Vicenza Jazz 2007
14 maggio 2007 Vicenza, Teatro Olimpico
di Giovanni Greto
Guinga – Mirabassi Duo
Guinga, chitarra e voce
Gabriele Mirabassi, clarinetto
Carla Bley & The Lost Chords find
Paolo Fresu
Carla Bley, pianoforte. Steve Swallow, contrabbasso;
Andy Sheppard, sax tenore e soprano;
Billy Drummond, batteria;
Paolo Fresu,
tromba e flicorno
La prima delle sei serate al coperto di quest'ottima XII^ edizione delle
"New Conversations. Vicenza Jazz 2007. Il sogno
sudamericano" si apre al teatro Olimpico, preziosa sala interamente lignea in cui
anche il respiro acquista colore ed importanza all'interno della performance, con
il duo italo-brasiliano composto dal clarinettista Gabriele Mirabassi e dal
chitarrista, compositore e interprete vocale Guinga. Il melodioso clarinetto
di Mirabassi si insinua alla perfezione nella trama armonico-ritmica ideata
da Guinga, facendo a volte accapponare la pelle in un brivido di piacere
misto ad una morbida malinconia. I musicisti eseguono 10 brani, 8 dei quali tratti
dal loro finora primo CD, "Graffiando vento",
uscito nel 2004 per la Egearecords. I due inediti
sono un brano in duo e un solo di Guinga che si accompagna poeticamente con
la voce. Il compositore brasiliano nei suoi concerti ed incisioni esegue esclusivamente
musica propria, coinvolgendo per la parte letterale spesso il celebre paroliere
Aldir Blanc che lo ha definito il successore legittimamente popolare di Heitor
Villa Lobos, rispetto al quale, aggiungiamo noi, affianca ancor di più alla matrice
classica la ricchezza della musica popolare, ottenendo un risultato felicemente
originale. Mirabassi, innamorato dall'adolescenza della musica brasiliana,
si trova perfettamente a suo agio, sia con le valsinha, i piccoli valzer
da sempre indagati dai compositori più illustri della MPB – pensiamo a Vinicius
de Moraes, Baden Powell e Antonio Carlos Jobim -, come il brano
conclusivo "Valsa pra Leila", sia negli choro,
come il brano di apertura "Choro pro Zè", sia
nei samba quali ad esempio "Canibaile", sostenuti
ritmicamente con brillante eleganza da Guinga. E' una musica che tocca il
cuore, che non entra da un orecchio per uscire dall'altro, che si ascolta con attenzione
perché ti invita a cogliere le diverse sfumature timbriche o a lasciarti trasportare
nei racconti, in questo caso rappresentati dagli assolo di Mirabassi, abilissimo
tecnicamente e in grado di attirare a sé la platea come certi protagonisti di fiabe
famose.
Dopo un discreto intervallo nel quale abbiamo modo di scoprire che è uscito
un disco nuovo di Guinga "Casa De Villa"
per la Biscoito Fino, di cui relazioneremo in seguito, la serata si conclude
con l'incontro tra Carla Bley & The lost chords e il nostro
Paolo Fresu.
Musica fresca, intensa e di sapiente scrittura, quella della pianista americana,
alla guida di un affiatatissimo quartetto nel quale
Fresu
non sembra provare alcuna difficoltà di inserimento. Il nome del gruppo riprende
il titolo di un brano della 69enne musicista. Il set unico vicentino presenta una
suite "The banana quintet" che si sviluppa in
6 parti – one banana, two banana, three banana, four banana, five banana, one banana
more – occupando più o meno la metà dei quasi 90 minuti totali, oltre ad altri 4
brani e un paio di acclamati bis. La suite ha come primo strumento solista la tromba
di Fresu
e spazia da atmosfere intensamente liriche ad altre piene di energia contrassegnata
da assoli che si inanellano in una struttura di base che comprende elementi di rhythm
& blues, con accompagnamenti terzinati molto cadenzati, frequenti 6/8, mentre il
tema di "Five banana" è esposto dai fiati in
forma di bossa nova su un tempo di 5/4. Convincenti i due veterani, Sheppard
al sax tenore e soprano, stimolato e ben disposto al dialogo agonistico con
Fresu,
e il compagno artistico e di vita della Bley, Swallow, sempre pulito
e magnetico negli assolo. Torrenziale, con il sudore che gli colava dalla fronte
– tranne Fresu,
tutti i musicisti erano abbigliati in eleganti completi ruotanti attorno al colore
nero – Billy Drummond – mai un cognome è sembrato così appropriato ad evidenziare
la scelta artistica di una persona: la metà di Drummond contiene infatti
la parola drum, tamburo – ha suonato con vigore crescente il suo strumento. Nella
esecuzione di "Vashkar", vecchio brano della
Bley, caratterizzato da un'atmosfera cupa, l'accompagnamento poliritmico
di Drummond fa stare tutti in attesa di un qualche cosa che arrivi a risolvere
una situazione mantenuta intenzionalmente sospesa. Drummond si scatena durante
l'assolo infuocato di Sheppard al soprano, in un crescendo mozzafiato per
poi sottolineare con dei leggeri rim shot al rullante un pacato fraseggio
della tromba sordinata di
Fresu.
Sono proprio questi saliscendi che danno carattere e sapore ad un brano e che solo
una scrittura meditata e un efficace arrangiamento sanno valorizzare. Ed anche un
brano in 6/8 apparentemente semplice nella struttura quale "Ad
libitum", che ha ricordato il davisiano "All Blues", presenta
spunti di notevole interesse come il dialogo fra flicorno e sax, irrobustito da
splendidi breaks di 8 misure. Abbiamo superato la mezzanotte, dopo quasi tre ore
dall'inizio della serata, eppure gli accordi perduti di Carla Bley vorremmo
ritrovarli proprio tutti, dovessimo rimanere seduti sulle nostre sedie fino all'alba.
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 30/06/2007
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