Edition Dream
Dancer 2006 Co-Production Wonderland by Peter Finger
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Giovanni Palombo Acoustic Trio
Folk Frontiera
1. Profezia dell'Armeno (Armenian prophecy)
2. ‘Maggio bevuto ‘o suonno (I drunk my sleep)
3. Folk frontiera (Folk frontiera)
4. Promessa d'amore (Love promise)
5. Il treno per Madrid (The train of Madrid)
6. Viaggio in Corsica (Corsica's trip)
7. Invocazione e danza (Invocation and dance)
8. Per mano (Hand in hand)
9. La nostalgia dei poeti (Poet's nostalgia)
10. Lunare (Lunar)
Giovanni Palombo - Acoustic Guitar Feliciano Zacchia - Accordion Francesco Lo Cascio - Vibes
Guest:
Gabriele Mirabassi - Clarinet On Tracks 3, 7, 8, 10
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Chitarrista e compositore romano, di cui piace ricordare la partecipazione
all'interessante progetto world "Zen Bel Jazz" e a quello più smooth
"Albacustica", attivo nell'Acoustic Trio da 4 anni assieme ai
due abili strumentisti Feliciano Zacchia e
Francesco
Lo Cascio,
Giovanni Palombo
presenta nel suo "Folk frontiera"
dieci brani densi di sensibilità espressiva, ricchi di una sintassi musicale polimorfa
tendente ad esaltarne il cromatismo, per le tante incursioni meditative fortemente
chiaroscurali e per l'indubbia sensibilità di fondo che sembra pervadere l'album
in toto.
Il suo, come sappiamo, è un fingerstyle decisamente proteso alla
costruzione di melodie ampie, di architetture sonore improntate tanto all'improvvisazione
jazzistica propriamente intesa quanto alla coloritura di trame latine, etniche,
folk, persino soft rock, tanto risulta vasta la cultura musicale del Nostro.
Può dunque giungere a chi ascolta un paesaggio espressivo composito, un
mèlange stilistico connotato da un pathos intenso, da una passionalità
dell'anima rarefatta, coinvolgente tanto più l'autore
Palombo
libera la propria intuizione in fraseggi lievi ed impressionistici, talvolta notturni
nei cantabili – specie in quelli di matrice quasi bachiana – che pongono
in luce una capacità introspettiva al di fuori di ogni déjà écouté. Di questo,
prova ne sia "Il treno di Madrid",
in memoria dell'attentato che tutti ricordiamo.
L'interplay fra i tre assume a volte movenze che paiono scandire
spontanei rimandi a quel maestro dell'approccio armonico che fu Astor Piazzolla,
equilibrando nuances sfuggenti e delicate, sospese in un dialogo morbido,
"sibilante" si sarebbe tentati di dire, poetico e fluido nell'esposizione.
Il disegno d'assieme è immediato, segnato da un tocco di evidente personalità,
non di rado "virtuoso" ma mai fine a se stesso; l'ardore introspettivo sembra maturo,
svelato nei tratti più intimistici, come in "Profezia
dell'Armeno" o nel brano che dà titolo all'opera: note che fluiscono
spontanee, proposte con garbo e precisa personalità artistica, specie quando
Lo Cascio
tesse le sue forme dissolventi in gradevole dialogo con il clarinetto di Gabriele
Mirabassi o con l'accordion di Zacchia.
Per ogni composizione il tempo dell'ascolto può dilatarsi piacevolmente,
lirico e carezzevole, fino a "Lunare",
coerente conclusione di questa "frontiera" dai limiti sconosciuti, un suono del
ricordo una volta ancora senza tempo.
Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 08/10/2006
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