Vittoria Jazz Festival 2014 Vittoria (RG) - 7/29 giugno 2014
di Vincenzo Fugaldi
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Edizione numero sette per il festival diretto da
Francesco
Cafiso nella cittadina del ragusano. La fertile unione con il prodotto
principe locale, il cerasuolo, continua a dare i suoi frutti, riempiendo la splendida
piazza Enriquez in ogni serata di un pubblico entusiasta, grazie anche alle innumerevoli
iniziative artistiche collaterali (performance, mostre fotografiche e pittoriche)
e a percorsi turistici ed enogastronomici organizzati durante i fine settimana in
cui si svolge il festival.
Dopo un anteprima a maggio al teatro comunale con il duo
composto da Francesco Buzzurro e Giuseppe Milici,
il concerto inaugurale è spettato al nuovo progetto della cantante francese Anne
Ducros, denominato "Either Way, From Marilyn To Ella", con Benoit De
Mesmay al pianoforte, Maxime Blesin alla chitarra, Gilles Nicolas al contrabbasso
e al basso elettrico e il belga di origini italiane Bruno Castellucci alla batteria.
Come racconta la stessa Ducros, un filo conduttore lega le due figure di Marilyn
Monroe ed Ella Fitzgerald, e riguarda il primo ingaggio di Ella in un importante
club di Los Angeles, fortemente voluto proprio dalla Monroe. Da qui l'idea di rendere
omaggio a entrambe, con un quartetto dinamico e partecipe, e con arrangiamenti in
molti brani degni di nota. L'applaudito concerto è iniziato con la leggera You'd
Be Surprised, song di Irving Berlin notissima grazie alla versione della Monroe,
e con altri cavalli di battaglia dell'indimenticabile attrice come My Heart Belongs
To Daddy, I Wanna Be Loved By You, Diamonds Are The Girl's Best Friends
e, più jazzisticamente sulle orme di Ella, con una bella riproposizione di Summertime,
con You'd Be So Nice To Come Home To, e le ritmicamente trasfigurate But
not for me, Lullaby Of Birdland e It Don't Mean A thing (If It Ain't
Got That Swing) ospite
Francesco
Cafiso, Dindi di Jobim, e un bis sulle note di Les feuilles mortes.
Il canto della Ducros non lesina scat e improvvisazione, e la sua navigata presenza
scenica mantiene elevata la temperatura della comunicazione, tra recitativi e slanci
swinganti, aderendo al repertorio con sicurezza e gusto. Si è cimentata anche con
la versione italiana di Either Way, In entrambi i casi, con un bel
testo di Franco Battiato.
Enrico
Pieranunzi si è esibito con il suo attuale trio italiano, con Luca Bulgarelli
al contrabbasso e Mauro Beggio alla batteria. La formazione mostra un affiatamento compiuto
ed efficace, dando risalto alle splendide composizioni di uno dei più grandi pianisti
di sempre sulla scena europea, Border Line, Tales From The Unespected,
la felliniana Blue Waltz, Castle of Solitude, che spaziavano tra energia
e approccio melodico, in un set denso e di ottimo impatto, senza trascurare standard
come Everything I Love, una trascinante versione di Solar, Summer
Night, My Funny Valentine. Contrabbasso e batteria mostrano una piena
maturità, risultando presenti ed elastici senza mai eccedere, e Bulgarelli si concede
alcuni assolo di spessore, condotti con perizia e cantabilità.
Il fine settimana successivo ha visto succedersi sul palco di
Vittoria il gruppo di Nicola Giammarinaro, l'Orchestra Jazz Siciliana
e il duo Marcotulli-Biondini.
A rappresentare la via maestra del jazz è stato chiamato un trio di senatori del
jazz italiano: il pianista Antonello Vannucchi, il contrabbassista Giorgio
Rosciglione e il batterista Gegè Munari, capitanati dal chitarrista
Nicola Mingo.
I quattro sono protagonisti di una recente incisione per l'etichetta EmArcy/Universal
(«Swinging»), della quale hanno proposto numerosi brani, in un sentito omaggio
alla figura di Wes Montgomery, del quale hanno riproposto alcune composizioni (The
Thumb, Road Song), insieme a Moody's Mood For Love di James Moody,
So What di Davis e a varie composizioni originali di Mingo. Classicissimo
swing, assolo pertinenti e concisi, per una proposta che non ha deluso il pubblico
presente, grazie anche alle misurate gag musicali di Munari. È intervenuta in qualità
di ospite la cantante newyorkese Beverly Lewis, che ha interpretato The Masquerade
Is Over e In The Wee Small Hours Of The Morning.
Il trio del sax tenore
Emanuele
Cisi, con Aldo Zunino al contrabbasso e Adam Pache alla
batteria, si è prodotto in un set riuscitissimo, coeso e concentrato su un'estetica
precisa calata nella tradizione ma di ampia fruibilità, con continui omaggi all'ispiratore
Warne Marsh ma anche alla lezione rollinsiana da parte del leader, e solide basi
poste dalla ritmica, con il ruolo armonico tutto poggiato sulle sapienti corde di
Zunino e la leggerezza delle bacchette e delle spazzole di Pache. Repertorio di
brani originali composti da Cisi (You Remember Me, Warnin' Up,
Inverso Calypso, l'ottimo Mama Anita) e standard di alta qualità (Remember,
Chelsea Bridge, Where Or When, But not for me).
Un quartetto costituito per l'occasione, capitanato dal trombettista Terell Stafford,
con Danny Grissett al pianoforte, Darryl Hall al contrabbasso e
Roberto
Gatto alla batteria ha proposto un hardbop acceso e pregnante, spaziando
da noti standard (Rain Check, I'll Remember April, Blame It On
My Youth, Seven Steps To Heaven) a una composizione originale del leader,
Favor, preceduta da una bruciante intro per sola tromba che ha mostrato la
sua tecnica prodigiosa caratterizzata da un timbro pieno e un fraseggio che si ispirava
a Clifford Brown, molto ben assecondato da Grissett, ottimo armonizzatore ma brillante
anche negli assolo, dal dinamicissimo ed estroverso Hall, e da Gatto, che in un
contesto di questo tipo, tipicamente afroamericano, si è inserito da pari, con gusto
e precisione, contribuendo a tenere alta la temperatura emotiva del set.
La settima edizione del Vittoria Rotary Jazz Award ha premiato il milanese Nicolò
Ricci, sax tenore, seguito dal trombettista catanese Nazzareno Brischetto e
dal pianista milanese Giovanni Agosti. Si sono esibiti sul palco del festival con
un trio composto da
Giovanni Mazzarino,
Alex Orciari e Stefano Bagnoli. Nel corso della serata vasti consensi ha raccolto la
big band della Vittoria Rotary Jazz School, diretta con passione e competenza da
Carlo Cattano, prodottasi in un repertorio che omaggiava i jazzisti sudafricani,
ma anche le esibizioni della cantante palermitana Valeria Maria Terruso, vincitrice
dell'ultima edizione del Premio "Pippo Ardini", che ha mostrato grandi qualità,
e infine i due gemelli quindicenni di Chiaramonte Gulfi Giovanni e Matteo Cutello,
che sbalordiscono per il livello di tecnica ed espressività raggiunto da entrambi,
oltre che per la grande capacità di interagire tra loro.
Quasi una "Second Line" nostrana ha movimentato le vie del centro storico di Vittoria
con la ben nota esuberanza dei Funk Off, che hanno subito dopo offerto sul palco
del festival una ulteriore prova del loro valore, scatenando l'entusiasmo del pubblico
grazie a una dose massiccia di groove, col loro funky italianizzato, ospitando
in due brani il sax di Cafiso e non lesinando molti dei loro successi tra cui
I Wanna Get Funky Now.
A concludere questa edizione, nella prima parte relativa al mese di giugno (il festival
prosegue poi in tre serate d'agosto a Scoglitti), il quintetto di
Francesco
Cafiso (Mauro
Schiavone-pianoforte,
Giuseppe Bassi-contrabbasso,
Roberto Pistolesi-batteria, Humberto Amesquita-trombone) già attivo
da oltre un anno, con le nuove belle e articolate composizioni dedicate alla Sicilia
del grande sassofonista di Vittoria, che oggi tende a recuperare le proprie radici
melodiche coniugando il suo solismo intenso con la rilassata coulisse di Amesquita
e una ritmica perfettamente consona al progetto, dalle armonizzazioni di Schiavone,
alla dinamicità di Bassi sino alla leggerezza di Pistolesi.