Divino Jazz 2007
Musica, danza, vino ed altro per palati raffinati
Torre Del Greco - Molini Meridionali Marzoli - da Giovedì 20 a Domenica 23
Settembre 2007
di Francesco Peluso per MMS
Foto di Pietro Graziano per MMS
info@mamus.it
La quarta edizione del Di Vino Jazz di Torre del Greco, manifestazione
rientrante nel circuito della provincia di Napoli, si è tenuta, come previsto, nella
terza settimana di settembre.
L'ottima organizzazione e l'arguta direzione artistica della cortesissima
Annamaria Di Luca e del competente fratello Gigi, hanno regalato alla caratteristica
cittadina costiera ed a un pubblico appassionato quattro serate, in cui Jazz, danza
e tanto altro sono sembrati ben raccordati fra loro.
L'idea portante, coerentemente articolata dal bravo direttore artistico,
ha riscosso un sincero consenso da parte sia degli addetti ai lavori, sia dagli
intervenuti ai diversi eventi. Questa personale certezza è maturata nel susseguirsi
degli appuntamenti, in virtù del fatto che i commenti divertiti, i volti rilassati,
il gioioso muoversi fra gli stand per la degustazione dei vini regionali, hanno
rappresentato una conferma della piena riuscita della manifestazione.
Ovviamente, il Jazz ha ricoperto il ruolo primario con una trasversalità
di contenuti ed atmosfere, che hanno sempre mantenuto alta l'attenzione ed il gradimento
dell'uditorio. Il programma, infatti, ha presentato un alternarsi di accezioni espressive
che, dal giovedì 20 a domenica 23, sono apparsi più nelle loro significative peculiarità,
che negli evidenti contrasti stilistici.
Se
nella prima serata si è ascoltato il Jazz campano con l'aggiunta del maestro della
chitarra italiana
Franco Cerri,
nel secondo appuntamento ha prevalso il raffinato tocco descrittivo delle immagini
della regista Francesca Archibugi ed il supporto sonoro del marito Battista
Lena. Allo stesso modo, il sound contemporaneo dei Doctor 3 nella serata di
sabato è stato, senza alcun disorientamento di troppo, succeduto la domenica dal
duo Di Castri
- Salis
ed il Trio di Renaud Garcia-Fons.
Avrei voluto soffermarmi ampiamente sulla specifica materia musicale trattata
da ciascuno dei protagonisti del Jazzfestival, ma avrei finito per perdermi in un
nuvolo di rivoli più o meno tortuosi. Pertanto, preferisco dedicarmi ai momenti
di maggior coinvolgimento della kermesse settembrina, partendo dal premio alla carriera
assegnato al decano nazionale della chitarra:
Franco Cerri.
Il peso dell'età non ha smorzato nell'anziano artista quello scanzonato approccio
con il pubblico ed un tocco ancora inconfondibile nelle sue sfumature, seppur meno
luminose di un tempo. I cinque musicisti, che gli sono stati accanto, hanno offerto
una sequenza di interventi a corrente alternata.
Aldo Farias,
Pietro Condorelli
e Antonio Onorato
alle chitarre hanno dialogato con il grande vecchio, sfoggiando ciascuno la propria
impronta: di buon livello la sequenza degli assoli dei tre chitarristi nei due brani
ellingtoniani di chiusura.
Più ad effetto l'intervento di
Cerri
nell'Orchestra Napoletana di Jazz: questa sotto la recente direzione di
Mario Raja
sembra destinata ad un futuro prossimo di rilievo. L'esperto direttore ha, da poco
tempo, iniziato un'opera di restyling, apportando nuovi equilibri all'interno dell'ONJ.
La proposizione nel repertorio di scritture costruite su testi di Raffaele Viviani,
aggiunte a strutture provenienti dalla vena creativa di alcuni componenti, quali
Napolitania di
Aldo Vigorito
e Torno a Sud di
Marco Zurzolo,
sono risultate particolarmente a fuoco sia per la loro intrinseca bellezza, sia
per l'intensità interpretativa della Big Band.
Inoltre, fra i numerosi talenti campani sono sembrati particolarmente ispirati
il luminescente Giovanni Amato (tromba), il poderoso Giulio Martino
(sax tenore) e
Aldo Vigorito (contrabbasso). Come già rilevato lo scorso anno, le
potenzialità di questa Orchestra non sono venute ancora completamente alla luce,
per questo, piace la scelta di Raja, quale saggio e smaliziato conduttore in grado
di traghettare il Jazz campano verso orizzonti e scenari di ampia veduta.
La
seconda serata, invece, ha presentato un'atmosfera raffinata e rarefatta che, a
buona ragione, mi risulta difficile raccontare. Il connubio immagini-musica è qualcosa
che va gustato in situazione come il sapore di un rosso lasciato riscaldare sotto
il palato: Ballata in Sud, viaggio da Roma a Roccella narrato dalla regia
di Francesca Archibugi con le armonizzazioni del Quintetto di Battista
Lena, è risultato gradevolissimo. Il leader, accompagnato da musicisti di notevole
spessore, ha sottolineato con coerenza estetico-formale la vena descrittiva della
moglie Francesca, trasportando il pubblico in un palpabile coinvolgimento emotivo.
Nella terza e quarta serata, forse più delle altre, si è respirato il linguaggio
trasversale con la maggiore densità di contaminazioni. Quest'ultimo termine, però,
deve essere ben inquadrato in un contesto progettuale non omologabile a concettualizzazioni
banali e scontate.
Il chiaro esempio di quest'interpretazione trova conferma nel concerto dei
Doctor 3.
Danilo
Rea,
Enzo
Pietropaoli e Fabrizio Sferra portano avanti da un decennio un
discorso d'assieme, che coniuga la sensibilità improvvisativa con la musica d'autore.
Il risultato di tale commistione si coglie in tutte le performance, da quelle celebrative
del quarantennale di SGT. Pepper's a Burt Bacharach, da Gershwin a Rodgers, da Damien
Rice a Your Song di Elton John.
Ciò non significa raschiare il barile alla ricerca di materiale da plasmare
a proprio piacere, piuttosto essere in grado di attualizzare in Jazz strutture dalla
connotazione universale, consapevoli di muoversi, senza alcuna sbavatura, nei più
disparati generi musicali.
I tre hanno mostrato una univocità di intenti, un'alternanza di primi piani,
una leggibilità di linguaggio, che il pubblico ha ascoltato nel più rigoroso silenzio
a riprova del gradimento e del coinvolgimento emotivo.
Tutt'altra
musica, si fa per dire, si è ascoltata domenica 23 a cominciare dal duo
Salis,
Di Castri.
La coppia sardo-piemontese ha proposto un progetto dal titolo emblematico: Il
Vino all'Opera. Lo spettacolo, ispirato a musiche di autori del melodramma accomunati
dall'ebrezza del "brindisi", quali Mozart, Puccini, Verdi, Offenbach ed altri, ha
offerto un rincorrersi di vibranti atmosfere. La rivisitazione di alcune pagine
d'opera, volutamente alternate ad allucinate composizioni dei due protagonisti,
hanno prodotto un effetto dirompente nel pubblico, determinando una sua convinta
partecipazione.
Antonello
Salis con le consuete alchimie timbriche (pianoforte, fisarmonica, barattoli
vari, trascinamento del sediolino, ha rappresentato una varietà di suoni e rumori,
in cui travolgente forza espressiva e contenuti dissacranti sono apparsi alla base
di una scelta estetico-formale provocatoria, coraggiosa, ironica.
Furio Di Castri,
dal suo canto ha imbastito un coerente dialogo con Salis, assecondandolo in molti
passaggi, contrapponendosi con garbo in altri…
In conclusione una sequenza di performance talvolta visionarie, talvolta
minimali: in entrambe i casi molto interessanti ed accattivanti.
Al contrabbassista francese Renaud Garcia Fons è toccato il compito
di chiudere il Jazzfestival di Torre del Greco con un Trio piuttosto insolito nella
sua composizione, in cui Kiko Ruiz alla chitarra flamenca e Rollando Pascal
alle percussioni, hanno assecondato il leader con gusto e virtuosismo esecutivo.
Anche il progetto Arcoluz ha ripercorso la tematica della contaminazione,
attraverso un etno-jazz di rara efficacia sia per la bravura dei protagonisti, sia
per le sonorità offerte. Il contrabbassista transalpino, oltre a sfoggiare una varietà
timbrica invidiabile con il suo strumento a cinque corde, propone strutture dalla
marcata provenienza iberica, costantemente frustate dalla libertà improvvisativa
afro-americana.
Così si è giunti alla fine della manifestazione che, senza alcun dubbio,
ha confermato il buon livello riscontrato nelle precedenti edizioni. Pur non disponendo
di spazi particolarmente ampi, dislocazioni dalla connotazione suggestiva, un'eccessiva
quantità di punti di ristoro o incontro, il Di Vino Jazz
2007 ai Molini Meridionali Marzoli di Torre del Greco è risultato
un appuntamento di fine estate da non perdere.
Buona accoglienza, garbato gusto nella proposizione degli eventi e un'organizzazione
quasi perfetta, sono apparsi i principali ingredienti del Jazzfestival di quest'anno.
Si aggiunga anche, la scelta di un programma di concerti, a differenza di
altri del circuito, in cui non si è rilevato il restringersi dell'orizzonte ai soli
musicisti campani. Da ciò, è facile intuire la validità e la varietà artistica offerta
nelle quattro serate.
Allora? Arrivederci alla prossima edizione!
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27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 25/01/2008
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