Young Jazz Festival 11 direzione artistica Gianluca Petrella Foligno, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Montefalco, Spello, Trevi, 25-29 maggio 2011
di Vincenzo Fugaldi
foto di Elisa Tessarin - Voncenzo Fugaldi
Young Jazz 2011 si conferma
una delle realtà più interessanti del panorama dei festival jazz italiani, grazie
non solo alle felici scelte della direzione artistica affidata anche quest'anno
a Gianluca Petrella,
ma anche al profondo radicamento nel territorio, che coinvolge oltre alla città
di Foligno altre vicine incantevoli località (Spello, Montefalco, Bevagna, Gualdo
Cattaneo) offrendo visite guidate a musei e monumenti di eccezionale bellezza, e
da quest'anno una sezione speciale denominata Jazz Community, dedicata ai bambini,
agli anziani e ai disabili.
Gli anziani ospiti della Casa Serena
ex ONPI hanno potuto ascoltare, in un concerto pomeridiano, il Trio Cagliostro
(già DOZ trio), composto da Daniele D'Agaro al clarinetto, Mauro Ottolini
al trombone e Simone Zanchini alla fisarmonica, che ha riscosso meritati
applausi per la ricerca di una comunicatività immediata, aperta dalla nota canzone
di Tom Waits All The World Is Green, seguita da altri hits come I' ve
Found A New Baby e Spiritual, quest'ultimo composto da
Charlie
Haden, per concludere con una parentesi ellingtoniana e un paio di divertiti
omaggi cantati da Ottolini alla canzone italiana d'antan.
Un momento davvero memorabile del festival, all'Auditorium San
Domenico, ha visto un'iniziativa probabilmente senza precedenti in Italia: la Liberorchestra.
Frutto di un lungo periodo di intenso e appassionato lavoro da parte di Giovanni
Guidi e Dan Kinzelman, l'ensemble, che combinava in una sintesi inedita
i disabili del locale centro "Il Laboratorio" con Guidi al piano elettrico, Kinzelman
al sax tenore e al flauto, Stefano Tamborrino alla batteria e, nell'ultimo
liberatorio inno, Gianluca Petrella, Alfonso Santimone, Davide Brutti e Francesco
Bigoni. Una calda partecipazione del folto pubblico presente per una delle iniziative
musicali più socialmente rilevanti mai realizzate, coinvolgente anche dal punto
di vista strettamente musicale, grazie alla miriade di percussioni, e all'entusiasmo
palpabile di tutti. Un abbraccio collettivo in musica.
Da segnalare anche la mostra fotografica di Roberto Cifarelli intitolata
«Under Construction»: una carrellata di splendide immagini di vari momenti del festival
costruita dal noto fotografo, quasi in tempo reale, con la complicità dei musicisti,
pronti a cogliere i suoi stimoli.
Young Jazz 2011 si è aperto
la mattina del 25 maggio all'Auditorium Adolfo Broegg di Spello, con un duo tra
gli statunitensi Joe Rehmer, contrabbassista e Rainer Davies, chitarrista
(Fender Telecaster). In un breve set i due affiatatissimi musicisti hanno incrociato
i loro strumenti per un luminoso standard, The Days Of Wine And Roses
e alcuni brani composti da elementi del quintetto El Portal di cui fanno
parte, tra cui una bella composizione country, per concludere con un brano del sassofonista
Michael Blake, Lady Red. Entrambi hanno dimostrato ottimo senso melodico,
competenza armonica, e suoni tersi ed essenziali.
Gli stessi hanno suonato anche quali componenti del quintetto El Portal nel pomeriggio,
sempre a Spello, in un incantevole spazio all'aperto, il loggiato di Palazzo Urbani
Acuti. El Portal (composto anche dal sax tenore di Nolan Lem, autore di tutti
i brani eseguiti, dal piano elettrico di Paul Bedal e dalla batteria di
Dion Kerr), è un affiatato quintetto di giovani statunitensi che ha appena
inciso un cd per la Cam Jazz, in attesa di pubblicazione. Il gruppo si muove secondo
coordinate fresche e moderne, con composizioni ben congegnate, assolo brevi, significativi
e funzionali alle idee compositive, ottimo senso della dinamica. Una nuova realtà
del jazz internazionale che merita la giusta attenzione da parte degli addetti ai
lavori e degli ascoltatori.
Il secondo giorno del festival è iniziato con un incontro tra
Giovanni Guidi, intervistato e stimolato al dialogo da Fabio Ciminiera,
e un gruppo di ragazzi di scuola media, al Complesso museale S. Francesco di Montefalco.
Guidi, attorniato dal gruppo dei ragazzi raccolti intorno al pianoforte, ha coinvolto
tutti con brevi improvvisazioni su Someday My Prince Will Come,
su canzoni italiane, sue composizioni e persino su una semplicissima sequenza di
quattro note che, tra le sue dita, si è trasformata in un brano su cui improvvisare.
Nello stesso spazio, la sera, un intenso concerto in solitudine
di Bojan Z al pianoforte acustico, che ha dimostrato padronanza assoluta
del mezzo espressivo, funzionale a uno spiccato senso del racconto in musica, confermandosi
come nuovo astro del piano solo (dopo il cd «Solobsession», anche il prossimo
sarà per solo pianoforte), con un tocco ineccepibile, un senso architettonico compiuto,
lirismo, concentrazione, spunti impressionistici, capacità descrittiva. Una delle
più lucide intelligenze del piano contemporaneo, in un repertorio di sue composizioni
tra cui Ederlezi, Think Thrice, Solobsession, Xenos Blues e altre recentissime
ancora prive di titolo, e un brano popolare del Cossovo del secolo diciassettesimo
da lui arrangiato per un cd in uscita della cantante Amira Medunjanin di cui Bojan
è produttore, dal titolo Marijo, Deli Bela Kumrijo.
Nell'ambito delle iniziative didattiche intraprese nell'edizione
2011 di Young Jazz, Dan Kinzelman, armato
di sax tenore, clarinetto e clarinetto basso, con la collaborazione del giornalista
Enzo Pavoni, ha coinvolto una nutrita scolaresca dell'Istituto comprensivo di Bevagna
in una esperienza di spontaneissimo primo approccio al jazz, introducendo i concetti
di improvvisazione, di swing, di poliritmia, scatenando l'entusiasmo dei ragazzi.
L'ex chiesa Santa Maria Laurentia di Bevagna ha accolto una partecipata performance
solitaria del londinese Oren Marshall, specialista del basso tuba, che ha
suonato alcuni brani di propria composizione e tre omaggi a Ellington, tra cui
Mood Indigo, eseguiti con l'emissione più suoni contemporaneamente, in un
armonico mix di prodigiosa tecnica e ispirazione.
Il batterista americano Jim Black (noto per collaborazioni
con Berne, Douglas, Caine), ha riunito per l'occasione – una produzione originale
in collaborazione con Correggio Jazz – una formazione denominata Cani da salvataggio,
con Joe Rehmer al contrabbasso, Francesco Bigoni al sax tenore,
Simone Zanchini alla fisarmonica, Francesco Diodati alla chitarra elettrica
e acustica, Alfonso Santimone al piano elettrico e al sintetizzatore. Utilizzando
composizioni di Bigoni, Diodati (la trascinante Purple Bra) e proprie, Black
ha valorizzato i singoli in un valido e modernissimo gioco d'insieme, concedendo
a tutti di poter apportare il proprio contributo (sempre di notevole spessore) all'interno
degli articolati arrangiamenti, con ottimo senso della dinamica, solarità di fondo,
per un'idea di jazz che riesce a rinnovarsi costantemente.
A concludere la serata, i salentini Opa Cupa in una festosa
e martellante spettacolarità legata in particolare ai ritmi balcanici, mescolati
a momenti solistici di matrice jazzistica, specie da parte del sassofonista Davide
Arena.
L'ultimo incontro con una scolaresca è avvenuto presso l'Istituto comprensivo "T.
Valenti" di Trevi, a cura del chitarrista Francesco Diodati, che ha mostrato
ai ragazzi il concetto di improvvisazione, stimolandone la partecipazione.
Sempre a Trevi, all'interno della chiesa di S. Francesco, uno dei momenti più memorabili
del festival: il duo formato dai friulani Daniele D'Agaro, clarinetto e sax
tenore, e Mauro Costantini, organo. Quest'ultimo è riuscito a far emettere
all'antichissimo organo della chiesa, risalente al secolo XVI, suoni terreni e celestiali,
tra discanti aquileiesi (brani liturgici medievali), sue composizioni a carattere
gospel e un paio tra i momenti più delicati dei concerti sacri di Ellington (Almighty
God, Come Sunday). L'unione tra la tastiera di Costantini e le ance di
D'Agaro, le loro improvvisazioni ricolme di cultura musicale e di infinita passione
per l'espressione artistica, hanno generato atmosfere di intensa spiritualità, toccando
vertici rari. Un duo che ha all'attivo un cd registrato nel
2000, e che dovrebbe intercettare l'attenzione
dei discografici più avveduti e degli addetti ai lavori.
La Corte di Palazzo Trinci a Foligno ha ospitato l'incommensurabile
energia dei Sex Mob: Steven Bernstein, tromba a coulisse; Briggan
Krauss, sax alto; Tony Scherr, contrabbasso; Kenny Wollesen, batteria.
Tra le proposte più trascinanti della scena downtown newyorkese, i quattro, diretti
da Bernstein con contagioso entusiasmo, hanno fornito una prova maiuscola, con un'intesa
formidabile, comunicando gioia, ironia, oltre naturalmente a mostrare qualità tecniche
eccelse. Tra i brani, il primo era un divertito omaggio a Totò, seguito senza soluzione
di continuità da Black And Tan Fantasy di Ellington e da alcune nuove composizioni.
Verso la fine del concerto, Bernstein ha chiamato sul palco il direttore artistico
Gianluca Petrella
e Daniele D'Agaro, che con trombone e sax tenore si sono uniti all'incandescente
quartetto aggiungendo ulteriore fuoco. Lo stesso
Gianluca Petrella
ha poi concluso la serata alla Taverna Rione Ammanniti insieme al sax e all'elettronica
di Etienne Jaumet, in un'occasione destinata ai fruitori di musica elettronica
e dance.
Il concerto finale, all'Auditorium San Domenico di Foligno, vedeva
l'atteso e inedito incontro tra due artisti fantasiosi e poliedrici come
Stefano
Bollani e Cristina Zavalloni. In perfetto accordo, i due hanno
proposto un repertorio ben architettato tra standard (Autumn Nocturne, There
Will Never Be Another You, Someone To Watch Over Me, I'm Old Fashioned),
canzone brasiliana (Choro no Comunao, composto dalla stessa Zavalloni,
Rosa di Pixinguinha, Apanhei-te cavaquino di Ernesto Nazareth), pop (Don't
Talk dei Beach Boys), repertorio popolare italiano (Mi votu e mi rivotu),
Amore mio mannaggia a te di Stefano De Bonis e incursioni nella musica
colta novecentesca (Poulenc).
Le incredibili doti tecniche e la comunicatività di entrambi hanno decretato il
successo del duo, che ha riscosso lunghissimi applausi e concesso svariati bis,
concludendo al meglio l'edizione 2011 di Young
Jazz.