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Raf Ferrari 4et feat. Gabriele Mirabassi
Venere E Marte
DODICILUNE, 2012 Ed 295
1. Hiroshima
2. Bonjour madame
3. Il gioco di Van Lisa
4. Lo squalotopo
5. Arabesque S.R.F.
6. Fou de Love
7. Capelli di sagoma
8. Il vuoto (parte prima)
Raf Ferrari - pianoforte
Vito Stano - violoncello
Guerino Rondolone - contrabbasso
Claudio Sbrolli - batteria
Gabriele Mirabassi - clarinetto
Via Ferecide Siro 1/e
73100 LECCE
Tel. +39 0832.091231 - 0832.092478
Fax +39 0832.1831054
email: ufficiostampa@dodicilune.it
web: www.dodicilune.it
Mettiamo
che il jazz sia un linguaggio universale, e che ogni etnia (strictu sensu e non
secondo l'abusato utilizzo odierno) ci metta il suo dialetto e che, ancora, ogni
musicista adorni il tutto con la sua cultura, la sua esperienza di vita. Stiamo
parlando ancora di jazz? A parere di chi scrive, sì: eccome, perché il significato
di jazz è proprio questo. Jazz non è scimmiottare gli americani o, parecchio alla
moda oggi, le tensioni nordeuropee. Jazz è cuore e anima e Raf Ferrari lo
sa bene, e non dall'ultima ora, perché ha fatto della ricerca musicale una vera
ragione di vita, bandendo dal suo vocabolario il termine ovvietà.
Otto piccole suite che danno vita a settantadue minuti di musica tra il jazz, bello,
europeo e romantico con piccoli finimenti orientali, nell'evocativa "Hiroshima"
che ha nei cambi di tempo e metrici il vero punto di forza e nel zigzagare ponderato
del violoncello di Vito Stano il contraltare ad una ritmica sussultante.
Il tema rimane, in apparenza, anche in "Bonjour madame", piegato dal flusso
classico che fuoriesce dalle mani del pianista lucano rintuzzato da un perfettamente
ligneo e articolato Guerino Rondolone e dal drive pulito e puntuale di
Claudio Sbrolli; il tutto infiorettato da Gabriele Mirabassi, sempre
pronto a sposare le giuste e belle cause, e lo fa sfruttando gli accordi per creare
suoni sempre nuovi e vari. "Il gioco di Van Lisa" rapisce e conduce nella musica
contemporanea espressionista, con le note pesate di Ferrari a far da corollario
ad una vera e propria orchestra, per sentimento e compartecipazione. "Lo squalotopo"
gode di un intro d'archi spettrale per aprirsi su toni velenosi, ironici, carichi
di pause e spezzature ritmiche, fino a un blues tanto scanzonato, quanto opportunamente
zoppo. Ariosa e limpida è "Arabesque S.R.F." con gli accordi scanditi dalla
sinistra di Ferrari, un suono caldo e tagliente al tempo stesso, le tinte disegnate
a metà che cambiano ad ogni svolta d'angolo e acquistano impeto per mano di Rondolone
e Sbrolli, sempre impeccabili. "Fou de Love" è l'unico brano apocrifo, per
così dire, perché firmato da Angelo Branduardi e restituito all'improvvisazione
nella migliore maniera.
La lunga e bella cavalcata nella musica di Ferrari si chiude con le linee melodiche,
dolcemente aspre (merito del violoncello) e rassicuranti di "Capelli di sagoma",
prima e di "Il vuoto (parte prima)", dopo.
Raf Ferrari è un fine compositore e un fine dicitore, pianoforte alle mani,
e sa, con meticolosa saggezza musicale, riunire tutte le musiche possibili, a suo
piacimento e senza offendere nessuno. Un disco di pregio, che merita attenzione
ad ogni livello: dalla classica al jazz.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 17/03/2013
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