Quarta edizione del Reggio Calabria Top Jazz Festival Teatro Cilea 13-17 dicembre 2011
di Vincenzo Fugaldi foto di Aldo Valentie Marina Fiorenza
È giunto alla quarta edizione il festival calabrese dedicato al Top Jazz (2010,
ovviamente, perché quelli relativi al 2011 non
sono stati ancora comunicati), il premio indetto annualmente dal periodico Musica
Jazz per celebrare i fasti del jazz italiano. Sempre per la attenta direzione artistica
di Paolo Damiani,
il festival organizzato dall'Associazione Culturale Jonica in collaborazione con
il Comune di Reggio Calabria e Musica Jazz ha portato nel profondo sud dell'Italia
continentale una nutrita serie di validissimi musicisti:
Daniele Tittarelli, il quartetto Almond Four di Silvia
Bolognesi, il quartetto di
Roberto
Gatto, Francesco Bearzatti, il quintetto di
Paolo Damiani,
il duo Bosso & Biondini,
Roberto Tarenzi,
il duo Montellanico-Zanisi,
Rosario GiulianiLennie's Pennies, Luca AquinoThe Skopje Connection, il duo
Marcotulli-Rabbia,
Danilo
Rea, Peppe Servillo & Solis String Quartet.
Preceduto da una esibizione in solitudine di
Daniele Tittarelli ai sax alto e soprano, il quartetto
"Almond Four" della contrabbassista Silvia Bolognesi (Tony
Cattano, trombone; Pasquale Mirra, vibrafono; Daniele Paoletti,
batteria) si è rivelato una delle più interessanti novità della nostra scena jazzistica:
intriganti composizioni originali, equilibrate dinamiche, sapidi impasti sonori
tra le sonorità del poliedrico trombone di Cattano e del vibrafono di Mirra sulle
solide basi della batteria e del suono scarno e brunito del contrabbasso, creatività
prorompente e ottima interazione tra i musicisti. Una proposta che a tratti occupa
lo spazio sonoro con poche, essenziali pennellate di suono, per poi colmarlo con
assolo pieni e vigorosi. Il gruppo vedrà presto la propria musica registrata su
cd, già dalla primavera 2012.
Il quartetto di
Roberto
Gatto affiancava alla sua celeberrima batteria i sassofoni di
Daniele Tittarelli, il pianoforte di
Luca Mannutza
e il contrabbasso di Francesco Puglisi: un gruppo che suona in souplesse,con un repertorio consolidato di brani originali e non tratti dagli ultimi lavori
discografici di Gatto («The Music Next Door», «Traps»). Bex,
Le Mistral di Jarrett, Silent Prayer, Traps, Canzone interrogativa,
Unknown Shape e Le tue mani di Pino Spotti tra i titoli eseguiti
con navigata professionalità dai quattro, con un Tittarelli fresco e dinamico in
buona evidenza, la solidità del leader e la sempre crescente personalità del pianista.
Francesco Bearzatti,
fresco del riconoscimento di "Miglior musicista europeo" assegnatogli dall'Académie
du Jazz Français, ha reso con le sue creative ance - in performance solitaria -
un omaggio a Ellington e Strayhorn, con delle versioni particolarmente intense e
riuscite di Lush Life e Johnny Come Lately (al clarinetto) e Mood
Indigo eseguita insieme con il tenore e metà del clarinetto.
Paolo Damiani
ha ristretto l'ampia formazione del suo più recente cd («Pane e
tempesta»,
Egea Records, 2010) a un quintetto che affianca
al suo violoncello la voce di Ludovica Manzo, la chitarra di Luigi Masciari,
il sax alto di Cristiano Arcelli e la batteria di Alessandro Paternesi,
oltre al sax tenore di Bearzatti, ospite in una parte del concerto. Gli arrangiamenti
per la nuova formazione asciutta ed essenziale, freschi e godibili, sono sempre
frutto della sagace penna di Arcelli - tranne uno dovuto a Masciari -, e ricreano
le belle e note composizioni di Damiani (tra cui Escort Song su testi di
Stefano Benni, Giochi d'acqua, Respiri di tempo) e il felliniano waltz
Soap Bubble di Berzatti, dando maggiore spazio alle ottime doti vocali della
Manzo, al fraseggio di Arcelli e al drumming innovativo e in divenire di Paternesi.
Il duo tra la tromba e il flicorno di
Fabrizio Bosso
e la fisarmonica di
Luciano Biondini ha suonato un set travolgente coniugando sapientemente
virtuosismo e lirismo, con un'interazione perfetta, quasi medianica, e un repertorio
brillante e comunicativo, che ha accostato ad alcune composizioni originali (Prima
del cuore, Bringi, Prendere o lasciare, What Is There What
Is Not di Biondini, Africa di Bosso) a un brano di
Javier
Girotto (Matias) e a Volver di Carlos Gardel.
In attesa di ascoltarli insieme su cd, un'occasione davvero ghiotta per il pubblico
calabrese.
Il pianista milanese
Roberto Tarenzi
ha effettuato una solo performance tesa e concentrata, tra brani originali (Involvingevolvingrevolving),
standard (In Your Own Sweet Way, Broadway), hit del pop (The Man's
Too Strong dei Dire Straits), mostrando la sua posizione ormai consolidata nel
panorama dei pianisti jazz italiani con solidissima tecnica e conoscenza della tradizione.
Accompagnata per la prima volta dal giovanissimo ma già molto valido pianista
Enrico Zanisi,
Ada Montellanico
ha portato al festival una versione ridotta del suo lavoro dedicato a Billie
Holiday, pubblicato su un cd live de L'Espresso alcuni anni addietro per una
formazione più ampia. Operazione ardua e coraggiosa, quella di dedicare un omaggio
a Lady Day, affrontata dalla cantante romana con riarrangiamenti di alcuni brani
più battuti dall'artista afroamericana, You've Changed, Some Other Spring,
Strange Fruit, Billie's Blues, ma anche altri meno noti nella sua
interpretazione come Detour Ahead, in un concerto con valenze anche didattiche,
che metteva in evidenza le doti di Zanisi.
Rosario Giuliani,
accompagnato da Roberto Tarenzi al pianoforte, Dario Deidda al contrabbasso
e Marco Valeri alla batteria ha proposto un repertorio di proprie composizioni
originali nel consueto linguaggio bop da lui prescelto come propria peculiare cifra
espressiva, da London By Night a Suite et poursuite e Dream House,
dando grande spazio alle virtù solistiche del pianista e del contrabbassista, e
ritagliando per sé significativi spazi espressivi, in un concerto di buona riuscita,
imputabile solo di una certa prolissità.