Edizioni Ishtar For Schema Records - 2007
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Gerardo Frisina Notebook
A Journey in Sound – The Remixes
1. Swing Low, Sweet Cadillac (Dizzy Gillespie)
2. Guarapirnaga (Toco)
3. Dis-Ka-Ndombe (Jorge Graf)
4. Stardust from Tomorrow (Sun Ra)
5. Black Forest Stomp (Hipnosis)
6. Calle de Candela
7. Alborado
8. Windly Coast (Idea 6)
9. Es Diferente
10. Zanja
11. Ghetto Stomp (Solo Moderna)
12. Tokyo's Dream (new version)
Enzo Lo Greco - Double Bass
Gianni Lo Greco - Drums
Gianni Lo Greco - Percussion (tracks: A1, A2)
Luigi Bonafede
- Piano (tracks: A1, A2, B1, D1, D3)
Gerardo Frisina - Remix (tracks: A1, B2, C2, D1, D2, D3)
Germano Zenga - Saxophone (tracks: A2, B1, B2, C1, D1)
Marco Brioschi - Trumpet (tracks: A2, B1)
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Un corposo numero di musicisti, tutti bravi,
di diversa estrazione e provenienza, ma sempre in odore di jazz. Dodici tracce riviste,
rivisitate, manipolate e, in alcuni casi, caramellate dall'autore- mentore del progetto:
Gerardo Frisina. Grande collezionista e producer che segue – o precorre –
l'onda anomala di
Nicola
Conte.
Il nu-jazz nostrano che si muove in ambiti acid e simpatizza con i beats
graditi ai "disco-mani".
Un occhio alla tradizione (Swing Low, Sweet Cadillac
di Dizzy Gillespie); un altro all'avanguardia ipnotica (Stardust
from tomorrow, Sun Ra). Poi, anzi durante e prima, una ridda di
fiati, percussioni, beats, elaborazioni e alchimie elettroniche che si fondono con
delle buone intuizioni del Nostro e, soprattutto, con i validi apporti professionali
di musicisti noti al panorama internazionale come i fratelli Lo Greco,
Luigi Bonafede
(ottimo sia nello stride che nella sua dolcezza muscolare sempre sapientemente calibrata),
Maxx Furian,
Rosalia
De Souza.
I tratti somatici del lavoro, però, appaiono un po' stanchi. Certo, il
restyling è ben riuscito, ma mieloso, eccessivamente lezioso.
Tali esperienze, ad avviso di chi scrive, non possono che fare bene al
jazz. Comunque si vogliano etichettare le stesse esperienze. Frisina, come
altri, ha fatto – e sicuramente farà – molto per avvicinare sempre un maggior numero
di persone all'ascolto di sonorità ritenute –a torto – non consuete. Quelle jazz,
tanto per intenderci. Però, non si deve correre il rischio di banalizzare il lavoro
oculatamente svolto in operazioni squisitamente commerciali e poco rispondenti al
reale intento propositivo.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 11/08/2008
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