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Giuppi Paone
The Acadia Session
Zone di Musica (2013)
1. Sul fiato (G.Paone)
2. Trio Backstage Warm-up (G.Paone)
3. Late-Late Nite Ferry Blues (G. Paone)
4. When Johnny Comes Marching Home (trad)
5. What is this thing called love (Cole Porter)
6. La porta sull’oceano (G.Paone)
7. Ninna nanna siciliana (G.Paone)
8. Lover man (J.Davis, R.Ramires, J.Sherman)
9. Strada Bianca (G.Paone)
10. Maine Rush hour (G.Paone)
Giuppi Paone - vocals Carl Dimou - flute, bass flute Mark Tipton - trumpet (2, 3, 7, 9, 10) John Clark - bass Hayes Porterfield - percussion, drums
"The Acadia Session" è ambientazione musicale, che sia un itinerario immaginario
o geograficamente collocabile passa in secondo piano. Che sia un incontro "casuale"
tra la vocalist
Giuppi Paone e il flautista Carl Dimow, lo conferma l'imprinting
di un progetto audace, radicato ma non radicale che sa fare del caso una virtù,
della condivisione musicale un eccellente pretesto per ascoltare, ascoltarsi e lasciare
che questa session cameristica apra un varco, fin troppo rappresentativo, nell'ascoltatore.
Oltre alla Paone, è proprio Dimow il collante di un progetto musicale che include
Mark Tipton alla tromba, John Clark al contrabbasso e Hayes Porterfield
alla batteria e alle percussioni. Siamo dunque dinanzi a della materia pura che
inserendosi nella macchina temporale aggancia il dialogo musicale quasi dall'esterno,
catturando solo alla fine il senso latente della registrazione: dare forma concreta
a una dimensione introspettiva insolitamente solida e teatralizzante. Non avrebbe
potuto essere diversamente. Ancora più chiara, a tal proposito, risulta la mediazione
che la title track porta a compimento, con i brani "Sul fiato" e "Trio backstage warm-up" grazie ai quali s'immerge ludicamente l'ascoltatore in un continuum sonoro
che tratteggia da subito un ancoraggio alla tradizione manipolabile grazie all'abile
personalismo tecnico della Paone, una voce udibile su diversi livelli di comprensione,
focalizzata su un range specifico d'espressione che tocca contemporaneamente modalità
stilistiche distanti tra loro: non importa che il materiale sia evocativo o prettamente
strumentale e che la voce gli si adatti con più o meno aderenza, il fatto è che
l'identità timbrica è coerente sia nella dimensione puramente sonora, sia nella
rielaborazione testuale delle due ballad "When Johnny comes marching home" e "Lover
man".
Da non sottovalutare l'equilibrio creato dal pezzo "La porta sull'oceano"
indicativo dello spirito generale del disco, dell'humus comune di questo interessante
impasto sonoro a metà tra improvvisazione istantanea e musica contemporanea; è proprio
il richiamo dell'oceano a intessere sul finire la riproposizione del mood iniziale
con i brani "Strada bianca" e "Maine rush hour", a instillare nell'ascoltatore la
reminiscenza del dialogo ben riuscito tra la voce e il flauto, a traghettare un'idea
comune di ricerca quasi onirica del suono.
Antonella Chionna per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 08/09/2014
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