Roccella Jazz Festival Rumori Mediterranei XXXVI "Sisong. Una canzone per Siso" 13-22 agosto 2016 Direzione artistica: Vincenzo Staiano e Paola Pinchera
di Vincenzo Fugaldi
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"Sisong. Una canzone per Siso" il titolo dell'edizione
2016 dello storico festival calabrese, il primo
senza la presenza del senatore Sisinio Zito, fondatore del festival deceduto dopo
lunga malattia il 6 luglio scorso.
Questa edizione, gestita direttamente dal comune di Roccella Jonica, si è tenuta
in alcuni degli spazi solitamente utilizzati dal festival e in altri di nuovo utilizzo,
come il largo Colonne sul lungomare.
Chi scrive ha seguito la parte del festival iniziata appunto presso il largo Colonne
con il duo Francesco Cusa – Carmelo Coglitore. Entrambi siciliani,
catanese Cusa, messinese Coglitore, ma attivi uno a Bologna e l'altro principalmente
in Calabria, hanno incrociato i loro strumenti (fantasioso e incisivo come sempre
il drum- set di Cusa, comunicativi i sassofoni tenore e soprano di Coglitore) per
un incontro improvvisato di ampia fruibilità, all'insegna di un gradevole senso
melodico e di fantasia ritmica.
Altro incontro inedito, tenutosi come tutti i restanti
concerti nella consueta prestigiosa cornice del Teatro al Castello, è stato quello
fra il sax alto dell'olandese Paul Van Kemenade (artista storico del jazz
europeo, in equilibrio fra linguaggio jazzistico tradizionale e free) e la giovane
batterista brasiliana Mariá Portugal, legata a parametri estetici in gran
parte differenti. Differenze generazionali ed estetiche non hanno tuttavia impedito
che il duo in alcuni momenti fosse piuttosto valido, anche se ha avuto una durata
forse leggermente eccessiva. Luca Aquino, insieme a Antonio Jasevoli
(chitarre), Dario Miranda (basso), Lele Tomasi (batteria) e Roberto
Cherillo (tastiere, voce), ha riproposto il suo fortunato progetto "Over Doors",
con la proiezione di immagini su quattro schermi, e l'inserimento di testi
del poeta William Blake affidati alla voce recitante di Cherillo. L'impatto delle
musiche dei Doors, nella reinterpretazione del trombettista, è particolarmente efficace,
rispettando l'impostazione lisergica e rock dei brani, debitamente arricchiti di
sfumature elettroniche.
Paul Van Kemenade ha costituito da anni un quartetto internazionale, che vede insieme
al suo sax alto il trombone di Ray Anderson, il contrabbasso di Ernst
Glerum e la batteria di Han Bennink. Di queste quattro forti personalità
mancava a Roccella, a causa di un infortunio, la più carismatica ed estrosa, quella
di Bennink. La sostituzione dell'ultimo istante con la batterista Mariá Portugal,
volenterosamente prestatasi, non poteva non incidere sulla riuscita del concerto,
che tuttavia ha dato almeno un'idea delle grandi potenzialità del quartetto, che
ha una attività concertistica pressoché costante e all'attivo alcuni cd («Checking
Out», il più recente, è di quest'anno). Il quartetto ha una impostazione piuttosto
tradizionale, e lavora su composizioni di ciascuno dei componenti. Mentre i brani
dovuti alla penna di Van Kemenade sono parsi più legati a un linguaggio jazz classico
(Who Is In Charge, Close Enough, Broken Bones), quelli di Anderson
(sempre uno dei più grandi trombonisti del jazz di oggi) hanno mostrato a tratti
maggiore apertura (come nel blues Nothing Is Every e nella speditissima
Alligatory Merengue), pur all'interno di una estetica fruibile, per niente
ostica. I dialoghi sax-trombone, e gli ottimi assolo di entrambi, poggianti sul
prezioso lavoro ritmico-armonico di Glerum, uno dei contrabbassisti europei più
affermati, hanno reso godibile il set, dal quale traspariva l'entusiasmo che anima
questi fuoriclasse del jazz.
Sisong è la suite dedicata alla memoria del Senatore Sisinio Zito dal pianista
friuliano Claudio Cojaniz. Su palco di Roccella Cojaniz ha schierato una
formazione ampia, Coj & Second Time, con due trombettisti (Mirko Cisilino
e Gabriele Cancelli), due trombonisti (Toni Costantini e Leo Virgili),
il contrabbasso di Alessandro Turchet, la batteria di Luca Colussi,
le percussioni di Luca Grizzo, e l'ospite speciale Alexander Balanescu
al violino. L'omaggio, sentito e doveroso, ha mostrato le grandi doti di compositore
e arrangiatore di Cojaniz, uno dei musicisti italiani che più riesce a toccare corde
profonde nei cuori di chi ascolta. La sfida musicale raccolta era quella di contrapporre
trombe e tromboni al suono del violino, operazione almeno sulla carta azzardata.
Ma bisognava fare i conti con il suono intenso di Balanescu, che si è integrato
perfettamente nell'ensemble, con risultati esteticamente ineccepibili, amalgamando
il suo peculiare timbro con il pianismo ricco di pathos del leader. Tutto l'ensemble
ha suonato davvero bene, dalla front line alla ritmica, arricchita dai creativi
colori delle percussioni. Una suite che alterna sapientemente momenti raccolti e
meditativi ad altri trascinanti e gioiosi, e merita di essere al più presto pubblicata.
Il piano solo di
Antonello
Salis, come sempre atletico e informale, frenetico e delicato, è stato
come ci si attendeva magistrale nel suo approccio sincero e appassionato all'improvvisazione,
con i consueti oggetti poggiati sulle corde (la grande latta di tonno, fogli di
carta, ecc.) e si è articolato in due momenti, più frenetico il primo e più meditativo
il secondo, sempre creativi e appassionanti. Nella seconda parte del set, più breve,
Salis ha utilizzato anche il piano elettrico insieme al pianoforte, con ottimi risultati.
Il quartetto del violinista francese Regis Huby, con Marc Ducret-chitarra
elettrica, Bruno Angelini-pianoforte, piano elettrico e tastiere e Michele
Rabbia-batteria ed elettronica, ha eseguito la suite in tre movimenti e sette
parti Equal Crossing, contenuta nel cd omonimo pubblicato recentemente sul
mercato francese (su etichetta Abalone). Huby è noto in Italia anche per aver collaborato
con la moglie Maria Laura Baccarini nello spettacolo dedicato a Giorgio Gaber
Gaber, io e le cose. Le musiche della suite sono articolate e costruite sulle
singole qualità musicali dei componenti. Lisergico e tagliente come sempre Ducret,
efficace Angelini, creativo e stimolante Rabbia, deciso e assertivo il leader, per
una musica che mescolava una sorta di neo-progressive orientato sul versante jazzistico
a sonorità fusion e all'elettronica, con momenti cameristici nei quali la tensione
ritmica calava sensibilmente per poi riprendere quota.
Il brasiliano Arrigo Barnabé è uno degli esponenti di spicco del tropicalismo,
alla ribalta sin dal 1980. A Roccella ha portato un quartetto di giovani musiciste
(Maria Beraldo Bastos-clarinetto e voce; Anna Tréa-chitarra elettrica
e voce; Ana Karina Sebastião-basso e voce; Mariá Portugal-batteria
e voce). O Neurótico e as Histéricas è una proposta musicale nuova, geniale,
a Roccella in anteprima europea, che ha fatto conoscere nuove realtà della giovane
musica brasiliana, quattro giovanissime e scatenate rock girls che incrociavano
i loro strumenti e le voci con la voce assertiva del leader, per una musica spiazzante,
solare, a tratti pop, a tratti irriverente e punk, con testi graffianti e un piccolo
omaggio alla bossanova con il leader al pianoforte.
Il concerto finale è stato uno dei migliori dell'intera la storia del festival.
Sul palco Joe Lovano,
Antonio Faraò,
Lars Danielsson e Lenny White. Sin dalle prime note dell'iniziale
Topsy Turvy di Lovano si è percepito che il gruppo era in ottima serata.
Il fraseggio del sassofonista era torrenziale, travolgente come non mai, anche Faraò
era decisamente in stato di grazia, Danielsson si mostrava a suo agio in una logica
modern mainstream, e il drumming preciso e squadrato di White garantiva una
perfetta scansione ritmica. Hanno eseguito composizioni di ciascuno dei componenti
(fra i quali Positive Life e Black Inside di Faraò) e un memorabile
bis sulle immortali note di Body And Soul.
A margine del festival va citata la presentazione del volume "La filosofia di
Han Bennink", di Raul Catalano, edito da Mimesis, moderata da Giuseppe
Rossi.