Il Darwinismo nel Jazz: evoluzione del
brano "Some
Of These Days" di Franz Falanga
Avete letto bene, ho detto darwinismo. Questa teoria funziona anche nel jazz ai
massimi livelli. Voglio dimostrarvelo facendovi ascoltare come il brano Some
Of These Days,inizialmente cantato da una cantante bianca, si
sia poi evoluto in maniera esemplare fino ad approdare al magnifico universo
jazzistico.
Partiamo dalla versione numero 1 cantata nel 1927 da Sophie Tucker, una cantante
bianca americana che ci dà una versione sdolcinata e leziosa di questo brano che
inizia con una lunga introduzione recitata che occupa mezzo disco per infiorettarlo
subito dopo con un fraseggio giovanilista e wasp della più bell'acqua. Oltre tutto
la Tucker è invecchiata male nel senso che andando avanti con gli anni indossava
stivaletti da cow boy e un cappello a larghe tese anch'esso tipically country women.
E questa versione l'abbiamo liquidata. Mi gioco un bel mucchietto di fruscianti
verdoni per affermare che se la versione si fosse fermata qui il brano sarebbe entrato
nel più desolante anonimato.
1927 Sophie Tucker canta Some of These Days
La seconda versione, sempre del 1927, fortunatamente la potremo ascoltare da
Ethel Waters cantante afroamericana, che, pur non osando molto, ha avuto il
grandissimo merito di ripulire da ogni leziosità il brano cantato dalla Tucker.
Detto in soldoni, ci fa finalmente capire bene sia l'introduzione, questa volta
cantata, sia il motivo nella sua interezza. Siamo già un passo avanti.
1927 Ethel Waters canta Some Of These Days
Arriviamo dunque alla terza versione. Siamo nell'anno di grazia 1932 dove un giovanissimo
Bing Crosby, cantante bianco ma parecchio bravo e gagliardo, canta questo
brano condendolo di richiami al jazz, addirittura facendo un assolo molto swingoso
utilizzando lo scat, che è una specie di grammelot musicale. Si ascoltano certe
leziosità, tipo gridolini con un quasi rantolo terminale, ma i bianchi stanno finalmente
iniziando a capire il jazz. Penso sempre al grandissimo e mozartiano
Bix Beiderbeckedi
origini teutoniche.
1932 Bing Crosby 1932 canta Some of These days
Et voilà la quarta versione, siamo nel 1937. Fra un anno Mussolini
proclamerà in Italia le leggi razziali, in America i fratelli afroamericani, non
se la passano neanche loro tanto bene, anzi. Il brano finalmente entra nell'universo
nero, perché se ne impadronisce Cab Calloway che, usando tutta la
sua violentissima componente istrionica, ci dà finalmente una versione di ottimo
jazz di Some of These Days. Finalmente i miei fratelli afroamericani
ribaltano tutto e, come si dice a Bari, "rompono il priso" (che è il vaso da notte)
tirando fuori tutto quello che si potrebbe fare decostruendo e ricostruendo questo
brano nato con un tristissimo "culo pallido".
1937 Cab Calloway canta Some of These Days
Siamo arrivati all'immediato dopoguerra. La regina del Jazz, Ella Fitzgerald,dà di questo brano la versione finalmente jazzata come Giove comanda. Ella mette tutti d'accordo, nel senso che se li pappa tutti e ci porta
per mano in un universo sonoro splendido. Notare il felicissimo dialogo fra Ella e la band e lo straordinario finale rallentato con un glissato vocale
che è l'essenza dello swing.
L'evoluzione si è completata nel senso che il brano è approdato su rive sicure dalle
quali finalmente si può partire per lavorarci sopra. Tutto quello che non importava
è andato a farsi benedire, si è consolidato l'elisir di Some of These Days
che, se fosse restato ai suoi inizi, non se lo sarebbe cacato nessuno, e sarebbe
morto di lì a poco. Fortunatamente hanno funzionato alla grande i meccanismi dell'evoluzione
e, all'oggi, Some of These Daysè diventata un'aquila reale dell'universo
jazzistico. Mi pare proprio bene. A proposito di me che chiamo gli afroamericani
jazzisti miei fratelli, vorrei ricordare che il Duca, il mitico Ellington,
diceva: la gente E' la mia gente.
Siamo già nel dopo guerra. Ella Fitzgerald canta Some Of These Days