Bergamo Jazz - March'In Jazz XXXIII Edizione Bergamo, Teatro Donizetti - 18 - 20 Marzo 2011
di Vittorio Pio foto di Gianfranco Rota
Il meglio del jazz parte sempre da Bergamo che manda agli archivi l'ultima edizione
firmata artisticamente da Paolo Fresucon un ottimo riscontro in termine di gradimento e partecipazione. Se Bollani
ha offerto la sua onnivora curiosità al vaglio di un altro genio immarcabile come
Frank Zappa, Pieranunzi ha dimostrato per l'ennesima volta la sua perfetta
adesione al barocco di Scarlatti con un set per nulla scontato. Due concerti esemplari
in cui i nostri celebrati rappresentanti hanno ben mescolato le carte, prendendo
spunto dai temi di due protagonisti in apparenza opposti ma in realtà di assoluta
coerenza per abbinare le loro improvvisazioni in un gioco di rielaborazioni armoniche
capaci di scatenare le ovazioni di una platea entusiasta.
Sempre nello splendido teatro Donizetti, Gilberto
Gil ha inaugurato il suo nuovo corso, in cui ha coinvolto il figlio Bem (anche
lui alla chitarra) e il magnifico violoncellista Jacques Morelenbaum in un
viaggio acustico alle radici della MPB. Gil da quando è tornato ad occuparsi a tempo
pieno della musica è ispirato come non mai, in questo concerto per sola voce e corde,
il nostro ha rovistato nel suo immenso canzoniere per trovare un nuovo approccio
alle molte spezie che da sempre caratterizzano il suo universo sonoro, con alcuni
superclassici suoi ("Esoterico" "Supehomem", "Panis et Circensis") o di altre icone
come Dorival Caymmi ("Saudade da Bahia") e Dominguinhos ("Tenho Sede").
Ottimo anche il rendez-vous fra un
Chick Corea
in ormai consolidata forma fisica e il professor Gary Burton in un programma
maliziosamente fitto di standards ("Chega De Saudade", "Can't be
we friends", "Blue Monk"), virate pop (addirittura la beatlesiana "Eleanor Rigby")
e ardite improvvisazioni su tracce che riportavano all'inarrivabile estro di Mozart.
Un'esibizione fatta di sostanza e complicità nell'affrontare pagine stra-battute
con un ammirevole libertà improvvisativa e ardita ricerca melodica: circostanza
tale da sopravanzare persino l'altrettanto familiare vocazione allo stupore virtuosistico
da parte di due musicisti, dotati come è noto, di una tecnica ragguardevole.
Entusiasmo alle stelle anche nel conclusivo set accreditato al Nils LandgrenFunk Unit, il trombonista svedese che ha ben impresso nel suo DNA il groove
più torrido e nero nel realizzare una musica ovviamente coinvolgente nei suoi reiterati
patterns, ispirati dalle icone del genere e proiettati su un repertorio fatto di
originali dalla presa immediata anche nella platea che ha rapidamente abbandonato
il suo aplomb.
Menzione d'onore anche per il Paul Klee quartet e l'Alboran trio,
formazioni zeppe di elementi di valore che purtroppo stentano a trovare il riconoscimento
che meriterebbero senza mezzi termini soprattutto in Italia.
Almeno Fresu ci ha provato, il festival con lui è cresciuto nel rispetto di una
curiosità pari allo smisurato talento. A lui succederà ufficialmente
Enrico Rava,
che durante un rapido collegamento telefonico con il teatro, si è detto lusingato
di questo incarico che ricoprirà dal prossimo anno, così come voglioso di dimostrare
quanto il jazz soprattutto nello spirito incarnato dalle nuove generazioni di tutto
il mondo, goda di un momento assai felice.