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Roberto G. Colombo
Stringology
1. Fly, Charlie, Fly (R. Colombo) 4:28
2. AC/DC Current (C. Christian, B. Goodman, L. Hampton) 3:00
3. Tears (S. Grappelli, D. Reinhardt) 4:26
4. Scartunas (O. Alemán) 2:54
5. Rainbow Dreams (E. Lang) 4:32
6. Douce Ambiance (D. Reinhardt) 2:54
7. The Ramble (D. McDonough) 2:53
8. Haven't Named It Yet (C. Christian, L. Hampton) 3:40
9. Blues Without Words (T. Bunn) 4:53
10. Pantin' in the Panther Room (A. Casey, Sedric) 4:17
11. Black and White (S. Grappelli, D. Reinhardt) 3:18
12. Back and Forth (F. Green) 2:57
13. Swing 39 (S. Grappelli, D. Reinhardt) 4:18
14. Pickin' My Way (Kress, E. Lang) 2:45
15. Shivers (C. Christian, B. Goodman, L. Hampton) 3:42
16. Requiem for Django (R. Colombo) 3:22
Roberto G. Colombo - acoustic & electric guitars
Alfredo Ferrario - clarinet Egidio Colombo - acoustic tenor guitar Aldo Zunino - double bass
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16 tracce, note interne di Bucky Pizzarelli, un excursus nel mondo
chitarristico degli anni '30 e '40, da Django a
Christian,
da Eddie Lang a Freddie Green e ai sicuramente meno noti Dick Mcdonough
(chitarrista di Artie Shaw), Al Casey (chitarrista di Fats Waller), Teddy
Bunn (Duke Ellington, James P. Johnson) e Oscar Aleman (vero eroe argentino
immortalato anche in un film). Coadiuvato e supportato da Aldo Zunino al
contrabbasso, propulsore ritmico impeccabile, da Egidio Colombo, metronomico
accompagnatore all'inusuale chitarra tenore e da
Alfredo Ferrario
al clarinetto capace di svolazzare con grande pertinenza su ritmi e armonie
invitanti,
Roberto G. Colombo, grazie a tecnica e pulizia di tocco, come in
un'ideale stanza dei balocchi, sfoga tutto il suo amore giocoso verso lo
strumento chitarra che ha trovato, al di là di ogni altra evoluzione, una delle
sue massime espressioni proprio grazie a questi heroes che hanno saputo fornire
alla sei corde un'autorità e un'identità senza pari.
Ciò che si percepisce sin dal primo ascolto, è l'assoluta padronanza del
linguaggio oltre ad un affiatamento notevole dei componenti del gruppo. C'è sicuramente
un lavoro di ricerca e di studio che
Colombo
e i suoi hanno effettuato al fine di poter raggiungere una fluidità che fa diventare
tutto semplice, naturale. Sia i temi che le improvvisazioni sono eseguite
sempre senza foga e con il giusto temperamento. Oltre a
Colombo,
che da leader padroneggia la situazione con classe, sorprende piacevolmente Ferrario al
clarinetto, chiamato ad un compito complesso dovendo essere alternativa sonora
alle corde dei suoi compagni ma senza far perdere quella tensione e quell'incalzare
tipico di questa musica. Forse rifacendosi a due suoi predecessori eccellenti come
Benny Goodman e Hubert Rostaing, il primo con
Christian
e il secondo con Reinhardt, Ferrario raddoppia a volte l'esposizione
del tema e improvvisa con fraseggi ritmicamente ineccepibili e molto ben in sintonia
con il sound globale della band.
Un lavoro culturalmente importante che serve anche a non far disperdere
la vera origine della chitarra jazz che, forse, oggi ogni tanto rischia di affogare
nelle mille contaminazioni alle quali, però, è forse giusto giungervi solo allorquando
si sono ben assimilati i sound del passato che, nonostante l'età, se ben suonati,
riescono a sfoggiare una freschezza imbarazzate...
Marco Losavio per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 03/03/2007
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