Enrico Rava, Paolo Fresu, Dave Douglas
Gavino Murgia Megalitico
Jazz a Nuoro 2010 - 29 e 30 agosto 2010
di Cinzia Guidetti
L'evento centrale del "Festival Jazz a Nuoro" (25 agosto - 4 settembre)
di quest'anno è stato il concerto che si è tenuto il 30 agosto al Teatro Eliseo
di Nuoro e che ha visto protagoniste tre illustri trombe:
Enrico Rava,
Paolo Fresu
e Dave Douglas accompagnati dal pianista Roberto Cipelli, dal contrabbassista
Attilio Zanchi e dal batterista Ettore Fioravanti, e nella parte finale
anche il sassofonista
Tino Tracanna,
sono saliti sul palco senza bisogno di alcuna presentazione, e hanno aperto una
performance che ha visto il tutto esaurito.
I brani della serata, quasi tutti di Douglas, nascono in realtà da un progetto
pregresso, scritto per tre trombe soliste e gruppo di accompagnamento. Ottimi i
bilanciamenti delle voci: nessuna prevarica mai sull'altra, e il timbro di ciascun
artista ha reso peculiare l'esecuzione. Non a caso Douglas aveva indicato proprio
i due suoi compagni di palco come ipotetici musicisti per il progetto. La vellutata
tromba di Rava, insieme a quella esuberante di Douglas e a quella cool di Fresu,
alternata al flicorno, hanno dato vita ad un amalgama ricco di pathos.
Si poteva avere la sensazione che il gruppo fosse diviso in due, da una parte
le trombe co-leader, e dall'altra il pianoforte, che con la sezione ritmica poteva
sembrare quasi in secondo piano. Ciò non è accaduto perché tutti gli strumenti sul
palco sono riusciti a mantenere un equilibrio sonoro tra soli, passaggi d'insieme
e scambi di ruoli i cui perfetti bilanciamenti sono stati apprezzati dal pubblico.
Al suo interno, oltre al virtuosismo dei solisti, il walking bass e i ritmi scanditi
dal contrabbassista Attilio Zanchi, i cui assoli e passaggi tengono sempre
con il fiato sospeso, l'intelligente supporto armonico di Roberto Cipelli
che con il suo piano accompagna, duetta, dialoga con gli altri strumenti, e l'eclettico
percussionismo di Ettore Fioravanti, che regala alla platea un meraviglioso
solo di batteria sottolineato da fragorosi applausi.
Nei vari brani la tromba di
Enrico Rava
sospira, si ferma, lascia in sospeso le note mescolando suoni soffusi a "parlati";
Dave Douglas dal canto suo regala perfetti fraseggi, usa spesso i registri
alti, accompagna i colleghi con il suo suono squillante, si ferma e riparte, quasi
tutto fosse un gioco;
Paolo Fresu,
inventa passaggi efficaci, ricchi di note, a volte veloci, altre volte rallentati,
senza essere mai troppo invadente. Il compositore Douglas prende spunto dalla cultura
ebraica, dalla musica balcanica, dallo street jazz e dall'elettronica, fondendo
il tutto in un progetto ben equilibrato da ogni punto di vista. Nel repertorio della
serata è preziosa la sua dedica al trombettista triestino che ha definito sul palco
"my hero". Il brano è "Rava", scritto precedentemente e riproposto in omaggio al
jazzista che l'ha influenzato. A lui Douglas ha affidato l'esecuzione come prima
tromba.
Durante il concerto il pubblico ha percepito anche il "divertimento" degli
artisti che scherzano, presentano i brani con qualche battuta (Tino
Tracanna è introdotto per il bis come "un allievo che si è distinto in modo
meritevole"), ridono, si muovono a ritmo, in un gioco di ironica complicità di cui
rendono tutti partecipi.
Dave Douglas ha strappato anche un applauso sentito agli studenti dei seminari
di Nuoro Jazz (dove ha tenuto un'apprezzata masterclass di tre giorni, dal 27 al
30 agosto) ringraziandoli come fonte d'ispirazione.
Il concerto del 29 agosto che ha visto protagonista il quartetto del sassofonista
Gavino Murgia si è svolto a Casa Cabras di Orosei. All'interno del cartellone
del "Festival Jazz a Nuoro" non poteva mancare l'esibizione di uno degli allievi
delle prime edizioni dei seminari "Nuoro Jazz".
Gavino Murgia accompagnato dal suo quartetto formato da
Luciano Biondini alla fisarmonica, Michel Godard alla tuba
e Pietro Iodice
alla batteria, ha presentato il suo ultimo lavoro discografico: "Megalitico". L'
organico piuttosto insolito per una formazione jazz, per questo appuntamento non
prevedeva il vibrafonista Franck Tortiller, presente invece nella registrazione
in studio.
Gavino Murgia è un esploratore sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Il suo pluristilismo tocca anche il free nella prospettiva di chi vuole recuperare
le proprie origini: infatti nei suoi brani è presente con forza la tradizione sonora
legata alla sua Sardegna. E proprio da lì ha mutuato il canto armonico bitonale
e i suoni gutturali che ricordano i tenores, come nell'ipnotico brano "Arketipo
1".
Le architetture armoniche dei brani di Murgia sono ricche e mai banali. Le
voci degli strumenti si intrecciano, si dividono, si rincorrono turbinosamente e
si riprendono, per poi infine seguire una linea definita, come in un raffinato gioco.
Il sax soprano di Murgia, dagli echi coltraniani, è sempre molto presente
e quasi dominante all'interno dei brani, ma senza la tuba di Michel Godard
non esisterebbe il contrasto tra suoni acuti e gravi che rende uniche le esecuzioni.
Ne è esempio il brano energico e trascinante "Blue Tuba" che ha incantato la platea.
Coadiuvato dall'elettronica il jazzista nuorese crea a volte suoni eterei, sospesi
nel vuoto, e altre volte sonorità materiche che travolgono il pubblico. Godard,
dal canto suo, passa con facilità dalla tuba al basso elettrico senza però tradire
la propria poetica: il suo maestoso suono continua ad essere il motore trascinante
del gruppo, come in "Pane e Pintau" dove il tempo viene scandito dalla tuba, e le
note del canto del sax creano un contrasto unico.
Nella dinamica del quartetto "Megalitico" la fisarmonica di
Luciano Biondini duetta con la tuba, pesca dal folklore del Mediterraneo,
dall'est Europa, mescola e restituisce un suono ricco di colori che combinato con
le altre voci crea una sonorità piena e in continuo divenire. In alcuni brani come
"Sonora" la tuba di Godard sembra fare eco alla voce di Murgia, volendo quasi rincorrere
quei suoni primordiali.
Il sassofonista nuorese usa una gestualità che ricorda quella dei dj, mentre
Biondini si alza dallo scanno per dare enfasi alla sonorità della fisarmonica, ed
entrambi sembrano quasi ipnotizzati dalla propria musica. Più compassato, senza
mai essere invadente,
Pietro Iodice
si ritaglia un breve solo al centro del concerto, per poi lasciare nuovamente spazio
agli altri musicisti.
La performance si chiude con una incalzante e travolgente "Surreal Building".
Gavino Murgia scherza con la platea sulla sua pronuncia inglese, e strappa
una risata fragorosa al pubblico prima del richiesto bis.
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 01/11/2010
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