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Gianluca Esposito Quintet
Little Groove

1. Bye bye blackbird (duo) 4' 14''
2. One blues 4' 07''
3. Little groove 7' 56''
4. Tenderly 7' 45''
5. Latin for Paolo 6' 09''
6. Half Nelson 2' 52''
7. Song for my lady 7' 07''
8. Black funky 9' 18''
9. Per caso... 7' 06''
10. Bye bye blackbird 5' 15''
11. After midnight 6' 07''


Gianluca Esposito,
sax soprano e tenore
Fabrizio Bosso,
tromba
Paolo Di Sabatino,
pianoforte
Rodolfo Fiorini,
contrabbasso
Roberto Desiderio,
batteria e percussioni

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Quando, terminata un'incisione discografica, ci si accinge a scriverne le note di copertina, vale sempre la pena di ricordarsi che tale intervento agisce parallelamente all'ascolto della musica e non viceversa. Considerazione semplice e banale, si dirà. Un delicato compito di per sé, che nel mio caso si fa ancor più "delicato" perché vado ad accompagnare il primo lavoro discografico di un giovane musicista, mio amico. Tanto delicato (appunto) che mi rende stranamente timido ma in un certo senso anche felice per essere stato io scelto a farlo.

Ho sempre apprezzato leggere all'interno dei book dei CD riferimenti ed aneddoti che legano colui che scrive ai musicisti o all'incisione stessa, come se quelle parole scritte servissero al lettore per far conoscere angoli segreti della musica o dei musicisti che si vanno ad ascoltare. Non altro, senza offrire troppo spazio ad analisi musicologiche o ad una critica retorica ed infarcita di fraseggi poetici, senza invadere l'impatto emozionale dell'ascoltatore. Senza invadenza.

Ecco perché ho accettato l'invito a scrivere di questa incisione, perché oltre alla qualità della musica espressa, c'è un sottile legame di amicizia che mi lega al leader "Gianluca Esposito", a Fabrizio Bosso e a Paolo Di Sabatino, rapporti nati e maturati separatamente l'uno dall'altro ma che nel tempo hanno accompagnato la mia maturità di operatore nel settore.

Prima fra tutti proprio Gianluca, che nel Febbraio del '97 venne a partecipare al primo "Workshop Musicale" che organizzai a Terni con Gianni Basso come Docente. Porto tutto quando dentro me per il coinvolgimento emotivo che caratterizzò quell'evento e di Gianluca mi piace ricordare una maturità espressiva, una conoscenza armonica, una compostezza che lo rendono di fatto un allievo del tutto particolare. Parlare con lui di musica, significò poi spingersi in discussioni su tutta la storia del jazz, senza preclusioni e senza quell'atteggiamento militante verso un musicista od uno stile che caratterizza molti musicisti. Questo mi colpì molto. E poi una timidezza ed una riservatezza che lo resero come misterioso all'inizio per poi trasformarlo in protagonista nell'occasione della jam session finale del seminario che portò tutti gli allievi a suonare proprio accanto a Gianni Basso. Ed anche in quell'occasione (oltre alla qualità della musica proposta) fu trasparente l'amore ed il coinvolgimento che Gianluca riservava verso la musica jazz: poche note e tutte giuste, senza occupare come altri il palco per lunghe improvvisazioni.

Allora, mi dico, mettiamoci a sentire la musica di Gianluca, il tutto nella speranza di non rimanere deluso ed emozionalmente coinvolto. Faccio, in sostanza, gli stessi movimenti che avete fatto voi nell'aprire il supporto, ricavare il disco, metterlo sul lettore ed iniziare l'ascolto. Concentrato ed attento ma pure coinvolto e partecipe. E trovo quel qualcosa che attendevo di trovare e qualche cosa in più. Una musica vera e pura, brillante e personale, senza fiumi di note senza corse ad inseguimento virtuoso. Questo, a Gianluca, continua a non interesse. Ma sento anche qualcosa di nuovo: la sua timidezza, peraltro tuttora presente, sembra essere supportata da una raggiunta consapevolezza tecnico espressiva raggiunta, una nuova condizione che mi ha colpito nel momento in cui scopro che la maggior parte dei brani proposti sono di sua composizione.

E basta un ascolto ad evidenziare una dimensione compositiva che ha nella pluralità di riferimenti la sua migliore espressione; testimonianza l'ampia varietà di colori (funky, latin, blues, cool, swing) portati all'interno dell'incisione, climax che valorizzano anche una personale capacità improvvisativa, come se al suo interno fosse presente non solo una fonte. Ascoltate in successione "
One Blues", "Little Groove", "Latin For Paolo", "Black Funky" e "Per Caso" e tutto più chiaro.

Un vocabolario davvero ampio ma non scoordinato. Ecco, anche se "
Little Grove" presenta tante varietà non c'é confusione; non c'è un mix disordinato di ritmi e groove messi a caso ma il tutto pare tenuto assieme come se il leader fosse di ben altra età ed esperienza. Altra dimostrazione di carattere e personalità, la scelta di un suono di registrazione non filtrato od asettico ma naturale, come quel jazz che si ascolta nella sua dimensione live. Gianluca sceglie poi il quintetto con la tromba in front line (e che tromba, Fabrizio Bosso) ed il pianoforte (e che pianista, Paolo Di Sabatino) a completare l'assetto ritmico contrabbasso / batteria (veramente bravi Rodolfo Fiorini e Roberto Desiderio), un gruppo che ha una cifra storica tanto nobile che sembra comunque non pesare troppo sulle spalle di Gianluca.

E questo suo rapporto con la storia del jazz – rispetto ma non soggezione. E' ancora più marcato nella scelta di aprire il CD in duo con "
Bye Bye Blackbird", brano ripreso poi nel finale in un nuovo arrangiamento che vedrà coinvolti tutti i musicisti del quintetto. Gianluca suona il soprano ed il tenore. A proposito, al soprano offre un suono ed una dinamica davvero personale e matura: l'ascolto di "Tenderly" con gli occhi chiusi, magari in estrema comodità, potrà meglio delle mie parole esprimere la sua qualità.

Insomma, caro Gianluca, te la sei cavata davvero bene. Posso solo dirti, alla Flaiano, "Coraggio il meglio è passato" perché adesso ti aspetta un inizio di carriera carico di responsabilità proprio in funzione di un disco che spero non passi inosservato. Certo, lo supererai anche probabilmente a breve, avrai altre esperienze, altri incontri ed altre registrazioni, ma questo "
Little Groove" non è certo un biglietto da visita. E' davvero qualcosa di più.
Luciano Vanni


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Data pubblicazione: 18/12/2001





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