High Five Quintet
Tokyo, Blue Note:
dal 16 al 19 Novembre 2008
di Giovanni Greto
Fabrizio Bosso, tromba e flicorno
Daniele Scannapieco, sax tenore
Luca Mannutza,
pianoforte
Pietro Ciancaglini,
contrabbasso
Lorenzo Tucci,
batteria
Otto set in quattro giorni. Mai un minuto per il tempo libero. Però un
successo crescente, che sfocerà in un DVD e in un CD che conterrà parte dei brani
eseguiti nel prestigioso locale giapponese. Abbiamo assistito al primo set, iniziato
puntualmente alle 19 del 19 novembre. E' un Blue Note con molta gente, nonostante
il giorno feriale.
Fabrizio Bosso ci racconterà che domenica 16 il locale era strapieno
e che ogni sera, alla fine del secondo set, c'era la fila degli ammiratori desiderosi
di un autografo.
Settantacinque minuti di musica eseguiti dagli
High Five, insieme ormai da 7 anni, più un bis. Sono soltanto tre i pezzi
originali in scaletta, secondo la volontà, ci spiegherà poi
Bosso,
del produttore discografico della Emi giapponese, che ha chiesto espressamente al
gruppo, in previsione della registrazione del CD, di eseguire molti standards. E
cosa c'è di meglio, che iniziare il concerto con l'accattivante "Adam's
Apple" di
Wayne
Shorter? Il pezzo inizia in sordina con un ostinato pedale del contrabbasso,
sostenuto dal ritmo latineggiante della batteria e da semplici frasi del pianoforte.
Su questo tappeto si inseriscono per il tema il sax e la tromba e poi partono gli
assolo. Già caldi entrambi i fiati, il primo ad improvvisare è Scannapieco,
seguito da Bosso,
il cui fraseggio si fa a tratti velocissimo, e infine tocca a
Mannutza.
Un ordine canonico, rispettoso dell'originale. Soltanto il finale si discosta un
po', con il riff conclusivo ripetuto più volte.
La tromba lascia il posto al flicorno, dal suono morbido, suadente, per
il primo pezzo originale, un 3/4 medio-lento, "Panda Guru",
che porta la firma del batterista. Velocissimo, in stile hard-bop "On
the way home", di
Bosso.
Nel suo solo, il trombettista si concede delle note tenute per lungo tempo, aumentando
la tensione, che si libera in un caloroso applauso. Godibilissima la lunga sequenza
di breaks – prima di 8, poi di 4 misure – tra sax, tromba e batteria, che preludono
al tema finale, in cui
Tucci
diventa nuovamente protagonista, mediante una azzeccata figurazione in solitudine.
La serata offre anche atmosfere brasiliane, grazie all'omaggio a Tom Jobim, del
quale i 5 eseguono la morbida e tiepida "Ligia".
Si ritorna a Shorter, con una superba versione funkeggiante di "Footprints",
in cui Bosso
utilizza la sordina davisiana e arriva finalmente un buon solo di contrabbasso.
C'è spazio per l'unica ballad, ‘Body And Soul',
che ci fa pensare al film "'Round Midnight" per la scelta esecutiva. La composizione
originale - l'ultima - che porta la firma di tutti è "F.F.F.",
che inizia con un tempo funky della batteria a richiamare quei brani, spesso contenuti
nei dischi Blue Note degli anni '60.
Tutti, tranne il contrabbasso, danno vita ad infuocati assolo, il più applaudito
dei quali è quello di
Bosso,
per il quale il trombettista adotterà una sordina modello "sturalavandino"
a riprodurre le sonorità jungle tipiche delle Big Band della Swing Era. Il pubblico
prova ad accentare i quarti con le mani ed applaude affascinato, subito incalzato
dall'unico, ma ben strutturato, assolo di batteria.
L'ultimo brano, "All or nothing at all",
serve a Scannapieco per presentare il gruppo e, come sempre, prelude al bis.
Un intenso "Inception" di
McCoy Tyner,
velocissimo, in cui tromba e sax si spartiscono l'esposizione del tema, concluso
giocosamente da un'altra serie di breaks, cui questa volta partecipa anche il pianista
Luca Mannutza.
Insomma quattro giorni faticosi ma piena di soddisfazione per il quintetto italiano,
di cui attendiamo con interesse di ascoltare il CD che ne uscirà.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
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Data pubblicazione: 01/01/2009
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