Porgy and Bess
Compagnia di canto ed allestimento del New York Harlem Theatre
Orchestra del Teatro Regio di Parma
direttore William Barkhymer
Teatro Regio di Parma, 13-17 febbraio 2008
di Marco Buttafuoco foto di Roberto Ticci
Confesso di essere entrato in sala animato da una certa
diffidenza. Quella tipica del jazzofilo che si accinge a confrontarsi con un'opera
come Porgy and Bess che ha sì ispirato tanti capolavori della musica afro
americana, ma che rimane pur sempre altro rispetto al jazz. Mi ero preparato all'evento
riascoltando con devozione compunta la meravigliosa suite di Miles e Gil
Evans, la selvaggia danza tribale nella quale Trane aveva trasformato
la delicata Summertime, e via rievocando. Pensavo
che Il Gershwin classico, quello al di fuori dei territori della canzone,
fosse un autore non primario e che questa opera potesse essere ricordata solo per
alcuni brani, ma che comunque fosse debole nell' insieme.
A pensare negativamente c' era stato anche il riascolto
della suite che Ella e Satchmo dedicarono alla storia del misero Porgy
e del suo amore infelice per la ingannatrice Bess. Un'opera però piuttosto commerciale,
non all' altezza della loro arte.
Con questo atteggiamento guardingo ho aspettato l'alzarsi
del sipario, certo che la sognante atmosfera che avvolge il teatro prima dell'inizio
di un'opera lirica non mi avrebbe suggestionato più di tanto. Ero pronto a fare
le pulci al lavoro del grande George. Su di lui sposavo volentieri il giudizio di
Ravel che lo sconsigliò di dedicarsi alla composizione classica "Perché
diventare un Ravel di secondo ordine, quando sì è già un Gershwin di primo rango?".
Certo. Arnold Shoenberg aveva giudicato "Porgy and Bess" un'opera vera e
degna di attenzione, ma questo non era bastato a scuotere le mie pregiudiziali.
Bene. Ho cambiato radicalmente idea. L' Arte fa di questi
scherzi. Per fortuna. Porgy and Bess è innanzitutto un'opera vitale e moderna.
L' edizione proposta dal Regio e dal Teatro di Harlem è quella che Gershwin stabilì
come definitiva nel suo testamento, affidando ad una fondazione l'esecuzione esatta
della sua volontà. Ed è ancora fresca nella sua ambientazione, il vicolo di un quartiere
nero di una città fluviale del Sud degli USA. Manca solo la capretta che nella sceneggiatura
originale doveva trainare il misero carretto dello storpio Porgy.
La storia è molto poco melodrammatica. Scabra e dura anzi,
violenta e sensuale. Bess, passionale ed infedele, dolce e perduta potrebbe essere
la protagonista di un blues, (Quanto simile questo personaggio a Billie Holiday)
Così come Sporting Life, il losco pusher che riporta Bess sul sentiero oscuro
della droga, o Crown, cinico e violento amante della protagonista. E del
blues c'è anche il senso del viaggio, dell'ignoto. Alla fine Porgy, in cerca di
Bess, lascia il suo povero tugurio e si mette in viaggio per New York. Non sa dov'è,
i suoi vicini sanno solo che è a Nord, oltre la frontiera, ma niente di più.
La musica afro-americana è utilizzata, in questo contesto,
in maniera né scolastica né superficiale. Le preghiere corali, i canti di lavoro,
hanno una loro collocazione intelligente e necessaria nella storia narrata. Ed i
cantanti del teatro di Harlem, tutti neri e tutti cantanti lirici di mestiere, sanno
come si canta un gospel disperato (My man's gone now),
un canto funebre (Gone, gone, gone), o una danzante
preghiera di ringraziamento ("I got plenty of nuttin").
Sanno come muoversi sulla scena, fra danza e recitazione, fra coro e momenti solistici.
E sono perfettamente a loro agio anche nelle parti più specificatamente operistiche.
Certi duetti, ad esempio, in stile pucciniano ("Bess You
is my woman now" o "I loves you Porgy").
Perché P&B in fin dei conti è proprio questo. Uno dei primi tentativi di creare
un nuovo linguaggio musicale basato sull'interazione di tante culture: l' opera
italiana ed il gospel, le work songs ed il romanticismo europeo, lo stesso musical.
L' ebreo-russo Gershwin, emigrato di prima generazione assorbì come una spugna,
nella natìa Brooklin e negli anni brevissimi della sua vita, tutte queste suggestioni
e tentò di unificarle in una sintesi soggettiva e innovativa. Personalmente ho sentito
nell'opera tutta la forza di questo sogno, di una ricerca che sarebbe diventata
poi nei decenni successivi una costante della cultura musicale più viva. E mi sono
emozionato per la triste vicenda di Porgy quanto per la voglia di nuovo e di diverso,
che esprime la scrittura di Gershwin. Colta benissimo dai cantanti, un po'
meno dalla direzione orchestrale, forse troppo "classica". Unica pecca, non
fondamentale, di una serata veramente splendida di musica e teatro. Una lezione
su come stare alla larga dalle generalizzazioni e da qualsiasi pregiudizio musicale
e culturale.
L'addio di Porgy
My Man's Gone Now
My Man's Gone Now
Bess You are my woman now
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Bess |
Work Song
Sporting Life
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Data pubblicazione: 13/04/2008
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