di Cinzia Eramo e Marco Losavio
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Arriviamo al Teatroteam di Bari
puntuali, come da accordi con il management. Nicola Rossoni della Modena
International Music ci accoglie molto gentilmente e ci presenta Olivier Casays,
un distinto signore, manager di Dee Dee. Attendiamo qualche istante ed arriva
Dee Dee che con estrema gentilezza ci chiede di accomodarci nel suo camerino.
Mentre si prepara per il concerto, possiamo fare la nostra breve intervista dato
che avevamo a disposizione circa 12 minuti. Solo alla fine ci siamo accorti di
aver invece chiaccherato per 40 minuti...con il bene placito di Mr. Casays che,
giustamente, ci ricordava l'imminenza dell'ora del concerto. Abbiamo comunque
incontrato una Dee Dee Bridgewater in grande forma con cui è stato estremamente
naturale parlare dei vari aspetti non solo musicali, ma anche personali. Aspetti
che l'hanno guidata in passato e che la guidano oggi verso un percorso musicale
completamente dedicato al jazz visto come una missione non solo per i suoi fans
ma anche, e forse soprattutto, per la sua gente. Abbiamo riso molto, perchè Dee
Dee è una donna estremamente simpatica e autoironica, abbiamo visto il suo volto
illuminarsi quando abbiamo parlato di Ella, ma abbiamo anche visto Dee Dee
avvertire realmente una sofferenza interiore quando si è parlato di Billie
Holiday, del problema avuto con la sua casa discogafica, dei problemi legati
alla sua gente. Insomma, è stata un'esperienza molto positiva aver avuto la
possibilità di incontrare una grande artista come Dee Dee Bridgewater.
Rigraziamo il management italiano della Modena International Music (Laura
Moja e Nicola Rossoni), quello francese della Acces nella persona di Olivier
Casays e l'ufficio stampa del Teatroteam, per la gentilezza e la disponibilità.
JI: Com'è andata ieri sera l'apertura del tour italiano a Palermo?
DDB: E' stato buono, molto buono. Era la prima volta che eseguivo questi brani
senza i fiati. E' stato come...in certi momenti...uscire appena dai binari.
Comunque il pubblico ha gradito molto, e questa è la cosa più importante, che ci
piaccia o no...
JI: E' da un po' di tempo che i tuoi progetti sono dei tributi. Duke
Ellington, Horace Silver, il famosissimo "Dear Ella" e ora Kurt Weill. Quali sono le
ragioni di questa ultima scelta?
DDB: Stavo cercando una musica che facesse
naturalmente parte degli standard jazz, ma in realtà sono un po' stanca di interpretare
sempre standards. Nel 2000, in Polonia, ero ospite al
centenario dalla nascita di Kurt Weill - ed effettivamente è
stato un suggerimento del
direttore della manifestazione - e così cominciai ad ascoltare quella musica e scoprii
delle sorprendenti melodie che non avevo mai ascoltato prima. Fui anche presa
dall'aspetto drammatico di quella musica e pensai che era molto stimolante, che
sarebbe stata una cosa molto interessante da fare. E' dai tempi di "Love and Peace", il progetto su
Horace Silver,
che non facevo qualcosa di stimolante sia dal punto vista musicale che mentale. Il progetto "Dear Ella" è stato come una
specie di deviazione, perchè Ella era appena morta e così decisi di fare questo
tributo e mi sono ritrovata come sposata con Ella per più o meno cinque anni -
sarò sposata con Ella per il resto della mia vita. Così durante il periodo di
Ella, non ero capace di avere qualsiasi altro tipo di ispirazione musicale e
cominciai a sentirmi bloccata e ... questa musica di Kurt Weill mi ha salvata.
Perchè è così differente e devo dire che non sono ancora sufficientemente sicura
in questa musica per improvvisare realmente. E' così strutturata che è una sfida
provare a capire come scomporre la struttura in modo da improvvisare. Ora che
non abbiamo i fiati proverò ma...non stasera :-))
E' la prima volta che mi sento musicalmente molto timida perchè non è una
musica facile, è piuttosto difficile. Come jazz singer sento che gli standard
sono stati eseguiti abbondantemente e siccome volevo fare qualcosa di
diverso dagli standards questa è una musica che mi ha permesso di andare nella
direzione in cui voglio andare. Gli arrangiamenti sono tinteggiati di world
music e io voglio cercare di esplorare la musica africana, il suo ritmo e
questa musica è molto ritmica e a me ciò piace molto, io amo il ritmo.
Inoltre questa musica è per me una specie di ponte per uscire delicatamente da
Ella. E' un modo di non perdere il pubblico che avevo guadagnato proprio col progetto
su Ella e nello stesso tempo è anche un modo, per me, per ritrovare nuovi
stimoli.
JI: Che percentuale di Dee Dee attrice e che percentuale di Dee Dee jazz
singer hai inserito in questo progetto?
DDB: Questa è una buona domanda! Penso che la musica stessa è nelle sue parole,
perchè le parole in questo caso provengo da produzioni di musicals che Kurt fece
nelle sue collaborazioni negli Stati Uniti, per lo meno la maggior parte, e le
storie sono molto dettagliate, si prestano molto ad un'interpretazione
teatrale. Infatti, quando ad aprile ho cominciato ad eseguire le musiche di
questi musicals ho dovuto tirar fuori di nuovo l'aspetto teatrale che è in me.
Però
bisogna dire che non facevo nessun tipo di teatro da almeno tre anni perciò ci
misi tutta me stessa per enfatizzare la drammaticità. Ma un po' ho esagerato e
allora ho cercato un equilibrio, quindi...be' la percentuale è la stessa :-) Penso
che sia 50 e 50 perchè penso che questo sia il modo di interpretare questa
musica. Mi piace drammatizzare, penso che sia noioso vedere una cantante che
esegue e canta soltanto...io sono così, ho troppa energia e...perciò...50 e 50,
questa è la risposta alla domanda :-)
JI: Cosa ti viene in mente se dico Ella?
DDB: Ella è per me la definizione di cantante jazz. Sia lei che
Betty Carter mi
vengono in mente quando penso ad una cantante jazz. Perchè penso che un
cantante jazz sia come Ella cioè uno che canta la melodia e poi improvvisa.
JI: E se dico Sarah?
DBB: Ah, Sarah...è la voce di velluto. Sarah è la nostra cantante jazz d'opera,
lei avrebbe potuto essere una cantante d'opera. Aveva una voce
sorprendente, un senso del tempo sorprendente e...lei è...semplicemente Sassy!
(ndr. soprannome della Vaughan)
JI: E Billie, naturalmente?
DDB: Billie, Billie è...è tragedia, Billie è pathos (ndr. qui Dee Dee esterna
una sincera tristezza nel parlare di Billie) è...una specie di possessione per
me. Non posso più cantare la sua musica perchè ho recitato nel
musical Lady Day dedicato a Billie Holiday (ndr. per quell'interpretazione Dee Dee è
stata nominata come migliore attrice per il Laurence Olivier Prize) e lei mi
possedeva, è stato un rapporto molto possessivo, è una cosa interessante.
Inoltre associo Billie alla sofferenza, alla tristezza...a tutto ciò che è
negativo...
JI: Alcune cantanti contemporanee: Cassandra.
DDB: Cassandra...penso che Cassandra sia una specie di ribelle, ammiro
Cassandra, una cantante che
realmente ha trovato una sua voce, un proprio stile e penso che sia stata la
prima cantante jazz a venir fuori tra le cantanti jazz contemporanee, incluso me
stessa, che ha rischiato nel fare qualcosa di differente, la sua musica. Inoltre
siamo poi diventate amiche perchè è anche una bella persona. Cassandra è
grande!
JI: Dianne (Reeves)
DDB: Oh, amo
Dianne! Dianne è una che è sempre stata interessata nel ritmo salsa, brasiliano e africano. Lei
ha sempre percussionisti, per la maggior parte delle volte, e il suo batterista è il mio batterista (ndr.
Gregory Hutchinson) :-) .... Lei
ha una voce molto molto ricca, una meravigliosa estensione, e ... direi che
probabilmente tra le cantanti jazz, lei ed io siamo le più vicine per
quanto riguarda il nostro stile e nel modo in cui andiamo avanti e indietro tra il fare
jazz tradizionale e la voglia di fare altre cose.
JI: Diana Krall
DDB: Diana Krall...penso che sia la spina nel fianco delle cantanti jazz,
cantanti jazz nere, e non è una sua colpa. Penso che abbia molto talento, è meraviglioso poter
suonare il piano e cantare e...cosa potrei dire su Diana...non conosco proprio
bene Diana, ho solo un paio di esperienze correlate a lei...abbiamo la
stessa casa discografica e ... e con l'aiuto della casa discografica è stata capace
di oltrepassare il jazz e diventare più come una pop jazz singer ...è
difficile parlare di lei senza diventare arrabbiati ... perchè la casa
discografica (ndr. Verve) ha puntato molto su di lei e non ha fatto niente di
simile per me perciò ora sto lasciando questa etichetta. Sono stata nell'ombra
di Diana Krall e dovevo pregare per avere le risorse necessarie per poter promuovere me stessa e
allora ho detto basta! Ma penso che abbia talento, non penso che sia la più grande delle cantanti,
non penso che sia al livello di Dianne Reeves o di me stessa, come
cantante, ma io non sono al suo livello come pianista, poichè non
so prendere neanche una nota ma ...
penso che sia ingiusto ciò che la casa discografica
abbia fatto con lei perchè loro hanno reso lei il nuovo standard come jazz singer,
invece di distribuire le risorse, e ... così lei è diventata il nuovo standard in poco
tempo. Secondo la mia modesta opinione sono emerse molte jazz singer che non lo sono realmente. Questo è il modo in
cui va avanti il mondo, il modo in cui va avanti il business della musica. Non è
felice ma è vero. Bene, intervista molto interessante
JI: Beh, direi che anche tu sei interessante!
DDB: Io sto cercando di fare delle cose che sento essere realmente interessanti. Per
esempio il progetto su Horace Silver è stato il mio tentativo di fornire ai
cantanti un ideale su altre cose che si possono fare, oltre gli standard, e Kurt
Weill è lo stesso. E' il mio modo di dire "Hey! Hey!", non dobbiamo rimanere sempre vicini a Cole Porter e
ai Gershwin. Duke, quando ero all'estero, non era veramente il mio album, ma era
un altro progetto in cui ero coinvolta, il progetto su Duke Ellington. Ma Duke è molto
sottostimato perciò quando mi fu chiesto di farne parte dissi di sì,
assolutamente, perchè noi cantanti, quando lo eseguiamo, tendiamo ad illuminarlo.
Specialmente se siamo cantanti neri, se promuoviamo qualcuno, perchè non promuovere la
nostra gente? Questo è il motivo per cui ho realizzato il progetto su Duke Ellington e questo è anche il
motivo per cui ho fatto Sophisticated Ladies (ndr. musical). Sto tentando
di mantenere la tradizione del canto jazz viva. Duke è parte della nostra
eredità ed è una grande parte della storia della musica jazz, secondo me, un genio e...non
so, in Kurt Weill ho trovato qualcosa di geniale, sono realmente impressionata del modo in cui è composta la
sua musica, dalle storie che si possono estrapolare, come quelle scritte da Ira Gershwin per esempio.
Penso che
il suo modo di scrivere sia stato molto più ricco con Kurt Weill e i suoi prodotti.
Secondo me se non ti poni delle sfide, non sei realmente un artista, devi spingerti
oltre i tuoi limiti e provare ...
JI: Bisogna osare, rischiare
DDB: Sì, devi! Anche se ciò significa essere criticati o presi in giro. Sentivo che questo
progetto su Kurt Weill fosse un po' rischioso ... molto! ... Sento di dover
seguire ciò che per me ha un significato. Non sono il tipo di artista che
può fare qualcosa solo perchè la casa discografica pensa che dovrei farlo. Questo
è il motivo per cui produco i miei album e probabilmente è anche il perchè
la Verve Records non mi ha aiutato ... perchè sono una che non si sta zitta
:-))
Penso che chiunque abbia passato i cinquanta debba fare ciò che sente di fare e
io mi sento così, so cosa voglio fare, penso di essere intelligente a
sufficienza per sapere come circondarmi di persone che mi possano aiutare al
meglio per raggiungere i miei obiettivi musicali, non ho un ego, non penso di
saper fare qualsiasi cosa ... penso che ci voglia un certo livello di
intelligenza per sapere che non puoi fare tutto :-)))) ... ma
certamente non mi piacciono i manager delle case discografiche che ... impongono
ciò che dovrei fare nella mia arte. E se ciò significa non trovare una casa
discografica...sarò senza una casa discografica ... l'ho già fatto in passato ... secondo me,
il pubblico che mi segue, non mi segue necessariamente per i miei dischi ma per
il tipo di performer che sono ... molti vengono ai miei concerti ma non
comprano i miei dischi, e questo è un po' frustrante :-) Io voglio che compriate i dischi!
Tuttavia da un lato penso che ci sia una relazione tra le due cose dall'altro penso che se
anche non avessi un accordo discografico alla base di un progetto la gente verrebbe
comunque a vedermi esibire e ... ciò sarebbe una bella cosa.
JI: Pensi che il canto jazz si sia evoluto o si è fermato a un certo periodo?
DDB: No, è come bloccato. Bloccato ad un periodo che chiamiamo "retrò".
Ciò significa semplicemente che tutte le nuove cantanti che possiamo ascoltare oggi fanno solo standard
che richiamano Ella, o Sarah, o Billie, o Betty ... me ... e infondo ciò lo
abbiamo già fatto. Penso che sarà
nocivo per la musica se loro (ndt. i discografici) continueranno a cercare di rendere
questo lo stile vocale jazz. Se non ci è permesso di esplorare e crescere,
muoriamo. Come possiamo creare qualcosa di originale se facciamo solo cose
vecchie? Il che è
meraviglioso, ma dovrebbero trovare un modo di prendere la loro musica e
combinarla con altre idee musicali per ottenere qualcosa di nuovo. Questa è la mia
visione personale.
JI: Studi ancora?
DDB: No, nel senso di ... io non ho mai studiato musica ... non so scrivere musica
o
leggere musica ...
JI: Tecniche vocali?
DDB: Sto cercando di rendere la mia voce differente dal punto di vista ritmico, nel modo in cui faccio scat per esempio. Spero di essere
veramente capace di realizzare
questo progetto che ho in mente da diversi anni, che significa combinare il mio stile vocale
con i ritmi
africani. Mi piacerebbe esplorare i ritmi africani, i ritmi sudamericani, non
cubani o portoricani, che sono stati già fatti ... più folk music. Non so se
ci riuscirò ma ho
deciso di provarci. Pertanto sto cercando di contattare la gente e i musicisti con
cui mi piacerebbe lavorare. Mi piacerebbe realizzare del materiale originale, raccontare alcune storie sociali, non canzoni d'amore.
Non sono
interessata a ciò che dice ... "mi manchi", "ho bisogno di te" :-))) Non sono più
interessata ... A questo punto mi piacerebbe trasmettere dei messaggi veri
attraverso la musica.
Capisci? So che la musica è molto potente. Molta gente viene da me
e dice che attraverso la mia musica li ho aiutati a
non fare una brutta fine, a dare l'ispirazione per andare avanti nelle loro
vite e fare qualcosa che avevano timore di fare. So che è importante che io ponga la mia attenzione a
ciò che la mia musica trasmette, mi sento molto consapevole su ciò e mi sento molto responsabile in
questo senso. Molti direbbero "non mi importa nulla della gente, faccio ciò
che voglio". Ma io sento che è una mia responsabilità chiedere che effetto
ha la
musica che la gente ascolta. Credo nella positività e nella buona condotta.
JI: Che tipo di musica stai ascoltando?
DDB: Sono concentrata sulla musica africana, senegalese, sud africana
(non chiedermi i nomi ... non posso ricordarli...!)
Sto cercando realmente di mettere in piedi questa cosa e ... non ascolto altra
musica. Talvolta, quando sono in macchina, accendo la mia radio e mi sintonizzo
su stazioni che trasmettono musica classica. A parte questo di solito non
ascolto musica. La mia seconda figlia è una cantante e sta mettendo insieme un po' di musica per me,
dato che mi sto interessando anche a chi è coinvolto nel movimento
hip-hop, in qualcosa di più funky ... Mi divertirò :-)
JI: Qualcuno a cui ritieni di dover dare qualcosa, qualcuno che è stato
importante per la tua vita o carriera.
DDB: Oh sì, certamente, molte persone hanno significato molto nella mia vita.
Devo molto a Thad Jones ... devo molto a lui ... per 4 anni ho cantato con
quell'orchestra ... tutto ciò che conosco della musica, l'ho imparato stando in
quella band. E devo molto a molti dei musicisti che erano nella Thad Jones Orchestra, come
Roland Hanna
... ognuno ... Pepper (ndr. Adams), Billy Harper, il mio ex marito
Cecil (ndr. Bridgewater) con cui sto lavorando sin dagli inizi ... devo molto a
Dizzy ... se sono su un palco è grazie a Dizzy .... Clark Terry ...
Betty
Carter, sono stata il suo cucciolotto, l'ho seguita ovunque, sono stata la sua
ombra. Se sono un produttore oggi è per Betty Carter, perchè Betty Carter aveva
un'etichetta, la BetCart e io volevo essere come Betty, voglio ancora essere
come Betty.
Alla fine forse, sarò coinvolta in una casa discografica, sto parlando con
alcune persone per una casa discografica. Mi piace essere dietro le quinte.
Betty è stata molto influente, ho visto come ha controllato la sua carriera e
sono stata veramente impressionata da ciò, e ho pensato, Dio, questo è il modo
di andare avanti, avere un completo controllo artistico. Poi sono stata
influenzata dal teatro, da gente con la quale ho lavorato, come Bob
Wilson il direttore (ndr. direttore di "Cosmopolitan Greetings", 1988), il mio secondo marito
Gilbert Hines Moses (ndr. direttore di "The Wiz", 1974 -
1976), molto influente nella mia vita, come attrice, nella scuola della vita!
Chi altro mi ha influenzato?
Nina Simone, in termini di essere consapevole della mia bellezza come donna di
colore, di non aver paura di essere neri, cosa che naturalmente ho perso, ma poi
ho riacquistato. Ho deciso di intrecciare i miei capelli due anni fa poichè che
ero stanca di cercare di sembrare bianca, avere i miei capelli lisci, fare la
permanente e tutte quelle schifezze. Sarò naturale! Così lascerò questo mondo
essendo naturale, così come sono arrivata!
JI:
Lunga vita a Dee Dee!! Un'ultima domanda, un piccolo gioco: se fossi un ministro della musica,
tre cose che faresti per il jazz
DDB: Fornirei fondi per musicisti in modo da consentirgli di
realizzare i loro progetti musicali, proverei a creare, specialmente negli
Stati Uniti, una specie di circuito di piccoli teatri dove i musicisti si
possano esibire, così non sono obbligati di essere sempre nei clubs e, come
terza cosa, proverei probabilmente a incorporare la didattica jazz nelle scuole
pubbliche, specialmente dove c'è la gente di colore.