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Giovanni Nuti
Vivere Senza Malinconia
INCIPIT – 2011 DISTRIB. EGEA – INC 134
1. Arriva Tazio
2. Bellezze in bicicletta
3. Ma l'amore no
4. Ba…Ba..baciami piccina
5. Non dimenticar (le mie parole)
6. Ho un sassolino nella scarpa
7. Amore irripetibile
8. Mille lire al mese
9. Silenzioso Slow
10. Quel motivetto che mi piace tanto
11. La strada nel bosco
12. Scintille
13. Mattinata fiorentina
14. Ma le gambe
15. Arcobaleno
16. Il violinista piange
17. Polvere di stelle
18. Cantando…con le lacrime agli occhi
19. Vivere
Giovanni Nuti - voce
Alfredo Ferrario - clarinetto
Marco Brioschi - tromba
Daniele Davide Parziani - violino
Giorgio Deleo - pianoforte
Manuel Buda - chitarra
Davide Tedesco - contrabbasso
Alberto Pederneschi - batteria
Giampaolo Mazzamuto - seconda tromba (1, 8, 10, 11, 12; fischio
in 14)
Una boccata di ottimismo, sano, sfegatato e frizzante. Evocativo di quell'Italia
tormentata (non si sa bene fino a quanto, a sentire soprattutto i musicisti dell'epoca)
dal fascismo, funestata dalla seconda guerra mondiale e a bocca aperta e gambe rotanti
per l'ondata di swing che arrivava (col contagocce) dagli Stati Uniti.
Giovanni Nuti, cantautore di Viareggio ben noto per il suo lungo connubio
artistico con Ada Merini, ha ordito un consistente percorso in quell'Italia che,
negli anni Trenta e Quaranta aveva una gran voglia di svagarsi e di dimenticare
le storture di una dittatura iniqua (quale non lo è!), ma godereccia. E sì, perché
il duce del fascismo amava la musica, il ballo (che era in voga tra tutti i gerarchi)
e lasciava correre il jazz, nonostante le direttive di Hitler. Nuti sa il fatto
suo, e con lui la piccola orchestra che ha suonato in presa diretta l'intero lavoro
discografico. I brani non sono "geneticamente modificati", come è costume odierno,
ma fedeli alle partiture originali. Ciò però non nega una dilagante modernità, perlopiù
causata dalla voce di Nuti, apertamente calda, solida e interpretativa. I brani
sono immarcescibili, quelli che fanno parte della nostra cultura, del nostro canzoniere
(quello più verace, non reso frusto dal marketing) e che arrideva al jazz con la
compiacenza di tutti, anche dei governanti (dando uno sguardo allo scenario odierno,
verrebbe da dire: bei tempi! Solo per il jazz, s'intende). Tant'è che, tra i brani,
troviamo "Silenzioso Slow", oggetto della censura fascista, perché invito
– implicito – ad ascoltare Radio Londra e "Vivere" successo da hit
parade (che all'epoca, per fortuna, non esisteva) firmato da Cesare Andrea Bixio
del 1937 e interpretata, per primo, da Tito Schipa e, poi, entrata nel carniere
di Ferruccio Tagliavini, Triolescano, Beniamino Gigli e Carlo Buti.
Un disco che scaccia i pensieri con eleganza, giusta irruenza e riverenza. E,
in questi tempi grami, è linfa vitale.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 14/05/2012
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