Catania, Etnafest 2007
Steve Coleman & Five Elements "Rhythm Edition"
8 luglio 2007, Anfiteatro "Le Ciminiere"
di Enzo Fugaldi foto di Oreste Siciliano
Steve Coleman – sax alto
Jonathan Finlayson – tromba
Tim Albright – trombone
Thomas Morgan – contrabbasso
Marcus Gilmore – batteria
Tyshawn Sorey – batt.
Jen Shyu – voce
Insolita la disposizione dei musicisti sul palco: in primo piano, ai lati
estremi, l'uno di fronte all'altro, i due batteristi; subito dietro, il contrabbasso
e la voce; a seguire i tre fiati, ma con il trombettista al centro.
In questa nuova edizione dei Five Elements - la denominazione del
gruppo non ha alcun collegamento con il numero effettivo dei musicisti in azione
-, come ormai da alcuni anni, assume un ruolo centrale la onnipresente voce di
Jen Shyu, vocalist esotica ma di doti non eccezionali, che si cimenta sia
nelle esposizioni dei temi che in frequenti vocalizzi di impatto non rilevante.
Alla presenza eccessiva della voce si unisce, in negativo, l'assenza del
pianoforte, che si fa notare da subito. Coleman ha quasi sempre avuto con
sé eccellenti pianisti, da Andy Milne a Vijay Iyer, da Jason Moran
a Craig Taborn, per citarne alcuni, e la mancanza di questo strumento nell'ensemble
rende preponderante la matrice ossessiva sin dal brano iniziale,
Fire Revisited.
La musica di Steve Coleman, anche sui dischi incisi in questo decennio,
pare aver stemperato la solidissima carica ritmica che in precedenza si basava su
una perfetta interazione fra batteria e basso elettrico. Qui suonano Thomas Morgan
allo strumento acustico, che per quanto efficace non può fornire il sostegno di
un basso elettrico, e il lavoro su tamburi e i piatti è affidato a ben due musicisti,
Gilmore, cui compete la scansione regolare dell'accompagnamento, e Sorey,
drummer davvero eccellente che sostiene la parte più creativa, quasi un ininterrotto
assolo che lo vede protagonista dall'inizio alla fine del concerto, distinguendosi
per fantasia, tecnica e creatività, e contribuisce praticamente da solo a dare alla
musica un senso di mobilità e di non appiattimento.
Gli altri brani, riarrangiati in versioni che non riescono a tenere il
paragone con gli originali, sono Neutral Zone,
Cup Ba-Rith, 9 to 5,
preceduto da un omaggio a Ellington - Passion Flower
di Billy Strayhorn - per soli sax e contrabbasso, Black
Genghis, Change The Guard, con un
pregevole assolo di Sorey, e brevi versioni di Pad
Thai, Uhren,
Dogon, Beyond All We Know.
Non sono apparsi particolarmente ispirati i pur fedeli comprimari Albright
e Finlayson, che si sono limitati ad assoli di routine. Il solismo di
Coleman è sempre diretto, granitico, essenziale ed esente da ogni minimo abbandono
lirico, persino nel brano ellingtoniano; questa sua ben nota peculiarità, nel contesto
di questa formazione, grava sull'atmosfera generale, non permettendo alla musica
di prendere il volo come nel passato.
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Data pubblicazione: 31/10/2007
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