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Louis Armstrong 
La voce nel jazz (1) - Il duetto vocale (1)
di Giuppi Paone
giuppi@steton.net

La voce nel jazz
F
ermiamoci un momento semplicemente ad ascoltare la voce di Louis Armstrong, che ho definito "ruvida e sorridente". Gustiamocela, ora che la conosciamo meglio. Luciano Federighi la descrive "una voce di ghiaia e di fango, di una bellezza scabra e ruvida, fuori da ogni canone e convenzione" (Luciano Federighi Le grandi voci della musica americana - Oscar Saggi Mondadori, 1997).

La verità è che ai suoi contemporanei dava l'impressione di una voce un po' artefatta, costruita, gonfiata e arrochita apposta. Forse è per questo che è stata così tanto imitata negli anni, non solo dai cantanti, ma da "imitatori" di cantanti, o da musicisti che giocosamente esponevano un tema alla maniera di Armstrong. Una specie di omaggio, insomma (anche da noi, in Italia: la voce di Armstrong era così caratteristica che è stata imitata per anni e non solo nell'ambiente del jazz, un po' come succedeva con quella di Jerry Lewis – che non era altro, però, che la voce del suo doppiatore italiano, Carlo Romano). Così, nel film "Hello Dolly", Barbra Streisand duetta con Louis Armstrong nella canzone che dà il titolo al film e ridendo imita la sua voce baritonale. Nel primo disco di famosi duetti con Ella Fitzgerald, nel brano "Tenderly", Ella imita nel finale la voce e lo scat di Armstrong.

Louis Armstrong giocava non solo con il testo, ma rendeva interessante e sorprendente il suono della sua voce "sporcandola" e aggiungendo effetti sempre diversi. Avevate notato l'uso del fiato in "I Can't Give You Anything But Love"? Le frasi sono brevissime (I can't give you/any thing but love/ baby/…) e terminano tutte con un sonoro rilasciamento del diaframma, come farebbe una persona fortemente emozionata, disperata, quasi sull'orlo del pianto che con quelle parole vorrebbe riuscire a trattenere la persona amata, che magari, chissà, gli ha appena fatto una scenata… E' un'idea stupenda a livello della comunicazione emotiva che avrà senz'altro colpito gli ascoltatori dell'epoca, abituati alle "belle" vocine pulite e chiare (e, ahimè, poco espressive) di moda ai quei tempi.

E' bene cominciare a chiederci che cosa significhi la definizione "cantante jazz". E' probabile che ognuno di noi pensi a un insieme di caratteristiche, di atteggiamenti, di capacità e di competenze che riguardano sia la sfera vocale e musicale sia le relazioni con il pubblico e con i musicisti. La nostra valutazione e le nostre riflessioni devono però anche tener conto dei fattori diacronici, cioè valutare i tempi e i luoghi diversi in cui svolge la propria attività artistica quel determinato cantante. Bisognerebbe allenare il nostro orecchio a "sentire" come sentono o sentivano i contemporanei e conterranei di quell'artista senza lasciarci condizionare da metri di giudizio dell'ultima moda.

Come sembrava ai contemporanei la voce di Louis Armstrong? Come recepivano le sue improvvisazioni vocali scat? Ascoltate voi stessi. Se avete studiato bene l'interpretazione di Armstrong di "I Can't Give You", vi offro un bell'esempio e una bella sorpresa che potrete apprezzare pienamente: la versione cantata da Ethel Waters con l'Orchestra di Duke Ellington registrata nel 1932, solo tre anni dopo quella di Louis. Notate il cambio di registro, non sembra quasi più la stessa Ethel!


Ethel Waters (1896 - 1977)

I Can't Give You Anything but love (con Duke Ellington)

Il duetto vocale
R
iallacciamoci alla considerazione già fatta che Armstrong tratta spesso la melodia come se duettasse con la song originale. Questo fatto e la qualità così "ruvida" della voce convinse qualche produttore a organizzare una serie di incontri discografici con altri cantanti. Probabilmente il più felice fu quello con Ella Fitzgerald durante gli anni '50 per l'etichetta Verve, che produsse un primo album "Ella & Louis", cui fecero seguito altre incisioni altrettanto fortunate di "standard songs" scelte tra le più famose.

Il "duetto", vocale o strumentale, per qualunque tipo di cultura musicale è una modalità complessa di interpretazione o dell'improvvisazione che comporta un dosaggio e un equilibrio particolarmente attento dei vari elementi. Per limitare il discorso al solo duetto vocale nell'ambito del jazz, intendiamo con "duetto" l'esecuzione di due cantanti che operino sullo stesso piano di importanza (dunque per esempio non si tratterà di un cantante e del suo corista) con l'accompagnamento di uno o più strumenti o anche di altre voci di background.

Il duetto può realizzarsi in sincronismo (se le voci cantano insieme, si possono intrecciare in vario modo o procedere all'unisono o omoritmicamente) o in sequenza (scambi, alternanza); è necessaria una sufficiente caratterizzazione di alcuni elementi del suono, come connotazione timbrica e ruolo vocale (p.es. voce acuta/voce bassa, voce maschile/voce femminile, voce chiara/voce "sporca", dizione standard/slang); è inoltre necessario durante l'esecuzione una costante attenzione a quello che fa l'altro, integrando gli elementi della propria espressione artistica con elementi propri dell'altro, riprendendo stilemi e modi interpretativi e rilanciandoli, rielaborandoli, riutilizzandoli. Questo tipo di attenzione interpretativa, questa intesa, nel linguaggio musicale moderno si chiama "interplay", termine che viene però soprattutto associato alla musica strumentale.

Le voci di Ella e Louis contrastano fortemente nel colore, eppure si integrano, si sostengono a vicenda. A Ella spetta il ruolo di voce "pulita", dizione impeccabile, esposizione della melodia lineare e aderente alla composizione originale; nell'improvvisazione il suo scat si muove su scale e semplici patterns e usa sempre le stesse scat words. Armstrong invece ha il doppio ruolo di suonare la tromba e cantare; la sua voce è sempre "sporca", la dizione è imprecisa, volutamente alcune parole sono storpiate, alcuni suoni deformati (p.es. le "s" diventano "z"); l'esposizione della melodia è libera; il fraseggio del suo scat è ricco e fantasioso con intervalli difficili; inventa sempre nuove scat words, gioca con fonemi diversi, commenta liberamente (con vari "oh yeh" e simili, ma anche con risatine e cenni di assenso e approvazione).

Ma ascoltiamo Ella e Louis in "Stars Fell On Alabama" e seguiamo la trascrizione del loro duetto. Dopo una breve introduzione della tromba, attacca la voce di Ella esponendo da sola le prime 8 battute del tema. Louis entra alla battuta 7 con un commento e poi procedono quasi omoritmicamente per quattro battute, mentre dalla battuta 13 Louis risponde con delle frasi a riempimento degli spazi lasciati vuoti dalla melodia esposta da Ella. Ancora omoritmicamente per un paio di battute e poi nuovamente alternandosi fino alla fine del primo chorus. A questo punto (battuta 32) l'esposizione della melodia passa a Louis, che la riprende dal bridge, mentre Ella commenta con brevi frasi scat negli spazi, fino alle ultime 8 battute finali (battuta 41), dove la melodia passa di nuovo a Ella. Le ultime tre battute sono eseguite ritmicamente insieme. E' un duetto di perfetto equilibrio.

Stars Fell On Alabama

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Esercizi
S
tudiate il duetto. Come vi dicevo è perfetto. Funziona benissimo cantato, suonato, invertendo le voci (cantando la parte di Armstrong più acuta della parte di Ella). Le note sono sulla carta, ma ci sono infinite cose da imparare sugli attacchi, sui rilasci dei suoni, la scansione dello swing, e anche su un certo fluttuare del ritmo (ogni brano di jazz non è normalmente portato al ritmo del click del metronomo, ma consente leggeri ritardi e accelerazioni di espressione).

Provate a "duettare" nelle modalità che abbiamo esaminato con i vostri cantanti preferiti, sui dischi:

  1. rispondendo o commentando frase per frase, usando il testo o parte del testo;
  2. rispondendo o commentando con lo scat;
  3. cantando ritmicamente insieme ma con altre note, creando armonie;
  4. provate infine a "non duettare" ma semplicemente a fare il background, lasciando il ruolo di assoluto protagonista al cantante su cui vi state esercitando.
    (non si tratta di un esercizio ozioso e impossibile: pensate che alcuni dischi famosi sono stati prodotti proprio così: su Unforgettable (Elektra, 1991) Natalie Cole "duetta" con suo padre, Nat King Cole, morto nel 1964, e il risultato è uno splendido omaggio e un duetto convincente)

Alcune songs si prestano molto bene a questo esercizio, perché hanno frasi con molto spazio tra di loro. Sono molto adatte per esempio: "All Of Me", "Night And Day", "They Can't Take That Away From Me", "In A Mellow Tone", "Georgia On My Mind".









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COMMENTI
Inserito il 23/12/2009 alle 17.14.39 da "sandamiani"
Commento:
Amici cari,
parlare di duetti nel jazz e non citare il binomio Eckstine-Vaughn, e' come parlare di sinfonie e trascurare Beethowen...
Cari saluti e auguri. E buon ascolto con qualche duetto di Mr.B e Sassy
Sandro Damiani
 
Inserito il 23/12/2009 alle 20.23.46 da "marco"
Commento:
Caro Amico,
forse non e' risultato molto chiaro che in questo articolo non si sono voluti trattare i duetti in assoluto, ma soltanto quello di Ella & Louis. E' infatti un articolo all'interno di un set di 4 articoli dedicati ad Armstrong.
Grazie comunque per il suggerimento e...vado subito a sentirmi Eckstine con l'immensa Sarah!
:-)
marco
 

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Data pubblicazione: 12/02/2005

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