Horace Silver - piano
Junior Cook - tenor saxophone
Blue Mitchell - trumpet
Gene Taylor - bass
Roy Brooks - drums
Norwalk, 2 settembre 1928
Cari amici di jazzitalia sono tornato con le mie lezioni
dopo un periodo intenso di studio e di lavoro nel campo dei concerti e della didattica.
Voglio proporvi la trascrizione di uno dei miei ultimi soli. Qui sul sito ho inserito
l'mp3 poi vi consiglio di visualizzare anche il video per vedere il brano completo
anche per quanto riguarda i riferimenti al tema che sono presenti nel solo e comunque
per ascoltare il lavoro degli altri musicisti del quartetto ovvero Giuseppe Vasapolli
al pianoforte, Antonio Fiore al contrabbasso e David Lo Cascio alla
batteria.
Il solo è tratto da un piacevole blues in la bemolle del grande Horace Silver
dal titolo "Me & My Baby". Venendo al sodo vi
ripeto ciò che è più importante e che già vi ho detto in altre occasioni: al primo
posto l'orecchio, quindi cercate di tirare giù il solo con la vostra testa
ed usare lo spartito soprattutto come conferma o come aiuto nelle incertezze.
Un consiglio ulteriore, sempre generico, è di cantare sempre tutto quello che
studiate e leggete per interiorizzarlo maggiormente e farlo diventare qualcosa di
vostro che poi con naturalezza uscirà dalla vostra improvvisazione, quasi senza
cercarlo razionalmente le prime volte. Queste cose vi serviranno a sviluppare
un rapporto con il vostro strumento nel quale siete voi a dettargli le note e non
lui a prendere il sopravvento imponendovi i soliti meccanismi "comodi" che
non hanno nulla a che vedere con la musica. ABOLIRE I MECCANISMI!! E ancora provate
a costruire un solo nota per nota facendo precedere le note del vostro canto a quelle
che cercate sulla tastiera (non imitate le note della chitarra con la voce,
nel campo creativo è inutile a meno che non vi serva per intonarvi su una struttura
armonico-melodica che non riuscite ancora a cantare perchè non è presente ancora
con chiarezza dentro di voi): le note che dovete suonare sono quelle belle per l'orecchio...quindi
se non sapete cantare un bel solo non lo saprete mai suonare!! La prima cosa
necessaria allora diventa il non accontentarsi di ascoltare ciò che piace all'orecchio
ma di interiorizzarlo, saperlo ripetere con la voce e quindi averlo nella testa,
da qui è relativamente breve il percorso che serve per rappresentare un'idea musicale
strumentalmente. La musica siamo noi, la nostra anima, la chitarra è un pezzo di
legno con sei corde!!
Adesso possiamo spostarci all'analisi dei particolari che interessano di questo
jazz-solo (per rendervi più facile la cosa ogni chorus è suddiviso da una doppia
barretta nello spartito):
1) il primo chorus parte con una piccola citazione del tema, cosa buona, ed in
generale un altro fattore da evidenziare è che i primi chorus in generale è meglio
che siano costituiti da poche note ed idee molto definite, soprattutto separate
da pause. Andando avanti arrivano un po' di frasette con i sedicesimi che rendono
più virtuosistica la faccenda. In ogni caso il virtuosismo è bello solo se musicalmente
motivato. Cominciare con sedicesimi un solo su un jazz-blues medium (a meno che
non ci sia un motivo di arrangiamento) è un po' da "scemi"....
2) altra cosa carina e decisamente bebop riguarda l'inizio del secondo chorus. Un
fraseggio un po' alla
Sonny Rollins
che gira attraverso cromatismi o diatonicamente intorno alle note strutturali dell'armonia
per creare una lunga tensione che si risolve sul re bemolle della quinta battuta
del chorus. Altra cosa da non dimenticare alla fine del secondo C, l'importanza
strategica nell'arrangiamento delle pause in cui si inserisce la sezione ritmica.
3) questo solo è un omaggio al bebop e all'hard bop se amate e conoscete Charlie
Parker, Wes Montgomery e
Sonny Rollins
potete riconoscere pezzetti di citazioni di qua e di là.
4) l'insistenza su una stessa idea ritmico melodica con la ripetizione della stessa
ed il cambio di una delle note (quella che cromaticamente ci può fare sentire il
change armonico verso il quale il discorso musicale si sta dirigendo) dalla quinta
battuta del terzo C, e dalla quinta fino alla fine del quarto. Sentite anche l'inizio
del sesto C, che è esempio ottimo di questo modo di costruire il fraseggio che metto
in atto con l'esclusivo uso della pentatonica blues (facendo comunque sentire il
change armonico). Questa bella cosa è derivata dalla cultura jazzistica del riff.
5) l'utilizzo del vero e proprio riff a partire dalla prima battuta del quinto,
questo soprattutto quando il solo comincia a movimentarsi nella sua parte centrale,
guardate come l'inizio del quinto chorus che crea una nuova atmosfera.
6) poi un po' di sedicesimi e superlocria (la minore melodica un semitono sopra
all'accordo di dominante che deve risolvere) poi ancora riff e finale preparato
con abbassamento notevole di dinamica.
7) a proposito di questo la dinamica troppo trascurata dal musicista jazz medio
e invece punto fondamentale della musica: SUONARE PIANO PER POI SOLLEVARSI UN PO'
SE SERVE!!