File Audio - Topsy (Swing
to Bop)
La trascrizione conclusiva di questa raccolta è una dimostrazione e contemporaneamente
un riassunto di quali sono le caratteristiche per le quali
Charlie Christian
può essere considerato un grande nell'evoluzione del linguaggio jazzistico in senso
lato. Tramite l'analisi di questa preziosissima registrazione possiamo renderci
conto di come le jam-sessions fossero il vero laboratorio sperimentale dei musicisti
jazz. Tutto ciò che di esaltante ed innovativo traspare già dalle registrazioni
ufficiali delle grandi orchestre o dei complessi più piccoli come quello di Goodman
è il materiale che si elabora in questi appuntamenti immancabili tra i musicisti,
in questi confronti e scambi che permettono l'evoluzione di una forma d'arte. L'aspetto
che più si sviluppa in questi contesti è quello dell'improvvisazione su chorus,
sempre diversa e sempre più lunga e con idee e spunti di orecchiabilità infinitamente
diversi. La ricerca sulle possibilità ritmiche nell'accompagnamento e nella melodia:
l'invenzione melodica geniale (e sempre più istantanea) basata sull'esperienza sempre
più grande nel campo della composizione musicale e dell'imitazione melodica. Sullo
schema armonico di un classico del jazz di Kansas City, "Topsy"
(del chitarrista e arrangiatore Eddie Durham di cui abbiamo già parlato precedentemente
in questo testo),
Charlie Christian improvvisa per ben cinque choruses. Quella di "Topsy"
è una delle registrazioni fatte da Jerry Newman al Minton's Playhouse ed è più conosciuta
con il nome altamente simbolico di "Swing to Bop"
o anche come "Charlie's Choice". Il 12 maggio
del 1941 nel locale di New York suonano insieme
Joe Guy alla tromba,
Charlie Christian
alla chitarra, Kenny Kersey al pianoforte, Nick Fenton al contrabbasso,
Kenny Clarke alla batteria. Nel libro di Peter Broadbent sono
riportate queste affermazioni di uno dei più grandi chitarristi jazz di oggi,
John Scofield:
Quando suonavo nella band di Miles Davis nei
primi anni Ottanta, durante una conversazione Miles mi disse che lui pensava fosse
Charlie Christian
il vero iniziatore del movimento Bebop, la più grande influenza per Bird [Parker]
e Diz [Gillespie]. Non so se Miles avesse mai ascoltato
Charlie Christian
dal vivo. So che Miles si spostò a New York pochi anni dopo la morte di
Charlie Christian,
quindi ritengo che fu Bird a dirglielo. Quando ti capita, al giorno d'oggi, di sentire
le registrazioni di Christian, il suo modo di suonare è ancora fonte d'ispirazione,
è fresco, armonicamente e ritmicamente avanzato. Tra le sue registrazioni quella
che preferisco è "Swing to Bop" (registrazione dal vivo al Minton's Playhouse).
Adoro il fatto che il movimento moderno possa aver avuto inizio proprio da un chitarrista.
[1]
Molto probabilmente questa è una delle prime registrazioni che si possono
considerare pienamente bebop. Le due caratteristiche che lo rendono tale sono l'improvvisazione
solistica e lo scambio continuo ed imprevedibile tra la sezione ritmica ed il solista,
specialmente l'uso che Kenny Clarke fa della batteria. Ad ogni proposta
del chitarrista il batterista è sempre pronto a rispondere, ma è anche pronto a
sottolineare le sue idee melodiche, marcando e mettendo in evidenza alcune delle
parti del fraseggio ritmico del solista. Ma è anche lo stesso timbro della chitarra
elettrica di Charlie
Christian a rappresentare la grande novità: la differenza sostanziale
tra il timbro di una "chitarra elettronica" (come chiama la timbrica rock), di un'
acustica amplificata (chitarra microfonata) e di una chitarra elettrica (con pick-up
usata alla Christian) è ben spiegata dal grande Barney Kessel nel Guitar
Player del marzo del 1982 dedicato a
Charlie Christian
per il quarantesimo anniversario della sua morte:
Il timbro e la dinamica di Charlie corrispondono allo stesso concetto del
timbro e della dinamica in uso oggi nel jazz. E' l'antitesi del timbro rock, pop-rock,
punk-rock. [Quello di Christian] E' più il suono di una chitarra elettrica che quello
di una chitarra elettronica. Ma molta gente pensa che quello che voglio io oggi
e quello che lo stesso
Charlie Christian cercava a suo tempo sia semplicemente amplificare
il suono naturale della chitarra- ma questo non è vero! E' un suono completamente
diverso. La chitarra elettrica suonata da
Charlie Christian
ha un suono tutto suo. […] E' un dato di fatto che molte persone sentendo quel suono
non immaginavano si trattasse di una chitarra. [2]
ARMONIA:
Ascoltando questa stupenda registrazione e seguendo lo spartito ci si accorge che
vi sono riassunte molte delle risorse utilizzate da
Charlie Christian
che abbiamo incontrato nel corso di questo lavoro: sia a livello di scale ed arpeggi
che a livello ritmico ed intervallare. Si tratta di una summa dello stile di
Charlie Christian,
sintetizzabile in tre diversi punti. Emerge in primo luogo un impressionante padronanza
dell'idea ritmica: l'arte del riff di cui abbiamo molto parlato, che lo porta sempre
più a variare di chorus in chorus l'atmosfera ritmica del brano, facendo della varietà
ritmica il sale del suo discorso jazzistico. In secondo luogo una nuova consapevolezza
del fraseggio cromatico usato ampiamente per cadere sulle cosiddette "target notes",
tra le quali oltre alle note della quadriade vi è spesso la nona. E poi le diverse
sostituzioni armoniche di cui abbiamo parlato in molte occasioni.
FRASEGGIO RITMICO E MELODICO:
Ascoltando un solo di questa lunghezza, ma nel contempo pieno di equilibrio
e varietà ci si rende conto di quanto questa abilità sia certamente frutto della
grande padronanza del ritmo da parte di Christian. Ogni chorus comincia con un atmosfera
diversa dal precedente e la frase iniziale del chorus è sempre ben collegata se
non anticipata esplicitamente (a livello ritmico) dalla fase finale del chorus precedente.
La sezione A essendo più stabile armonicamente ospita la maggior parte delle invenzioni
e delle imitazioni ritmiche di
Charlie Christian.
La prima sezione A è sempre basata su idee non eccessivamente complesse a livello
intervallare ma molto efficaci dal punto di vista ritmico e che danno una ben precisa
direzione agli strumentisti che lo stanno accompagnando. La sezione B, basata su
cambi armonici più veloci e accordi di dominante, è sfruttata da Christian in maniera
più virtuosistica: frasi ad ottavi con abbondanza di cromatismi e l'uso delle sue
formule melodiche spesso ricorrenti per le frasi di questo tipo.
[1] Peter Broadbent, Charlie Christian. Solo Flight-The Seminal
Electric Guitarist, Ashley Mark Publishing Company, Blaydon On Tyne 2003, p.10.
[2] Jas Obrecht, Charlie Christian 1919-1942, nella rivista mensile «Guitar Player»
del marzo 1982 intervista il primo tra i grandi chitarristi jazz venuti dopo Charlie
Christian: Barney Kessel.
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Data pubblicazione: 02/06/2009
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