Un biglietto di sola andata per la musica
di Massimiliano Cerreto
Una tempesta di neve e un soggiorno inaspettato in un aeroporto americano:
ecco da cosa nasce il titolo del primo album del bassista Enrico Galetta.
A colpire maggiormente, al di là dell'incredibile livello tecnico raggiunto dal
musicista bolognese - grazie anche ai suoi studi negli States - (è diplomato
presso l'Atlanta Institute of Music) - è la sua concezione melodica. Infatti, se
è vero che l'eccellente qualità delle riprese sonore, del missaggio e della masterizzazione
valorizzano al meglio il suono del basso (spesso penalizzato in altre incisioni),
è altrettanto vero che siamo in presenza di un album in cui tutti i musicisti trovano
il proprio spazio. Anzi, il punto di forza del disco è proprio nell'alchimia delle
sonorità.
"L'idea di comporre della mia musica è nata durante il periodo di frequentazione
del corso di composizione all'Atlanta Institute of Music, dove mi sono diplomato.
Ricordo che il mio primo brano, "Be Part Of It", venne utilizzato nel corso di recording
studio e notai che diversi studenti, insegnanti e anche non musicisti, ascoltando
il groove e la melodia, battevano il piede o schioccavano le dita. Dopo un paio
di anni è nato "48 Hour Odyssey". L'obiettivo è stato creare musica che potesse
essere ascoltata ed apprezzata non solo da musicisti o da amanti del jazz e della
fusion. Inoltre, anche se ho assunto il ruolo di leader della band, ho voluto che
il basso fosse presente, ma non invadente. Da qui, la scelta di mettere al primo
posto il groove e la melodia." (Enrico Galetta)
La frequentazione dell'Atlanta Institute of Music
ha permesso ad Enrico Galetta di fare uno degli incontri più importanti della
sua vita: quello con il bassista Adam Nitti, anche produttore dell'album
e co-arrangiatore di tutti i brani, oltre che suo maestro ed amico. Occorre aggiungere
che l'ascolto di "48 Hour Odissey" permette
anche di comprendere la molteplicità delle influenze stilistiche cui si è ispirato
e che fanno parte del suo background.
"Gli stili musicali che mi hanno influenzato sono tanti. Innanzitutto, quelli
di alcuni musicisti jazz che ho sempre amato come:
Marcus Miller,
Victor Wooten, lo stesso Adam Nitti,
John
Patitucci, Michael & Randy Brecker, Miles Davis,
Herbie Hancock. Amo molto anche compositori moderni di colonne sonore
quali, Hans Zimmer, Ennio Morricone e John Powell." (Enrico
Galetta)
Passando all'analisi dei brani, il pezzo di apertura non vi lascerà neppure
un attimo di respiro. Un fiume in piena di note che vi travolgerà letteralmente.
Eppure, nulla è lasciato al caso. Bellissimo il suono del Fender Rhodes di Michael
Whittaker e un grande ruolo nella riuscita del brano la riveste la chitarra
di Adriano Albarella. Senza dimenticare, infine, la presenza del sax di
Jonathan Jackson. Infine, una curiosità: Romeo Russo, la cui voce
apre il disco, è veramente un pilota di linea!
"High Damper" è nata su un groove di basso
molto energico (ispirato dai ritmi frenetici aeroportuali) e, quindi, ho preferito
inserire una melodia più semplice, interpretata però dal sax e dalla chitarra che
suonando all'unisono per dare maggior vigore alla melodia.
Segue la title-track, cha ha un andamento sicuramente meno "nervoso",
ma non meno vibrante. Geniale l'uso delle pause, che spesso introducono l'entrata
in scena della tromba di Rod Mcgaha. Decisamente asciutti i suoni della batteria
di Marcus Finnie, cui si contrappongono quelli a tratti lunari ed eterei
delle tastiere del già citato Whittaker. Proprio un ottimo lavoro di squadra.
"48 Hour Odyssey è nata da una serie di eventi
sfortunati, una vera odissea così come descritto in modo ironico nelle note di copertina
del cd. Come anche in "Be Part Of It", ho desiderato
avere la tromba quale principale protagonista ed una formazione più compatta."
Giocato sulla contrapposizione tra suoni di basso più aspri e l'accentuazione
della dimensione melodica, grazie alla voce di Melody Chambers ed alla chitarra
acustica di Bill Hart (che caratterizza soprattutto l'ultima parte del brano),
Apulia Arabian Night è tra i brani più belli
dell'album.
"Apulia Arabian Night è nata da un groove di basso inizialmente un po' arabeggiante.
L'ispirazione nasce da alcuni caldi tramonti estivi trascorsi nella mia terra d'origine,
con l'immagine dinanzi ai miei occhi di grandi distese di grano, case bianche e
il suono dei grilli in sottofondo. Per il tema d'apertura, ho voluto un duetto di
chitarra e tromba. Ad addolcire il tutto c'è la voce della bravissima cantante di
Nashville (quasi tutti i musicisti provengono dalla scena musicale della celebre
città americana, nda)." (Enrico Galetta)
Altro momento tra i più belli del disco, il quarto brano è ricco di sonorità
che evocano il mare: simbolo della distanza che separa i due amanti immaginati.
Molto elegante anche il programming di batteria, curato dallo stesso Enrico
Galetta, su cui s'intreccia il suono della batteria acustica.
"Love Despite the Distance è il brano che
più di tutti evidenzia il mio amore per le colonne sonore. Il tema è quello della
lontananza degli affetti. L'ho scritto pensandolo per un suono dolce di fretless
bass unito al sax soprano. Inizialmente lo avevo immaginato con anche il suono della
tromba con sordina. (Enrico Galetta)
Con "Sant'Isaia Street" vi è un ritorno
al mood iniziale del disco. Da sottolineare il solo di Adam Nitti
sul canale sinistro. Molto belle anche le sonorità scelte dal tastierista, così
come gioca un ruolo davvero importante il suono della tromba di Rod McGaha.
Unico vero "assolo" del brano, "L'illy Time"
permette anche all'ascoltatore più distratto di comprendere il grande talento strumentale
di Enrico Galetta, che ha una tecnica delle dita da fare invidia ad un chitarrista!
Con un'impronta molto americana e molto moderna, "White
Smoking Rising" apre la strada a "Be Part of It", con cui
avviene l'ideale quadratura del cerchio!
"Sant'Isaia Street e White Smoke Rising mettono in risalto il mio amore per la
storica band funk fusion dei fratelli Brecker e per il sound di
Marcus Miller.
Nella prima, anch'essa nata anche da un groove di basso iniziale, ho voluto sperimentare
una ritmica dispari che, insieme alla melodia, potesse dare un'idea di groove naturale.
In entrambi i brani, ho inserito il fretless insieme al basso con i tasti per dare
più morbidezza in alcuni punti e creare delle atmosfere. L'illy Time, invece, è
nata da un attimo di sonnolenza mista a follia e stanchezza. E' stato durante le
prove in studio, prima di un festival jazz in Florida. Un attimo che si è inoltrato
sino al mattino presto quando, come il titolo suggerisce, avevo proprio bisogno
di un bel po' del mio caffè preferito! Essendo nata da un momento di divagazione
sul basso, l'ho perfezionata e suonata proprio come un solo di basso." (Enrico
Galetta)
"48 Hour Odissey" è un album in cui ci sono tutti i presupposti per una carriera
di solista e sideman davvero promettente. Anche se è doveroso sottolineare
come Enrico Galetta, proprio per le sue doti strumentali, sia stato già ospite di
numerosi eventi, spesso in qualità di dimostratore dei bassi artigianali Laurus.
Un disco, quindi, assolutamente consigliato agli amanti del basso elettrico (e della
batteria) e anche a chi vuole avvicinarsi ad un jazz contemporaneo dalla grande
vocazione melodica.
Massimiliano Cerreto per Jazzitalia
Per maggiori informazioni:
www.myspace.com/enricogaletta
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Data pubblicazione: 03/11/2008
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