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Paolo Di Sabatino, Janek Gwizdala, Peter Erskine
Trace Elements
musica jazz (2014)
1. Driving Blues (Di Sabatino)
2. Peter (Di Sabatino)
3. Ciclito (Di Sabatino)
4. Evening Dance (Di Sabatino)
5. Nature Boy (Eden Ahbez)
6. Trace Elements (Di Sabatino)
7. Nell'Aria (Di Sabatino)
8. Time for Fun (Di Sabatino)
9. Five o'Clock in the Morning (Di Sabatino)
10. They Can't Take That Away from Me (Gershwin)
11. Janek (Di Sabatino)
Bonus Track: Ce Que J'aime de Toi (Di Sabatino/Joyce)
Paolo Di Sabatino - pianoforte, Fender Rhodes Janek Gwizdala - basso elettrico, loop Peter Erskine - batteria, shaker
Sin dal titolo si comprende il complesso rapporto fra Di Sabatino e la musica,
in questo caso jazz, da lui stesso definito una ragione di vita, "necessaria alla
nutrizione del nostro spirito". La traduzione italiana del titolo è appunto "oligoelementi",
appunto i "mattoni" chimici necessari alla vita del corpo umano. La musica, al pari,
è necessaria per l'anima. Uno dei primissimi album in Italia, crediamo, a essere
prodotto attraverso il crowfunding, in uno scambio solidale che unisce l'artista
al suo pubblico.
Driving Blues, apre l'album con una vivace commistione di jazz e blues, appunto,
la cui atmosfera suggerisce la sensazione di guidare nel traffico di Los Angeles
o New York. Il piacevole dialogo fra basso e pianoforte - i cui timbri cromatici
ricordano il blues di Chicago -, in apertura, è sostituito dai passaggi minimalisti
di basso/batteria, o basso/pianoforte, dal ritmo più blando, che si alternano a
passaggi dinamici che vedono impegnati i tre strumenti insieme, con, in sottofondo
a riscaldare l'ambiente, lo shaker di Erskine.
Introdotta da un pulsante Fender Rhodes, che si lascia poi andare ad atmosfere
"celestiali", Evening Dance è un curioso brano dall'atmosfera romantica,
che, sottotraccia, ricorda vagamente gli anni Ottanta, e le luci soffuse dell'ultimo
Studio 54, e la dance sofisticata dei Fleetwood Mac. A dare concretezza alla tavolozza
sonora, le oscure tonalità del basso elettrico,
Su corde particolarmente emozionanti, la rilettura dello standard di Gershwin
They Can't Take That Away from Me, letteralmente stravolto da Di Sabatino e
soci. L'eliminazione degli archi e della parte cantata, regala a chi ascolta una
calda architettura sonora blueseggiante, che ci porta a toccare con mano le difficoltà
delle relazioni affettive contemporanee, costruite sul trovarsi, il perdersi, e
il ritrovarsi, fra le strade metropolitane intasate di traffico. Il pianoforte di
Di Sabatino costruisce un'atmosfera urbana notturna, bagnata di pioggia settembrina,
suggerita dallo shaker, mentre il cauto incedere del basso elettrico sembra suggerire
pensose "pause di riflessione".
Altro richiamo al jazz della tradizione, Nature Boy, un brano che
ci parla degli stretti legami fra l'uomo e le natura, origine di quegli "oligoelementi"
essenziali per l'organismo umano. Introdotta dal basso elettrico cadenzato sui toni
gravi e lo shaker in sottofondo, questa rilettura del celeberrimo standard è focalizzata
sul pianoforte che emerge in lunghe sequenze di poche ma efficaci note, per poi
inserirsi in un più dinamico e raffinato dialogo a tre, sempre comunque caratterizzato
dal ritmo "rotolante" scandito dal basso.
Un album, Trace Elements, ben calibrato, come un microcosmo naturale dove
ogni singolo "ingranaggio" è al proprio posto.
Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 25/10/2015
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