West End Blues...80 anni fa l'incisione
storica del grande Armstrong Intervista a Stefano Zenni luglio 2008 di Marco Buttafuoco
28 giugno 1928. Ottanta anni fa.
Gi USA vivono l'entusiasmo dei facili guadagni di borsa. La grande crisi
dell'anno successivo è lontana anche dall'essere immaginata.
In Europa i regimi totalitari italiano e sovietico
si consolidano. La grande guerra è un ricordo lontano ma i germi della prossima
deflagrazione crescono silenziosamente. Il cinema è ancora muto ma negli studi della
Disney' si lavora a "Steamboat Willie", il film che darà voce per la prima
volta al personaggio di Mikey Mouse.
28 giugno 1928. Ottanta anni fa. A Chicago
Sei musicisti di colore si ritrovano davanti ad uno studio discografico per un'incisione.
Il loro gruppo si chiama "Louis Armstrong & His Hot Five". Oltre al leader
ci sono Fred Robinson al trombone, Jimmy Strong al tenore ed al clarinetto,
Earl Hines al piano, Mancy Carr al banjo, Zutty Singleton alla
batteria: quest' ultimo, con suoi trent' anni, è forse il più il più anziano. Di
uno di loro, infatti, Mancy Carr, non si sa praticamente niente.
Il
jazz è già largamente diffuso, non solo nella comunità afro-americana. George
Gershwin (Brooklyn, New York, 26 sett 1898 - Hollywood,
11 lug 1937) ha già scritto da qualche anno la Rapsodia
in blues commissionatagli da Paul Witheman, band leader che la
stampa bianca considera "il re del jazz".
Bix Beiderbecke
(Davenport, Iowa, 10 ottobre 1903 - 6 agosto 1931) è all'apice
della sua breve parabola creativa.
28 giugno 1928. Ottanta anni fa.
I sei ragazzi entrano in sala si incisione. Nelle foto d'epoca i musicisti
indossano di solito smoking. Quel giorno d'estate vestivano, chissà, abiti chiari,
scarpe a due colori e portavano un cappello di paglia, grossi orologi da taschino,
qualche anello vistoso. Li immagino con l' aria felice di chi comincia a sfondare
nel suo lavoro.
Hanno due pezzi in programma: "Sugar foot stromp"
e "West
End Blues" ().
Chissà
cosa accadde quando attaccarono il secondo, un brano di King Oliver
(New Orleans, 11 maggio 1885, 10 aprile 1938), loro maestro.
Chissà se qualche spirito scese in quello studio di una strada della "windy town"
per partecipare alla session. C'è da pensarlo.
L'insigne storico e musicista Gunther Schuller ha affermato che
quel giorno, su quella sequenza di note della tromba di Armstrong, nacque il jazz
come forma d' arte.
Non più folk afro- americano da quel momento, ma grande arte tout court
Proprio in quei tre minuti, a partire da quello zampillo, da quella breve
raffica di note.
Bello
da immaginare, difficile da credere. Ma tutti hanno bisogno di qualche data- simbolo,
di qualche anniversario. Figurarci noi jazzofili, che viviamo spesso di miti, che
ci alimentiamo di leggende, sognatori come siamo.
Volendo saperne di più sperando segretamente che le parole di Schuller
fossero vere, abbiamo provato a sentire cosa ne pensa Stefano Zenni,
musicologo insigne e storico del jazz.
"Ma no, c'è più sensazionalismo nella tesi di Schuller che accuratezza
scientifica. Certo West End Blues è un punto
di arrivo, ma le cose non sono così semplici. Il jazz comincia ad essere considerato
arte negli anni '40, molto più tardi. Allora
era musica di intrattenimento.
Armstrongstesso pensava di far intrattenimento. Solo in Europa il jazz veniva ascoltato
nei teatri. Ma negli Usa i jazzmen suonavano nei club, nei cabaret, fra gente che
mangiava, ballava.
Ci sono molte incisioni di Satchmo precedenti a questa che possiamo considerare
storiche. Quello che rende tanto importante West End Blues
è che divenne rapidamente un modello. Nella storia della musica per tromba nessuno
aveva mai infatti suonato una sequenza tanto innovativa, tanto intrisa di virtuosismo.
Che non è improvvisata, ma è il riassunto di una serie di brandelli melodici da
lui elaborati precedentemente. E' il punto di arrivo di una ricerca sul fraseggio,
che influenzerà tutto il jazz degli anni successivi. In questo senso West End Blues
è storico. Ma il jazz come arte non nasce il 28 giugno 1928."
Dopo la cascata di note arriva il blues lento, segnato da quel meraviglioso,
pigro, scat ().
Naturalmente mi piacerebbe pensare che sia stato Satchmo ad inventare questa tecnica
vocale, nel 1926, il giorno che incideva "Heebie
Jeebies" ()
e gli cadde lo spartito, come narra la leggenda,
"Una
storiella. Lo scat è una tecnica vocale molto antica nella cultura afro americana.
Se ne trova già traccia nel 1911 in un brano
che si chiama "King
of the Boogalos" (),
cantato da Gene Green che si può trovare i nel disco-antologia allegato al
mio "I
segreti del jazz". Certo, anche qui vale quello che ho detto
per la cadenza di tromba. Armstrong cantò o
scat ()
di West End Blues, in maniera unica dando vita
ad un dialogo indimenticabile fra la sua dolce
voce tenorile e il clarinetto.
Quello che impressiona nell'incisone è anche il
solo di piano
di Earl Hines (),
un gioco straordinario di pieni e di vuoti, di rallentamenti ed accelerazioni, di
forti e piano. E' modernissimo ed è completamente improvvisato, a differenza della
cadenza di tromba. Earl Hines è il primo grande improvvisatore nella storia
del piano jazz."
Provo anche a chiedere a Zenni cosa racconta a lui
West End Blues
"Trovo meraviglioso l'equilibrio che i musicisti riescono a trovare durante
la performance. Il brano è ricco di tensioni, di complessità, di virtuosismi. La
cadenza iniziale
(),
i passaggi pazzeschi del
solo di Hines(),
la nota acuta
finale tenuta da Satchmo ().Tutta
questa tensione viene immersa in un atmosfera di relax, di quiete, di souplesse.
Un mix meraviglioso di situazioni emotive diversissime"
Cosa rimane di questa storica incisione?
"E' più giusto chiedersi cosa ha seminato. Una nuova concezione dell'assolo,
l'idea che tu possa produrre un idea, un discorso musicale coerente in perfetta
solitudine. L' idea che in tre minuti si possano dire cose diversissime; dal virtuosismo
barocco iniziale alla tensione blues. Ha seminato la sintassi del jazz. Semplicemente.
Ma ripeto, West End Blues è un punto di arrivo, il punto più alto di una ricerca
iniziata molto prima. Non è un punto di svolta. "
Giusto. Niente da dire. La storia si guarda su periodi lunghi e non su
singole date. Ma stasera aprirò lo stesso una bottiglia di vino buono e dedicherò
il primo bicchiere a Satchmo, ai suoi Hot Five, a West End Blues ed
alla sua leggenda. A tutti i miti del jazz.
Il secondo al Prof. Zenni e a tutti coloro che si sforzano di darci
un ascolto più consapevole e lucido dell'amata musica afro-americana.
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