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cover photo: Nicola Dell'Olio
ABJZ 017

Max Ionata Quartet
Little Hand

1. I hope I wish (Ionata/Pallozzi)
2. La Night Melody (Ionata)
3. Blue Art (Ionata)
4. Little Hand (Ionata)
5. Soft Landing (Loddo/Mannutza)
6. Mr. J.B. (Mannutza)
7.- Jugglin (Loddo)
8. Yer os No (Shorter)

Massimiliano Ionata tenor and soprano sax
Marco Loddo
acoustic bass
Luca Mannutza
piano
Nicola Angelucci
drums
 


Via Pasubio, 6
21058 Solbiate Olona (VA)
tel/fax +39 0331 376380


Un amante del sax tenore. Un vero amante. Così mi viene da definire Max al primo ascolto di questo suo primo lavoro da leader. E' naturalmente bello, da tenorista, riconoscere un proprio simile, qualcuno che come te ha scelto di dedicare la propria vita alla conoscenza e alla scoperta di questo fantastico strumento.

Max lonata ha tutte le caratteristiche del vero tenorista: il sound, innanzitutto, grande, profondo ed espressivo; il fraseggio, denso, energico, articolato; il "timing", swingante, propulsivo ma rilassato. Negli ultimi dieci anni sembra essersi evidenziata negli States una scia di sassofonisti tenori tutti casualmente (o no?) di origine italoamericana; penso owiamente a Jerry Bergonzi, Joe Lovano, George Garzone e prima di loro, a Sal Nistico, Frank Tiberi, Ralph Lalama, e molti altri ancora.
Questa "scuola", proveniente dalla grande tradizione di Coleman Hawkins, Lester Young, Don Byas, Ben Webster, passando attraverso il bop di Dexter, Charlie Rouse, Griffin, Gene Ammons e Stan Getz, filtrando il genio di Trane e Rollins e giù fino alle irregolarità di Joe Henderson e Dewey Redman, ha portato nuova linfa al sax tenore. E oggi, grazie a musicisti come Max, che rendono l'Italia uno dei più grandi serbatoi al mondo per il futuro del jazz, sembra allacciarsi un filo, di qua e di là dell'oceano; sembra che la scuola dei tenori italoamericani si riallacci alle proprie origini, contribuendo al parto di un sassofonista che ha tutte le carte in regola per entrare di diritto nella grande comunità mondiale del sax tenore.

Massimiliano si propone con la formula più classica e, a mio avviso, più completa del jazz moderno, cioè il quartetto. Non è facile far funzionare a dovere un quartetto, sfruttarne tutte le possibilità senza romperne gli equilibri, e, più ancora, con questa formazione, non è facile creare un sound. Tutto sta nelle personalità e nelle doti del leader e degli altri componenti. E in questo caso devo dire che sono rimasto davvro piacevolmente sorpreso nello scoprire un gruppo vero, rodato, dotato di interplay, immaginazione, complicità e determinazione.

Fin dalla prima track, il fluido ed ottimista
I hope I wish, possiamo assaporare e pregustare ciò che ci aspetta: un gran bel disco di Jazz. Vero, caldo e vivo il suono di Max ci guida alla scoperta dei suoi partners: Luca Mannutza, con cui ho avuto in passato il pia cere di suonare qualche volta, è uno di quei pianisti che amo perchè fanno del gusto un elemento fondamentale del proprio linguaggio espressivo; grande accompagnatore, armonizzatore sofisticato e sempre lirico, sviluppa nei soli linee complesse e articolate con la mano destra, controbilanciando solo quando necessario con la sinistra, lasciando spazi ed aperture non appena possibile. E' lui il regista di questo gruppo. Ascoltatelo nella raffinata Soft Landing di Marco Loddo. Il contrabbasso, i bassisti lo sanno bene, è forse lo strumento più difficile, per molti aspetti...su di lui si posa tutta la fiducia, il peso del gruppo; è lui che da il beat, che "porta" il tempo, che, fondendosi con il "bass drum", sostiene le fondamenta di qualunque orchestra. Marco Loddo, oltre a regalarci deliziose composizioni, dimostra quanto suo senta il ruolo del bassista, entrandoci alla perfezione dalla prima track all'ultima e swingando duro insieme alla batteria di Nicola Angelucci. Sentite il loro lavoro su Blue Art, splendido tema di lonata: è debordante di groove, e sostiene i solisti senza mai il minimo cedimento né di tempo, nè di energia; e proprio su uno dei tempi più difficili da suonare, il vero "medium". Nicola Angelucci si rivela batterista efficace e intelligente, con gran controllo delle dinamiche e dei colori; il suo drive è sempre presente su tutti i tempi della seduta, dalle ballads fino alle sezioni "A" dello Shorteriano Yes or No, arrangiate in 7/4+9/4.
Questa è l'unica composizione non originale dell'album che infatti presenta "penne" diverse, unificate però dal sound forte ed omogeneo del quartetto.

Max si muove a suo agio in tutti i contesti offerti dalla varietà di atmosfere e si dimostra anche sopranista lirico ed ispirato (
La Night Melody), oltre che buon compositore. Il suo stile, vero esempio di sintesi ed elaborazione, è impregnato di cultura sassofonistica; nella title track, ad esempio, emergono qua e là riferimenti e richiami a modelli lontani e diversi tra loro, come Shorter o Michael Brecker; ed è questo un vero segno di apertura e di voracità intellettuale.

La track n. 6,
Mr J.B., di Mannutza, è una dedica a Jerry Bergonzi, forse a testimonianza di quanto detto prima, e lonata vi si pone con rispetto e intraprendenza, omaggiando Jerry nel migliore dei modi. Il quartetto dà poi un grande esempio di relax nella track successiva, dove il suono di ognuno dei componenti è palpabile e godibile. Auguro di cuore a questo gruppo una lunga vita, perchè l'esperienza non potrà che far crescere e consolidare ulteriormente l'affiatamento dimostrato da questa prima esaltante incisione.

Dopo l'ascolto di questo CD mi è rimasto a lungo nelle orecchie il suono di Max lonata e auguro lo stesso a chi sta leggendo queste note. E' un suono fresco, positivo, nuovo e al tempo stesso famigliare. Uno di quei suoni che mi fanno amare ancora di più, se possibile, il sax tenore.

Grazie Max!
Emanuele Cisi, dicembre 2002



Un CD che merita. L'ascolto riserva un piacevolissimo viaggio attraverso la musica di Ionata & C. Gran bella voce al tenore, quartetto solidissimo, è il risultato di innumerevoli "ore di volo " insieme sui palchi d'Italia e non. E' un gruppo estremamente rodato, nessuno fa nulla se non molto ben integrato con gli altri. Davvero una bella sorpresa. Complimenti.

Marco Losavio






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Data pubblicazione: 02/06/2003

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