Un secondo incontro scoppiettante quello tra gli
Ibrahim Electric ed il trombonista chicagoano Ray Anderson. Già il
primo rendez-vous soffiava una musica torridamente intonata. Altrettanto
robusta è la musica che si ascolta in Again;
venata da sonorità tanto inattese, quanto gradite ben governate dai tamburi e dai
cimbali di Pasborg e dalle felici tessiture dell'hammond di Tuxen.
Un affastellarsi di suoni a volte rabbiosi e ben tracciati dalle graffianti
incursioni di Anderson (Funkorific),
oppure ironicamente suadenti, agrodolcemente insaporite dai long drink sonori degni
di un night club degli anni '60 (Red
Room). Si attraversano differenti stadi e dimensioni: sfilacciate dalle
mani della chitarra di Knudsen, morbidamente rock, e tornite dai tempi incalzanti
di Pasborg che sostiene il flusso espressivo di Ray Anderson (Lobi,
con le sue sapienti pause, e Skip it, funk -
sardonica). Psichedelicamente orientate dall'ottimo Jeppe Tuxen con l'incalzante
hammond (Blue Balls).
Groove ed interplay abbondano copiosamente e non danno tregua a chi ascolta.
Musica suonata come si deve, opportunamente percussiva, priva di sbavature. La scuola
danese afferma sempre di più il suo ordine, seppur prendendo le distanze dalle
blue notes - forse apparendo irridente ed irriverente - ma con tanta nuova
linfa vitale.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 22/02/2009
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