Roccella Jazz Festival 2011
"Unitàlia In-Attesa"
12-20 agosto 2011
di Vincenzo Fugaldi
foto di Sergio Cimmino
- Fabio Orlando
- Pino Passarelli
Come tante altre rassegne, jazzistiche e non, l'edizione
2011 di Rumori Mediterranei, con la direzione artistica di
Paolo Damiani,
ha reso omaggio ai 150 anni dell'unità d'Italia con alcuni progetti mirati: lo spettacolo
"Sui prati, ora in cenere, di Omero...", una selezione di testi da Horcynus Orca
di Stefano D'Arrigo curata da Francesco Giardinazzo e affidata alla voce recitante
di Chiara Caselli e alla maestria musicale di
Rita Marcotulli,
Luciano Biondini ed Elena Ledda, concentrati e suggestivi,
e il concerto finale, con Nicola Piovani in veste di direttore dell'Orchestra nazionale
dei Conservatori italiani, nella riproposizione per grande organico di alcune tra
le sue composizioni per il cinema più note, La voce della luna, Ginger e Fred,
La vita è bella, Il Generale.
Tra le iniziative collaterali, la commemorazione dello scomparso
Sergio Pinchera,
già segretario generale dell'Associazione culturale jonica; il convegno sul tema
"Scott La Faro e l'apporto italo-americano al jazz", con interventi di
Francesco Martinelli,
Eddie Gomez
e Vincenzo Caporaletti; l'incontro con lo psicologo reggino Concetto Campo
sul metodo psico-audio-fonologico di Alfred Tomatis, con relativi esperimenti linguistici
e musicali.
La struttura del festival è pressoché immutata rispetto all'anno precedente: l'inizio
come di consueto il 12 a Reggio Calabria, con il duo Rea-Boltro fresco di registrazione
in casa Act («Opera») e il gruppo World Sinfonia di Al Di Meola, e
sin dalla stessa giornata gli incontri all'ex Convento dei Minimi di Roccella dedicati
ad esibizioni in solo e in duo, i primi due condotti da
Gianmichele Taormina (Fabrizio
Bosso e Rosario Bonaccorso; Luca Aquino) e i successivi
da Maurizio Franco. Uniche escursioni esterne a Roccella, oltre alla data
iniziale, Siderno e Martone, con apprezzati concerti del pianista brasiliano
Andre Mehmari e del gruppo Jewish Experience di
Gabriele Coen.
Chi ben conosce le qualità umane e artistiche di
Dado Moroni
non è rimasto sorpreso dalla vena affabulatoria emersa durante l'intervista condotta
da Maurizio Franco, ricca di aneddoti divertenti, profondità, verve. Stesse
qualità ha mostrato durante il concerto per solo pianoforte, fresco, comunicativo,
ricco di stimoli e creatività, rigoglioso swing, un'esibizione che esprimeva creatività
e una evidente - e dichiarata - gioia di suonare. Prima di una lunga felicissima
medley monkiana, il pianista genovese ha eseguito due standard, Everything
Happens To Me e Just One Of Those Thing, due sue composizioni,
una ironica (The Duck And The Duchess), l'altra intensa e meditativa (River),
per concludere il concerto costruendo con incredibile facilità all'istante un brano
basandosi su alcuni numeri suggeriti dal pubblico.
Spumeggiante anche l'intervista di Maurizio Franco a Cristina Zavalloni,
che ha poi eseguito, insieme ad Andrea Rebaudengo, pianistan e suo compagno
nella vita, un programma incentrato sul Novecento, con un'attenzione particolare
a quello americano. L'interesse dei due artisti si è incentrato su un repertorio
di grande qualità, da Ives a delle composizioni giovanili di Ligeti per piano solo,
a un brano tradizionale salentino dedicato all'emigrazione mirabilmente riarmonizzato
da Rebaudengo, a una composizione di Gismonti.
Gli eventi pomeridiani del festival si sono susseguiti all'auditorium con le consuete
performance musical-letterarie. Il filosofo e musicista veneziano Massimo Donà
(tromba), insieme al sax tenore di Michele Polga, al basso, tastiere ed elettronica
di Bebo Baldan e alla batteria di Davide Ragazzoni, con ospite
Francesco Bearzatti
al sax tenore e al clarinetto, ha accolto la presenza sorniona di Davide Riondino,
impegnato nella lettura di alcuni testi del filosofo Andrea Emo. Una band tosta
e affilata, che ha eseguito composizioni originali di Donà principalmente ispirate
al Davis del periodo elettrico, con grande spazio alla matura espressione di Bearzatti,
un musicista che vive da anni un particolare stato di grazia, grande protagonista
della scena europea.
Nicola Piovani, nel primo dei suoi interventi al festival di quest'anno, ha eseguito
la suite «Epta», un gioco letterario-musicale sul numero sette (7 movimenti,
7 esecutori, 7 voci registrate recitanti brani legati al numero 7), pubblicata dall'Egea.
Stefano
Di Battista, con la presentazione dei brani di Gino Castaldo, e con
Marcello Di Leonardo alla batteria, Julian Oliver Mazzariello al pianoforte
e Luca Bulgarelli al contrabbasso, ha eseguito alcune delle sue nuove composizioni
dedicate alle figure – alcune reali, altre letterarie o immaginarie - di Molly Bloom,
Rita Levi Montalcini, Ella Fitzgerald, Valentina Tereskova,
Lara Croft, Anna
Magnani, Coco Chanel, Madame Lili Devalier. Particolare risalto al pianoforte di
Mazzariello, vera colonna portante del quartetto, musicista entusiasmante.
Il palco allestito al Porto delle Grazie ha accolto il Tingvall Trio (Martin Tingvall,
pianoforte; Omar Rodriguez Calvo, contrabbasso; Jürgen Spiegel, batteria). Musica
di gradevole impatto, ispirata al modello degli E.S.T. (brani basati sulla forma
canzone, con buon senso melodico e ricerca del climax nella parte centrale), poggiante
sul potentissimo e versatile contrabbasso del cubano Calvo, vera rivelazione dello
strumento.
Ben differenti atmosfere sono state create dal trio d'archi Hear In Now, costituito
da Mazz Swift, violino e voce, Silvia Bolognesi, contrabbasso e Tomeka Reid, violoncello. Il camerismo contemporaneo delle tre artiste si articola in brevi
composizioni, alcune interamente scritte, altre contenenti parti improvvisate, con
una commistione riuscitissima tra musica contemporanea di cristallina leggibilità
e tendenze jazz di aulica compostezza. Riff e pedali di contrabbasso sostengono
le prestazioni solistiche brillanti e creative del violino e del violoncello, che
mostrano tra loro un'intesa assoluta. A impreziosire il concerto, l'intervento di
uno dei nomi di punta della scena di Chicago, Dee Alexander, che ha messo la propria
vocalità versatile, comunicativa e densa di soul al servizio del trio, senza stravolgerne
il progetto musicale ma arricchendone la gamma espressiva.
Il ferragosto a Roccella è stato celebrato da due gruppi diversissimi: il giovanissimo
trio francese Sidony Box e l'incanto brasiliano di Monica Salmaso.
I Sidony Box (Manuel Adnot, chitarra elettrica; Arthur Narcy, batteria;
Elie Dalibert,
alto), costituitisi nel 2009, propongono una
sorta di free punk carico di contagiosa energia, suonato con creatività e impegno.
Adnot utilizza lo strumento per disegnare sfondi e stabilire atmosfere, in accordo
con la libera pulsazione di Narcy, idonea a creare tensioni e risolverle, con il
giusto spazio al solismo più canonicamente jazzistico di Dalibert. Un trio di poderosa
concezione, forte e agguerrito, esempio per le nuove generazioni di musicisti.
Totalmente differente la musica di Monica Salmaso: la preziosità del suo canto è
stata mirabilmente supportata dal lussureggiante pianoforte di André Mehmari, dal
sax soprano e dai flauti di Teco Cardoso e dal pandeiro di Sergio Krakowski.
Un quartetto inedito (risale invece a un decennio addietro la collaborazione tra
la Salmaso e Mehmari) che ha realizzato un concerto affascinante, con un repertorio
di canzoni non notissime (eccetto una magica Insensatez per
soli voce e pianoforte eseguita a tempo lentissimo) ma di esaltante bellezza, interpretate
da tutti con cura infinita, delicata passione, con il supporto discreto del pandeiro
e i colori sorprendenti dei flauti. Un'arte finissima coniugata con capacità comunicative
senza pari, con risultati che incidono in profondità nell'anima di chi ascolta.
Il nuovo quartetto del contrabbassista svedese Lars Danielsson (Tigran Hamasyan,
pianoforte; John Parricelli, chitarra elettrica ed acustica; Magnus Öström,
batteria), se da un lato vede leggermente sottoutilizzato il ruolo del chitarrista
– che invece risulta essere molto valido nei pochi spazi solistici concessigli –
poggia molto sulle spalle del giovane pianista armeno Hamasyan, la cui fulgida tecnica
e il cui senso del racconto ben si coniugano con la poetica del leader, basata sulla
ricerca melodica. Anche Öström (già batterista del mitico trio E.S.T.) ha un ruolo
eccessivamente controllato. Si dipana invece benissimo il dialogo tra il contrabbasso
e il pianoforte, lirici e dinamici a un tempo.
Roberta Gambarini,
cantante italiana trasferitasi da tempo negli Stati Uniti, ha portato a Roccella
il suo trio composto da senatori della musica afroamericana come Kirk Lightsey
(pianoforte) e Victor Lewis (batteria), con un contrabbassista più giovane
ma ben inserito nelle dinamiche del trio, Dwayne Burno. La tecnica e la sicurezza
della Gambarini sono ben note, e anche in questa occasione ha confermato il suo
ottimo senso dello swing e le sue doti di interprete, tra classici intramontabili
come Day In, Day Out, Chega De Saudade, On the
sunny side of the street nell'arrangiamento di Gillespie, What's
New, la rischiosissima Lush Life di Strayhorn, Estate di
Bruno Martino,
Lover Come Back To Me con un grande spazio al drumming portentoso di Lewis.
Eddie Gomez,
supportato da Stefan Karlsson al pianoforte, Nasheet Waits alla batteria
e dal giovane trombettista siciliano Alessandro Presti, è stato protagonista di
un progetto originale dedicato a Scott La Faro, il mitico contrabbassista
di Bill Evans,
Stan Getz e
Ornette
Coleman la cui famiglia era originaria della Locride. Un repertorio
basato su composizioni di La Faro e brani a lui dedicati, come l'iniziale On Green Dolphin Street,
I Love La Faro di
Salvatore
Bonafede, la più nota composizione di La Faro Gloria's Steps,
Love Letter (to My Father) di Gomez, Very Early, Solar.
Il ruolo principale l'ha avuto ovviamente Gomez (che sostituì La Faro nel trio
di Bill Evans),
mostrando tecnica brillante e impagabile senso ritmico e armonico, fortemente spalleggiato
dalla dinamica batteria di Waits.
La Radar Band (Cristiano Arcelli, alto; Fulvio Sigurtà, tromba;
Massimo Morganti, trombone; Giacomo Riggi, vibrafono;
Michele
Francesconi, pianoforte; Daniele Mencarelli, basso; Alessandro
Paternesi, batteria; Enrico Pulcinelli, percussioni) ha accompagnato Cristina
Zavalloni in una serie di validissimi arrangiamenti di Arcelli di brani composti
dalla cantante, con alcuni preziosi interventi di un ospite d'eccezione, il percussionista
Cyro Baptista.
Ad ottant'anni suonati, il pianista Ahmad Jamal, con
James
Cammack al contrabbasso, Manolo Badrena alle percussioni e Herlin Riley alla batteria ha proposto un concerto strepitoso, durato circa due ore. Marcata
coloritura latin, fortissima carica ritmica, un'agguerrita macchina da ritmo, per
brani articolati in sezioni, pressoché privi della abituale successione tema-improvvisazione-tema.
Jamal dirige il gruppo con pugno di ferro, definendo con precisione gli spazi a
ciascuno concessi, portando i comprimari ad assolo disciplinati e funzionali. Maiuscole
le prestazioni di ciascuno, dal leader che ha esibito un fraseggio sfolgorante,
alle mille sfumature percussive di Badrena, alla potenza di Riley, al mobile sostegno
di Cammack. Tra i tanti brani eseguiti, Hi Fly, Poinciana,
I'm A Fool To Want You. Bis concessi con generosità e uditorio in visibilio.
A fare paio con la grande musica brasiliana di Monica Salmaso, il trio del
violoncellista Jaques Morelenbaum, con Lula Galvao alla chitarra e Rafael Barata alla batteria.
Con il suo suono unico e inconfondibile e la sua assoluta padronanza tecnico espressiva,
il grande violoncellista, una vera gloria della musica brasiliana - a Roccella accompagnato
al meglio da un batterista finissimo come Barata - ha proposto brani propri e di
noti autori della sua terra (Veloso, Jobim, ecc.), con una musicalità di grana sottilissima
e dalle trame preziose. Lo stesso violoncellista si è poi esibito nel corso della
serata finale del festival insieme alla cantautrice Chiara Civello, in un
programma di brani composti dalla cantautrice e cover di delicata fattura.
Moni Ovadia ha celebrato la musica senza tempo del popolo rom, portando sul
palco un gruppo composto essenzialmente da ottimi artisti di questa etnia (Albert Florian Mihai, fisarmonica;
Marian Serban, cymbalon; Marin Tanasache, contrabbasso
a tre corde, Ion Stanescu, violino; Ivanta Balteanu, canto), per uno spettacolo
di parole e musica, di riflessione e di intrecci tra culture di popoli perseguitati,
rom ed ebrei.
Facebook: Difendiamo Roccella Jazz
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
31/05/2010 | Intervista a Jean-Luc Ponty: "Negli Stati Uniti, durante gli anni '70, è stato davvero entusiasmante, perchè c'era molta sperimentazione: era lo spirito del tempo. Avveniva nella società, con i movimenti per cambiarla, ed era lo stesso nell'arte e nella musica. Erano gli artisti a tracciare la strada, mentre oggi sono gli uomini d'affari a decidere ogni cosa. Tutti, nei programmi radio, i dj, le case discografiche, specialmente in America, erano veri appassionati di musica, molto spesso musicisti loro stessi, così noi eravamo totalmente liberi di esplorare, di sperimentare, e infatti le novità erano molto apprezzate..." (di Vincenzo Fugaldi) |
24/10/2006 | Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Andy Sheppard, Bobo Stenson tra i protagonisti del Brugge Jazz 2006 (Thomas Van Der Aa e Nadia Guida) |
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Data pubblicazione: 25/09/2011
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