specie di circuito di piccoli teatri dove i musicisti si possano esibire, così non sono obbligati di essere sempre nei clubs e, come terza cosa, proverei probabilmente a incorporare la didattica jazz nelle scuole pubbliche, specialmente dove c'è la gente di colore.

JI: Thanks Dee Dee!!

Dopo questa lunga chiaccherata il concerto ha avuto subito inizio e ... il resto, oramai, è un ricordo, un bellissimo ricordo.

fai click qui per leggere la recensione del concerto

Si ringraziano Giuseppe De Lupis e Antonio Terzo per il contributo fornito






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Data pubblicazione: 24/01/2003

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