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Un amante del sax tenore.
Un vero amante. Così mi viene da definire Max al primo ascolto di questo suo
primo lavoro da leader. E' naturalmente bello, da tenorista, riconoscere un
proprio simile, qualcuno che come te ha scelto di dedicare la propria vita alla
conoscenza e alla scoperta di questo fantastico strumento.
Max lonata ha tutte le
caratteristiche del vero tenorista: il sound, innanzitutto, grande, profondo ed
espressivo; il fraseggio, denso, energico, articolato; il "timing", swingante,
propulsivo ma rilassato. Negli ultimi dieci anni sembra essersi evidenziata
negli States una scia di sassofonisti tenori tutti casualmente (o no?) di
origine italoamericana; penso owiamente a Jerry Bergonzi, Joe Lovano,
George Garzone e prima di loro, a Sal Nistico, Frank Tiberi,
Ralph Lalama, e molti altri ancora.
Questa "scuola", proveniente dalla grande tradizione di Coleman Hawkins,
Lester Young, Don Byas, Ben Webster, passando attraverso il bop di Dexter,
Charlie Rouse, Griffin, Gene Ammons e Stan Getz, filtrando il genio di Trane e
Rollins e giù fino alle irregolarità di Joe Henderson e Dewey Redman, ha portato
nuova linfa al sax tenore. E oggi, grazie a musicisti come Max, che rendono
l'Italia uno dei più grandi serbatoi al mondo per il futuro del jazz, sembra
allacciarsi un filo, di qua e di là dell'oceano; sembra che la scuola dei tenori
italoamericani si riallacci alle proprie origini, contribuendo al parto di un
sassofonista che ha tutte le carte in regola per entrare di diritto nella grande
comunità mondiale del sax tenore.
Massimiliano si propone con la formula più classica e, a mio avviso, più
completa del jazz moderno, cioè il quartetto. Non è facile far funzionare a
dovere un quartetto, sfruttarne tutte le possibilità senza romperne gli
equilibri, e, più ancora, con questa formazione, non è facile creare un sound.
Tutto sta nelle personalità e nelle doti del leader e degli altri componenti. E
in questo caso devo dire che sono rimasto davvro piacevolmente sorpreso nello
scoprire un gruppo vero, rodato, dotato di interplay, immaginazione, complicità
e determinazione.
Fin dalla prima track, il fluido ed ottimista
I hope I wish,
possiamo assaporare e pregustare ciò che ci aspetta: un gran bel disco di Jazz.
Vero, caldo e vivo il suono di Max ci guida alla scoperta dei suoi partners:
Luca Mannutza, con cui ho avuto in
passato il pia cere di suonare qualche volta, è uno di quei pianisti che amo
perchè fanno del gusto un elemento fondamentale del proprio linguaggio
espressivo; grande accompagnatore, armonizzatore sofisticato e sempre lirico,
sviluppa nei soli linee complesse e articolate con la mano destra, controbilanciando
solo quando necessario con la sinistra, lasciando spazi ed aperture non appena
possibile. E' lui il regista di questo gruppo. Ascoltatelo nella raffinata
Soft Landing
di Marco Loddo. Il contrabbasso,
i bassisti lo sanno bene, è forse lo strumento più difficile, per molti
aspetti...su di lui si posa tutta la fiducia, il peso del gruppo; è lui che da
il beat, che "porta" il tempo, che, fondendosi con il "bass drum",
sostiene le fondamenta di qualunque orchestra.
Marco Loddo, oltre a regalarci deliziose
composizioni, dimostra quanto suo senta il ruolo del bassista, entrandoci alla
perfezione dalla prima track all'ultima e swingando duro insieme alla batteria
di Nicola Angelucci. Sentite
il loro lavoro su Blue
Art, splendido tema di
lonata: è debordante di groove, e sostiene i solisti senza mai il minimo
cedimento né di tempo, nè di energia; e proprio su uno dei tempi più difficili
da suonare, il vero "medium".
Nicola Angelucci si rivela batterista efficace e intelligente, con gran
controllo delle dinamiche e dei colori; il suo drive è sempre presente su tutti
i tempi della seduta, dalle ballads fino alle sezioni "A" dello Shorteriano
Yes or No,
arrangiate in 7/4+9/4.
Questa è l'unica composizione non originale dell'album che infatti
presenta "penne" diverse, unificate però dal sound forte ed omogeneo del
quartetto.
Max si muove a suo agio in tutti i contesti offerti dalla varietà di
atmosfere e si dimostra anche sopranista lirico ed ispirato (La
Night Melody), oltre
che buon compositore. Il suo stile, vero esempio di sintesi ed elaborazione, è
impregnato di cultura sassofonistica; nella title track, ad esempio,
emergono qua e là riferimenti e richiami a modelli lontani e diversi tra loro,
come Shorter o Michael Brecker; ed è questo un vero segno di apertura e di
voracità intellettuale.
La track n. 6, Mr
J.B., di Mannutza, è
una dedica a Jerry Bergonzi, forse a testimonianza di quanto detto prima,
e lonata vi si pone con rispetto e intraprendenza, omaggiando Jerry nel migliore
dei modi. Il quartetto dà poi un grande esempio di relax nella track successiva,
dove il suono di ognuno dei componenti è palpabile e godibile. Auguro di cuore a
questo gruppo una lunga vita, perchè l'esperienza non potrà che far crescere e
consolidare ulteriormente l'affiatamento dimostrato da questa prima esaltante
incisione.
Dopo l'ascolto di questo CD mi è rimasto a lungo nelle orecchie il suono
di Max lonata e auguro lo stesso a chi sta leggendo queste note. E' un suono
fresco, positivo, nuovo e al tempo stesso famigliare. Uno di quei suoni che mi
fanno amare ancora di più, se possibile, il sax tenore.
Grazie Max!
Emanuele Cisi, dicembre
2002
Un CD
che merita. L'ascolto riserva un piacevolissimo viaggio attraverso la musica di
Ionata & C. Gran bella voce al tenore, quartetto solidissimo, è il risultato
di innumerevoli "ore di volo
" insieme sui palchi d'Italia e non. E' un
gruppo estremamente rodato, nessuno fa nulla se non molto ben integrato con gli
altri. Davvero una bella sorpresa. Complimenti.
Marco Losavio
29/09/2012 | European Jazz Expo #2: Asì, Quartetto Pessoa, Moroni & Ionata, Mario Brai, Enrico Zanisi, Alessandro Paternesi, David Linx, Little Blue, Federico Casagrande, Billy Cobham (D. Floris, D. Crevena) |
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 02/06/2003
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