Tra gli innumerevoli e multiformi progetti messi in campo dall'infaticabile
Paolo Fresu,
il "Devil Quartet" – nato circa otto anni fa dalle ceneri del precedente '"Angel
Quartet" (con Nguyên Lê,
Furio Di Castri
e Roberto Gatto)
- resta un punto fermo, parallelamente allo storico "quintetto", attivo sin dal
lontano 1984. Dopo il brillante "Stanley Music" del 2007, arriva oggi il
nuovissimo CD "Desertico" inciso per la Tuk Records – l'etichetta recentemente
fondata dallo stesso Fresu. Bastano pochi ascolti per comprendere come quest'ultimo
lavoro si inserisca senza alcun dubbio tra le migliori realizzazioni del musicista
sardo. La presentazione ufficiale del disco si è svolta nella prestigiosa cornice
della Sala Petrassi all'Auditorium Parco della Musica, con il prevedibile tutto
esaurito.
Il trombettista si presenta al pubblico
con un filo di ironia: "dopo ampia discussione abbiamo deciso di non iniziare
il concerto con il famoso pezzo di apertura del disco. Ciascuno a casa potrà decidere
se ascoltarlo per primo, oppure saltare subito al secondo brano, ovvero non comprare
per niente il disco!". In effetti la rivisitazione dell'inossidabile "(I
can't get no) Satisfaction" arriverà solo a metà scaletta; dimenticate il riff
di Keith Richards e riconoscerete a stento le note del tema conduttore, trasformato
in un pulsante soul-jazz alla Cannonball Adderley, centrifugato in chiave "fusion",
con uno Stefano
Bagnoli in gran spolvero a condurre le danze. Il concerto inizia invece
con una avvolgente ballad "La Follia Italiana", ambito nel quale Fresu, se
ce ne fosse ancora bisogno, si conferma interprete di assoluto livello. Brani lenti
e veloci si alternano seguendo la falsariga del nuovo album, alternati a pochi pezzi
del vecchio repertorio che ben si integrano con la produzione più recente. In particolare
in "All Items" i due solisti sul proscenio – chitarra e tromba – si fronteggiano
bruciando i tempi veloci con un fittissimo dialogo, mentre la sezione ritmica macina
con compattezza ed interplay fuori dal comune. Il leader utilizza anche effetti
elettronici – echi, iterazioni, loop - con sapienza e senso della misura, interagendo
con sensibilità ed intelligenza nella trama del gruppo. Una menzione speciale per
Paolino Della Porta, solidissima colonna portante e vero e propri perno della
formazione, che a metà concerto si produce in una poderosa cadenza con "tre o
quattro ombre di blues" sulle orme del grande Mingus. Colpiscono al primo ascolto
"Desertico" e "Poetto Sky" - entrambi a firma di
Bebo Ferra
– i brani che forse meglio rappresentano lo spirito del nuovo album, magnifiche
composizioni in cui si fondono suggestioni di sole africano, tramonti mediterranei,
profumo di mirto. Pura poesia, come recita la copertina interna del disco: "Davanti
a occhi sgranati sta sorgendo l'aurora" (Barbara Korun – da "Fiori").
Il concerto volge al termine con un toccante medley nel quale
si esalta il lirismo del trombettista: due tenere ninne-nanne - "Ninna Nanna
per Andrea" e "Inno alla Vita" dedicate da Fresu al figlioletto Andrea
e – per esteso – a figli e nipoti degli altri componenti del gruppo.
Inevitabile il bis finale che sugella il successo di una formazione
che si conferma ai massimi livelli del jazz italiano – e per traslato – del jazz
internazionale, riuscendo a coniugare una ricerca musicale raffinata ed innovativa
con la capacità di catturare emotivamente un vasto pubblico.