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Roberto G. Colombo
Il Chitarrista di Jazz
Charlie Christian e dintorni
Libro + CD - Erga Edizioni, 2010
Roberto G.
Colombo, chitarrista e filosofo, dopo Django Reinhardt, affronta
il "caso Christian", un maestro della sei corde che ha influenzato, più di ogni
altro, pletore di chitarristi e non solo. Ci si aspetterebbe un approccio classico:
biografia, stile, musica. E invece Colombo parte da altre angolazioni, punti di
vista da astuto "criminologo" che sfuggono all'osservatore medio. Non si fa della
vita dell'artista una cronaca a-la-tuttoilcalciominutoperminuto e della sua
opera un'autopsia dalla quale desumere ogni possibile causa/effetto su scrittura,
interpretazione, tecnica. Non c'è smania di identificare elementi biografici in
modo maniacale, bensì vi è una nutrita serie di considerazioni estetiche, stilistiche,
del modus operandi di Christian effettuato innanzitutto attraverso un parallelo
- lungo tutta la storia - tra i principali esponenti della chitarra nel jazz. Sono
dei veri e propri "combattimenti" diretti, tra chitarristi abbinati in modo attento.
Avvincente e dettagliato il confronto tra Kessel e Farlow, ad esempio, o il duello
di fioretto tra Jimmy Raney e
Jim Hall;
à-la-Clay vs. Frazier quello tra Wes Montgomery e Kenny Burrell e
solo apparentemente amichevole e impari quello tra Herb Ellis e Joe Pass.
Non si lesinano poi giustificate e condivisibili - ma feroci - critiche come nel
caso di Charlie Byrd planando infine nella conciliante e rassicurante perfezione
metronomica della "sintesi" Freddie Green. Sono tutti confronti entusiasmanti
in cui l'autore fornisce innumerevoli parametri comparativi che non incespicano
in accostamenti tecnico-stilistici, ma spaziano nel mistero della sfera creativa
e nelle influenze che possano essere riconducibili alla radice identificata nei
due basilari precursori:
Django Reinhardt e, appunto,
Charlie Christian.
La filosofia è molto presente fungendo spesso da canovaccio
su cui si poggiano i ragionamenti effettuati da Colombo indovinando riferimenti
i quali favoriscono la comprensione di ogni aspetto. V'è una capacità di sintesi
dei concetti e delle peculiarità dei chitarristi analizzati assolutamente appropriata.
Il tutto confluisce poi in quella che Colombo chiama la
"Mappa Concettuale", un compendio schematico straordinario della chitarra jazz in
cui ogni chitarrista è menzionato secondo precise peculiarità e posto in relazione
o riferimento ad un altro attraverso sia l'approccio delle "opposizioni" che delle
"triangolazioni".
Il libro si rivela anche una vera e propria miniera di
nomi di chitarristi assolutamente rimasti nell'ombra che però sono stati riferimento
per i più noti. Ovvero, chitarristi con ruoli altrettanto fondamentali come "cerniere"
tra epoche o stili. Ed ancora i cosiddetti "ghost player" che hanno invece
assurto a ruoli di choaching persino per grandi nomi del jazz come Lester
Young, Charlie Parker,
John Coltrane.
E qui si rende anche un po' di giustizia ad uno strumento che è sempre stato considerato
(e tutt'ora lo è) senza una sua propria personalità. Nella formula trio e nel comping
si rifà al piano, nelle parti solistiche agli strumenti a fiato, per non parlare
dell'amplificazione che renderebbe distante la voce del musicista dall'emissione
ottenuta. Per gli appassionati del settore vi è una parte dedicata proprio al suono
risalendo alle origini dei modelli Gibson dell'epoca così come alla posizione dell'amplificatore.
Una ricostruzione storica dell'introduzione della chitarra elettrica ineccepibile,
sontuosa: nomi, stili, culture, luoghi. Non da meno sono le fotografie. Molte non
facili da reperire e persino raramente viste.
Nella seconda parte del libro si affrontano gli elementi
prettamente musicali di Christian. Attraverso l'analisi di cellule di solo, Colombo
rende ancor più comprensibile come Christian sia da considerarsi de facto
un vero precursore ben oltre la chitarra. Sono illustrate frasi ascoltate in molti
altri musicisti anche post swing, sia per ciò che concerne gli accenti che
spesso anche come sequenze di note e approcci armonici. Ogni frammento che, grazie
al CD allegato al libro, è possibile ascoltare va letteralmente gustato. Posizionarsi
al minuto esatto indicato, ascoltare e riascoltare la frase offre la tangibile sensazione
della genialità di Christian. E' sufficiente sostituire alla chitarra uno strumento
a fiato e, per una volta, ecco che si materializzeranno sonorità scoperte da molti
solo attraverso la musica di epoche successive a Christian nelle cui frasi "si
percepisce chiaramente l'entusiasmo di chi non crede alle proprie orecchie".
Ecco, questo era Christian ogni volta che suonava, e chiunque fosse lì ad ascoltarlo,
colleghi e pubblico, non poteva non rimanervi letteralmente stupito. Ed anche i
lettori vi rimarranno al cospetto di un vero e proprio gigante che ha attraversato
il cosmo musicale veloce come una meteora ma con una luce tra le più intense la
cui scia è tutt'oggi fonte di illuminazione.
Un libro davvero completo, interamente made in Italy,
ed anche molto obiettivo come nell'amara se non addirittura inquietante affermazione
che la chitarra jazz si può considerare morta dal 1973,
anno in cui Joe Pass incideva i suoi Virtuoso. Noi speriamo che sia
quantomeno in coma. Ma come non essere d'accordo?
Marco Losavio per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 26/06/2010
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