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Intervista a Giovanni Nuti
di Fabrizio Ciccarelli



Giovanni Nuti - voce
Vincenzo Virgilio - basso
Massimo Germini - chitarre
Gianluca Di Ienno - pianoforte
Raffaele Kholer - tromba
Simone Rossetti Bazzaro - violino

Musicista di solida preparazione classica, Giovanni Nuti pubblica due album prima dell'incontro con la poesia di Alda Merini ("Disordinatevi", 1994) in cui presenta la versione in musica de "I sandali". Grazie a questa composizione la conosce personalmente: da questo momento dedica parte consistente della propria attività al progetto di dar forma melodica alle parole della "Musa dei Navigli" e, dopo dieci anni, scrive i pentagrammi dell'album "Milva canta Merini". Nel dicembre 2005 pubblica "Poema della croce", opera tratta dal testo omonimo, rappresentata nel Duomo di Milano con la poetessa nel ruolo di Maria. Nel 2007 esce "Rasoi di seta – Giovanni Nuti canta Alda Merini"(Sony BMG) con 21 poesie musicate dal cantautore toscano.



I
n sé l'incontro tra musica e poesia è quanto di più naturale si possa pensare quale interazione fra le arti, il corso di secoli di storia della letteratura lo testimonia ampiamente, allo stesso modo il songbook italiano annovera cantautori quali Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Paolo Conte - solo per ricordare qualche nome – che operazioni simili hanno compiuto: non sempre successo di pubblico e di critica, nuova storia di un'estetica "impegnata" e, soprattutto, d'un gusto che usciva da un certo provincialismo culturale cui l'Italia per decenni sembrava essere stata confinata. Ciò che appare nuovo è il modus col quale Nuti dà vita alla voce della Merini, una voce spesso nel nulla apparente della mente, un urlo disperato e straordinariamente lucido, solitario a volte, tenero e immediato, un sogno lucidissimo fra respiri affannosi, ansie di libertà e dolori di prigione, l'esilio nello squallore del manicomio.

Non sembra il caso sottolineare quanto la poetessa abbia dato di originale e sensibile alla letteratura italiana e quale ruolo le spetti di diritto non solo per l'innovazione stilistica ma anche - e soprattutto - per il coraggio nel denunciare, con tocco lieve e voce flebile, perbenismi, ovvietà di moralismi bassi e sospiranti, pregiudizi e demagogie nel parlare del "diverso" e, con dolore intenso e animo vibrante, nell'essere "diversi"; anche se, visto quanto spesso oggetto di incultura, proprio inutile potrebbe non essere (si veda almeno "Clinica dell'abbandono", Einaudi 2004, che raccoglie i versi degli ultimi anni e che riproduce, con alcune aggiunte, il testo del cofanetto con videocassetta "Più bella della poesia è stata la mia vita", titolo sul quale ogni lettore può riflettere).

Le assenze colpevoli delle istituzioni, che la lasciarono in grande indigenza anche economica per anni, potranno ancora una volta essere argomento di riflessione grazie al toccante ricordo di Giovanni Nuti, cui va riconosciuto innanzitutto il merito d'aver dato giusta strada alla magnifica "semplicità" di una delle anime più luminose dei nostri tempi.

"Una piccola ape furibonda" è la metafora con la quale la Merini definiva ironicamente se stessa, versi noti e paradigmatici che il musicista toscano ha scelto di ricordare con duttilità compositiva e affetto sincero.

Ne parliamo con Nuti.

Com'è avvenuto l'incontro con la poesia di Alda Merini?

Ci sono incontri che ti cambiano completamente la vita e l'incontro con Alda Merini è uno di questi. Lo stavo cercando, probabilmente, ma non me ne rendevo conto. Sentivo l'esigenza e l'urgenza di fare cose diverse e un bel giorno sono entrato in una libreria e ho aperto un libro a caso. Trovo una poesia: "I sandali", di Alda Merini. I sandali di legno di sandalo dimenticati sotto al
letto, appartenuti ad un frate
. Ho sentito subito un fascino tale da sentire il bisogno di correre a casa e di musicare quei versi. E' stato tutto molto spontaneo e naturale. Ho scritto una lettera ad Alda Merini, la quale mi rispose subito e m'invitò all'hotel Certosa, dov'era andata in vacanza. L'hotel Certosa distava - ora non c'è più - cinquecento metri da casa sua sul naviglio e questa cosa incredibilmente originale della vacanza a pochi metri da casa mi fece capire subito la sua genialità. L'incontro fu magico, perché i nostri sguardi si toccarono e fu come ritornare bambini, quando si guarda il mondo con una fiducia disarmante. Ebbi subito fiducia di questa donna straordinaria, che durante gli anni mi fece da guida e a livello artistico e a livello umano. E con lei ho viaggiato con la fantasia in ogni luogo e soprattutto con lei ho fatto il viaggio dell'anima.

Un ricordo personale di Alda Merini.

Quando passeggiavamo per le strade di Milano, Alda non ha mai detto di no a chi chiedeva l'elemosina. Anzi tirava fuori qualche banconota che custodiva nel seno e il barbone o rom che fosse, quasi era imbarazzato nel ricevere una somma superiore a qualsiasi sua più rosea previsione. Era straordinario vedere il viso di un mendicante nel ricevere cinquanta o cento euro. "Vedi", mi diceva la Merini, "a me i soldi arrivano sempre, perché io li faccio circolare".

Quale posto occupa, secondo lei, la poetessa nel panorama della poesia contemporanea?

Occupa un posto molto rilevante. Forse è la voce poetica più intensa del Novecento, riconosciuta nella sua originalità da Pasolini, Montale, Quasimodo, Manganelli, Raboni e protetta e promossa da un critico finissimo come Maria Corti. Una poetessa vera, di carne e parola, "abitata" da un'urgenza creativa e metaforica impellente, non un letterato – come diceva lei - che cincischia qualche verso seduto al tavolino di un bar. Tutti quei letterati che non le perdonavano di vendere moltissimo e di riuscire ad arrivare al cuore di tutti, sia dei colti che degli incolti.

Perché la scelta di questi versi?

Perché i suoi versi li ho amati e li amo in maniera totale. Tramite i suoi versi faccio veramente "un'immersione nell'anima per vedere l'universo". E poi c'è qualcosa di magico per me che i versi hanno, che non so spiegare.

Giovanni Nuti in direzione originale tra Fabrizio De Andrè, Paolo Conte e Goran Bregovich.

Sono nomi di artisti che conosco e che amo, ma di cui però non ho fatto indigestione, perché ho ascoltato in prevalenza musica classica. L'accostamento però mi onora e per questo la ringrazio.

Quali artisti pensa abbiano maggiormente posto nelle sue scelte musicali?

Hanno posto nelle mie scelte musicali gli artisti che prediligono atmosfere originali e contenuti riguardo ai testi. Trovo che sia molto importante il testo in una canzone. Amo la cosiddetta "canzone d'autore".

Come è avvenuta la costruzione del testo musicale in relazione ai versi della Merini? Come ha combinato la metrica delle parole con quella del pentagramma?

E' sempre nato prima il testo e poi la musica. Alda Merini mi dettava le poesie al telefono e non voleva che gliele rileggessi. Dopo di che mi mettevo al pianoforte e - miracolosamente - la metrica era così perfetta che non c'era mai bisogno di cambiare una parola per fare stare il testo nella musica. Tutto avveniva con grande facilità e velocità sia da parte di Merini che da parte mia. Una canzone, se doveva nascere, o nasceva subito o non nasceva più.

Potrebbe in futuro ripetere l'esperienza di "dar musica" ad un poeta? Quale sceglierebbe nel caso?

Nel corso di molti anni, Alda mi ha dettato talmente tante poesie che potrei fare ancora altri album. La mia storia con lei penso sia irripetibile. In questo momento non potrei proprio pensare di musicare altri poeti. Quando si dedicano molti anni della propria vita, come ho fatto io nella costruzione del rapporto con Alda Merini, risulta difficile che una tale sintonia si possa ripetere. Penso che per musicare un poeta prima di tutto bisogna viverlo nella quotidianità per riuscire a coglierne l'essenza "umana" prima che poetica, essenza che poi si trasferisce nella musica.

Pensa, come qualcuno ha detto, che "l'arte potrebbe salvare il mondo"?

Assolutamente sì. Io penso fermamente che l'arte ha il compito di elevare lo spirito e quindi il creare ha un valore universale. La stessa Alda Merini in una delle sue ultime poesie che mi ha dettato si rivolge ai musicisti esortandoli a non abbandonare mai la musica perché questa cambierà il mondo.

Secondo lei quale ruolo occupa oggi l'artista nella società contemporanea?

L'artista oggi purtroppo se passa spesso in televisione è visto come un Dio al punto che la gente chiede di toccarlo. Nell'altro caso invece è visto, come diceva Alda Merini come "uno che non ha voglia di lavorare"...e pensare che Quasimodo definiva gli artisti "operai del pensiero".

Quali sono i suoi progetti per il futuro? Sappiamo che uscirà un suo album nel 2010, di cui questo singolo dovrebbe essere l'anticipazione.

Sì uscirà un doppio album nel 2010 e di questo sono molto felice. "Una piccola ape furibonda" è l'anticipazione. Sento più che mai il dovere di portare ovunque anche all'estero le poesie della Merini con la mia musica. Come spesso è capitato, attraverso una canzone, coloro che mai si sarebbero avvicinati alla poesia, si sono documentati e hanno acquistato libri di Alda Merini. Proprio oggi mi è arrivata una e-mail dal Giappone in cui una ragazza mi scrive che grazie ad una nostra canzone si è appassionata alla lingua italiana al punto da studiarla, dicendo che le parole della Merini hanno un'anima.







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COMMENTI
Inserito il 21/1/2010 alle 21.28.02 da "claudia.rastelli"
Commento:
L'intervista è davvero gradevole, non si limita alle solite domande clichè, di Giovanni Nuti che dire... fantastico personaggio, cantautore d'eccezione da seguire con attenzione un po come fanno i segugi ma una volta trovato difficile lasciarlo o dimenticarsi delle sue melodie, delle sue parole e della sua interpretazione. C'è bisogno della sua musica soprattutto in questi "anni bui" per la musica italiana; non smette mai di stupire.
 


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Data pubblicazione: 16/01/2010

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