Francesco Palmitessa è un giovane chitarrista che, però, dimostra una più che valida conoscenza dello strumento.
On a misty night è un lavoro fluido che mette in evidenza tutte le influenze montgomeriane dell'artista pugliese.
All'intro di ogni brano verrebbe da dire: do you remember? Nessuna traccia è originale, sono tutte rivisitazioni di standard, ma nulla è scontato. Il trio ritmico che lo accompagna è di tutto rispetto e le abilità vengono alla luce immediatamente già con il brano d'apertura, la swingante My secret love che esalta anche le doti pianistiche di
Lussu.
On a misty night rimane permeata di quel giusto sapore "antico", senza scossoni, conservando la sua originale emotività.
Il fraseggio classico di Palmitessa riempie anche Our delight, ben incorniciato dai passaggi ritmici di
Lussu e Tucci.
Il tributo stilistico ai grandi virtuosi della chitarra prosegue con The more I see you e con la evergreen Over the rainbow che lasciano emergere, con maggiore chiarezza, l'intento del quartetto.
In Limehouse blues,
Tucci mette in mostra tutta la sua tecnica attraverso un roteare di invenzioni ritmiche e timbriche molto gradevoli.
Poi è la volta di un altro classico di Dameron (a cui Palmitessa sembra tenere molto), Good Bait, per passare a You Got My head e chiudere con
di "Trane".
Palmitessa tiene molto alla tradizione e questo album ne è la prova.
Non ha scalfito con arrangiamenti o contaminazioni i singoli brani suonati. Li ha interpretati con i suoi compagni di avventura, lanciandosi in invenzioni stilistiche mai intrusive.
Una menzione per Ciancaglini che ha svolto un fine lavoro di tessitura senza alcuna sbavatura.
Ed ogni tanto può far bene ascoltare dei lavori che non vogliano dire qualcosa di innovativo ad ogni costo, che non vadano a lacerare, tanto per farlo, le trame tessute con passione, tanti e tanti anni orsono.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia