Jazz in Parco 2007
Nocera Inferiore - giugno/luglio 2007
di Luigi Spera
Decima edizione di "Jazz in parco" a Nocera Inferiore che dopo
un fine settimana di fuoco e una tappa infrasettimanale molto musicale, si è chiusa
con il concerto di domenica 1 luglio di Steve Coleman. Il merito degli organizzatori
della rassegna nocerina, Elia Pirollo e
Ondina
Sannino, è di sicuro quello di aver dato al pubblico un'offerta di differenti
modalità e impronte della musica jazz contemporanea, con artisti provenienti trasversalmente
da nazioni ed esperienze completamente differenti. Con alti e bassi il festival
resta punto di riferimento per appassionati e non.
venerdì 22 giugno
Rita Marcotulli
Ad aprire la rassegna venerdì 22 giugno è stato il trio capitanato
da Rita Marcotulli.
Armonie piacevolissime, giri tonali e modali su composizioni molto varie e intense
che mostrano tutta la maturità della musicista romana che da anni percorre il sentiero
del Jazz con successo. A Nocera è affiancata dal contrabbassista svedese Palle
Danielsson e da uno dei più grandi batteristi come
Peter Erskine. La linea
di basso è affidata alla guida di Danielsson che esprime un suono spigoloso e dialogante,
anche sincopato, mai banale. La sezione ritmica è una sicurezza assoluta. Erskin
accarezza ogni suono della batteria, la capacità di crescita e diminuzione dei suoni
sconvolge quasi. Il livello anche di improvvisazione dei tre, si capisce quando
un cane abbaia nel silenzio e sorridendo Palle gli risponde con voce e contrabbasso.
Il suo suono, con sprazzi di funky, gode dell'esclusività dei suoni tipici della
tradizione popolare scandinava. Come nel pezzo di Palle, ottimo anche in composizione.
Questo il brano più melodico del concerto, con una velata malinconia di fondo imposta
dal pensiero alla terra natia. Nel pezzo "For yuo Peter"
Palle mette l'amico in condizione di esprimere al meglio la sua arte, lasciandogli
spazio in un assolo davvero trascinante con abbondanza di suoni flamm, scomposizioni
e controtempi. Un assolo molto concettuale che mostra davvero il peso della batteria.
Sono molti i richiami anche sulla campana, quasi a introdurre i suoni latini di
Horatio "El Negro" Hernandez. Il grande batterista cubano, poi, nella sua
performance saluterà Erskine
chiamandolo papa.
Horatio El Negro
Per la verità, chi era abituato alle migliori performances del
cubano, si è dovuto accontentare di una versione un tantino appannata di 'El Negro'.
Il sostrato musicale che offre il ritmo della sua batteria è comunque monolitico,
e abbastanza in asse con la linea di basso tenuta da Daniel Martines, davvero
ottimo elemento. Il linguaggio anche del piano e della tromba sono cubani al 100%,
gli amanti avranno comunque pensato che agli Italuba il fondamentale apporto
delle Congas e delle colorate percussioni caraibiche a volte manca. La melodia è
affidata principalmente al trombettista, espressiva e piacevole. Negli assoli e
nella tenuta della sezione ritmica El Negro offre comunque spunti superlativi. Ma
non è certo trascinante come ci si poteva aspettare. Buono il piano, molto tipico.
Il bassista anche voce sola, profonda e classica fa bene la sua parte. Complessivamente
nei tributi a Paquito D'rivera e Miles Davis, non c'è quel sapore
che rende un concerto indimenticabile.
sabato 23 giugno
Nick The Night Fly
Seconda battuta del festival, Sabato 23 giugno, affidata a
Nick the Nightfly e Noa. Molto più personaggio che musicista ha intrattenuto
comunque piacevolmente la platea di affezionati. Molto crooner, ha ripreso standard
e pezzi famosi del repertorio Jazz più commerciale e in stile Montecarlo Night,
coinvolgendo il pubblico, soprattutto quello meno esigente. Basso e piano poco fantasiosi,
così come il batterista.
Noa
In assoluto il punto di maggiore spessore del week end di Apertura di "Jazz
in Parco" la presenza di Noa. La cantante israeliana ha stregato il pubblico
di Parco Fienga accompagnata nel suo progetto Jazz da una band con i controfiocchi.
Vocalizzi e cori con suono mediorientale arricchiscono una impostazione jazz tra
il classico e il moderno. Noa riesce a sfruttare ogni minima possibilità
delle sue corde vocali, sinuosa, in tutta la sua vasta estensione vocale. Mai fuori
intonazione, sa affievolire e rendere duro il timbro in maniera viscerale ed emozionante,
mostrando anche la sua conoscenza tecnica. Gestisce i suoi musicisti, comprende
e sente ogni singola nota prodotta dalla band e ne fa tesoro per non produrre neanche
una sbavatura. Con lei un contrabbasso quello illuminante di Yorai Oron,
fuori dal comune, gustosissimo, mai banale, nel lasciarsi andare in scomposizioni
e improvvisazioni di grande espressività. E poi il batterista Yaaki Levy:
fantasioso e di grande effetto in controtempo e nel cercare nuove soluzioni sonore,
come quando suona con le mani e utilizza bordi e meccaniche per arricchire i suoni
della ritmica con le bacchette ad assumere un aspetto nuovo. D'effetto le improvvisazioni
in levare. Sopraffino il tocco, molto di esperienza e di carisma. Sempre fantasioso
e mai prevedibile. Durante il concerto la voce si fa sottile, dura, dolce, passionale
assumendo linguaggi e tonalità diversi a seconda delle esigenze. Interpreta anche
con il corpo la sua musica, mostrando passionalità e femminilità. Il feeling con
il chitarrista è totale, non solo quando sono in duetto o quando lei canta in contemporanea
le scale da lui suonate. L'accordo è davvero musicale ed è lui punto di riferimento.
Il linguaggio della chitarra è quello del jazz, il suono retrò, le improvvisazioni
portano a sfruttare ogni tasto della semiacustica dal suono tondo. Una chiave moderna
e disinvolta, ma davvero molto piacevole, e con richiami alla tradizione. Nell'ultimo
pezzo Noa presenta i musicisti e lancia un inno alla pace. Da lei israeliana,
l'appello alla fratellanza e al superamento delle barriere ideologiche e fisiche
è davvero importante. Il tutto improvvisando parole e note...
domenica 24 giugno
Al di Meola
Quella di domenica è una serata in chiaroscuro, non brilla il superospite
Al Di Meola. Il
progetto del chitarrista statunitense è quello ben noto del Flamenco e tango. Ritmo,
melodia e armonia sono tipici. Il musicista appare però forse un po' troppo ripetitivo
anche nelle scale, sicuramente nella composizione. Gli spunti ci sono, anche in
velocità e tecnica degli assoli, ma è forse molto più per amanti del genere o del
personaggio. Da uno con il suo curriculum ci si aspetta tutt'altro. Molto efficace
il percussionista, seppure relegato al Cayon per tutto il concerto. L'altra chitarra
solo in appoggio senza neanche troppo intersecarsi con quella di Di Meola,
è spesso algida. Ottima la fisarmonica, buoni gli spunti e le melodie sono piacevoli.
Molto meglio quando suona i pezzi di altri.
Lino Volpe
L'artista napoletano ha iniziato il suo concerto molto in ritardo e con la platea ridotta
dall'orario troppo avanzato. Davvero un peccato. Seppur con una voce dal timbro
assolutamente lontano da quello tipico del Jazz, è davvero un gran piacere ascoltarlo.
Anche le liriche, ironiche e malinconiche sono interessanti analisi della vita,
e d'effetto. E' affiancato da musicisti di esperienza come
Aldo Vigorito
al Contrabbasso, che dà un grande linguaggio alla sua musica e
Franco Ambrosetti
alla Tromba. Anche la sezione ritmica è caustica e precisa. Molto gustoso il tutto.
Jazz piacevole e per tutti, nonostante le pecche della voce.
martedì 26 giugno
Javier Girotto
A cavallo tra jazz e tango è un turbine di suoni avvolgenti e arrembanti che
rendono difficile star fermi sulla sedia ad ascoltarlo. Questo lo spettacolo eccezionale
offerto da
Javier
Girotto. L'indio di Cordoba dal timbro argentino, è accompagnato
a Nocera da un ottimo quartetto di sassofoni, composto da giovani tutti italiani
di età media sui 26 anni e di grandissimo talento, che ha davvero arricchito con
la sua performance la rassegna nocerina. Il progetto con gli "Atem saxophone
quartet" funziona ed è molto convincente. Anche per orecchie meno esperte la
musica di
Girotto è piacevole e davvero di gusto. Chi apprezza e comprende
la sua immensa capacità musicale ne resta addirittura impressionato. Le strutture
dei brani, lungi dallo schiacciarsi sul tango, sono molto elastiche e complesse
al tempo stesso. La composizione dei suoi brani è complicatissima ed esalta sia
i giovani quando spingono l'assolo di
Girotto
in levare, sia quando l'artista tira fuori dal cilindro sul finire un assolo superlativo,
riuscendo con il suo sax soprano a sovrapporre e incastrare i suoni dei quattro
sax del quartetto. Note graffiate e scale mai banali, fanno schizzare la quotazione
del sassofonista e compositore verso l'alto. Il sax pare a volte diventare microfono
per l'artista che espressivo e dialogante lascia davvero il segno. Nota di merito
ai quattro musicisti che lo accompagnano ("Atem Saxophone Quartet" composto da
David Brutti al sax soprano, Matteo Villa al sax contralto, Davide
Bartelucci al sax tenore e Massimo Valentini sax baritono), che hanno
maturato un linguaggio musicale tipico come pochi. I quattro fanno pensare che in
Italia non si pensa solo alle canzonette...
Paolo Fresu
Melodie profonde e armoniche a intrecciarsi con i suoni prodotti
dagli archi che lo accompagnano. L'atmosfera che regala
Paolo Fresu
accompagnato dal quartetto d'archi "Alborada string quartet" è di grande
suggestione. A chiudere gli occhi pare di trovarsi di fronte il duro paesaggio dell'entroterra
sardo spazzato dal vento, elemento naturale questo che ha fatto da sesto strumento
sul palco. Niente note sparate senza grazia e niente scale urlate
come ormai pare essere di moda...La tromba di
Fresu
produce una pioggia di note che toccano l'anima nei suoi sentimenti più profondi.
Tre brani fanno parte della colonna sonora del film su Ilaria Alpi, pezzi
intimi e a tratti malinconici, interpretati in modo anche fisico da
Fresu.
Grazie alla padronanza della tecnica della respirazione circolare
Fresu
riesce a lungo a tenera la nota, togliendo il fiato solo al pubblico che apprezza
molto ogni suo intervento. Come quando in apertura sul nastro di una corale Sarda
suona e grazie al registratore che lui stesso armeggia, registra e ripete note appena
suonate. D'impatto poi, soprattutto la rappresentazione di uno dei brani in cui
i musicisti del quartetto si sono sistemati ai quattro angoli del cortile con
Fresu,
acustico, a suonare tra i merli delle mura di cinta del castello, cambiando continuamente
posizione. Non è immediata la musica di
Fresu,
è molto complessa e quasi filosofica, ma trasmette un senso di tranquillità e dei
brividi che non si dimenticano.
domenica 1 luglio
Steve Coleman
Primo statunitense 'doc' a calcare la scena nocerina, Steve Coleman
con i "Five elements rhythm edition", ha chiuso l'ambiziosa rassegna di
Jazz in Parco per l'edizione del decennale. Quella del 1° luglio è stata
però per il pubblico anche la serata più difficile. E per molti districarsi tra
i meandri di una composizione estremamente complessa, ha significato un gran sacrificio
d'attenzione. Fuori dall'apprezzamento generale, il concerto di Coleman è
stato davvero di ampio respiro. A Jazz in Parco mancava all'appello solo
la sperimentazione moderna del jazz e con Coleman si è chiuso un cerchio
che con una serie di concerti ha rappresentato diverse sfaccettature del Jazz. Il
sassofonista, proseguendo un'azione di ricerca che lo ha visto viaggiare in tutto
il mondo, Africa compresa, ha raggiunto un livello di conoscenza estremo, che si
traduce in uno sperimentalismo molto pressante. Con lui sul palco la vocalist
Jen Shyu, il trombettista Jonathan Finlayson, il trombonista Tim Albright,
il contrabbassista Thomas Morgan e i batteristi Marcus Gilmore e
Tyshawn Sorey. Tra le singolarità della sperimentazione di Coleman,
la presenza sul palco di due batterie in contemporanea. Tra fusion e free jazz,
l'ensemble ha presentato una scaletta molto ampia, con il sax, gli altri fiati e
la voce, a innestarsi sulla linea di contrabbasso che ha tenuto su tutta la sezione.
Modali molto più che tonali, le improvvisazioni dell'artista, quanto alla sezione
ritmica, le batterie si passano il testimone continuamente, tra una che appoggia
il ritmo e una che improvvisa. Si sostituiscono i due drummer con piatti e tamburi
creando un effetto insolito. Gli assoli di Batteria e Sax sono imponenti, in particolare
Tyshawn Sorey riesce a improvvisare per lungo tempo in un assolo concettuale
tutto in levare e in controtempo, aggrappato al ride riesce a fare di tutto, davvero
sorprendente. Il livello artistico e musicale offerto è stato notevole ma, come
accennato, è stato però anche un concerto molto faticoso e ostico per le orecchie
meno allenate a questo tipo di suoni sperimentali.
Per il prossimo anno gli organizzatori hanno promesso di fare di più,
cosa che resta la speranza dei molti amanti del genere che non saranno costretti
a migliaia di chilometri per assistere a questi spettacoli d'eccezione.
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24/10/2006 | Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Andy Sheppard, Bobo Stenson tra i protagonisti del Brugge Jazz 2006 (Thomas Van Der Aa e Nadia Guida) |
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Data pubblicazione: 16/09/2007
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