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Per fare le musiche di una colonna sonora ci vogliono delle doti non comuni,
doti che non tutti i musicisti hanno. Bisogna saper fondere le immagini con il suono,
nel rispetto di entrambe le arti: cinematografica e musicale. Occorre saper scrivere
dei dialoghi fatti di vibrazioni, saper dare dei colori sonori e, inoltre, custodire
la rapsodein: saper cucire insieme le canzoni, i brani al fine di ottenere
un comune linguaggio. Altrimenti, come accade spesso, si può parlare di soundtrack,
pout pourri di brani provenienti da diversi musicisti, callidamente sistemati all'interno
delle varie scene. Una sorta di selezione musicale più da Super Classifica Show,
da compilation, che avvicinabile ad un'opera d'arte.
Gabriele Rampino appartiene a quei musicisti che riescono a rendere sonore
le immagini e immaginifiche le musiche. Una dote innata, senza dubbio, che si fonda
su di un'esperienza robusta e ben diversificata (è anche abile e sicuro produttore
musicale) e su seri studi ad ampio spettro (Michael Rosen,
Steve Grossman,
Joey Calderazzo). E' dal 2005 che mette al servizio
del cinema, ed in particolare del regista Edoardo Winspeare, il suo naturale talento
e la colonna sonora di Galantuomini testimonia
il suo stato di grazia.
Un percorso impregnato di Mediterraneo – quasi una costante nelle produzioni
dell'ardente label Dodicilune – ottimamente suonato da Gabriele Rampino che
tocca dal clarinetto al pianoforte, passando attraverso il bandoneon, le percussioni,
le tastiere ed l'armeno duduk; il talentuoso chitarrista salentino Maurizio Bizzochetti;
Andrea Sabatino
al filicorno, giovane emergente nella scena jazzistica nazionale e Serena Spedicato,
voce apollinea e vibrante che conferisce particolare intensità ai lenti – ma decisi
– passaggi armonici. In due delle venticinque tracce (Il
Tempo dei Galantuomini e Galantuomini),
si apparenta un combo consolidato e di prestigio:
Pierluigi
Balducci Small Ensemble, con il leader al basso,
Luciano Biondini all'accordeon, Leo Gadaleta al violino,
Antonio Tosques
alla chitarra elettrica e Giuseppe Berlen alle percussioni e batteria. Il
gruppo conferisce un ulteriore valore aggiunto all'intera opera e distilla una musica
calda, corposa, ricca di lirismo.
Rampino ha saputo, ancora una volta, creare delle melodie sempiterne,
a volte ancestrali, mutuate dalle tradizione popolare, senza schemi precostituiti.
Un lavoro di ricerca e di composizione magistralmente eseguito che si arricchisce
di una perla: Lecce Mia eseguita dal grande
Tito Schipa.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 14/03/2009
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