52° Festival Internazionale di Musica Contemporanea
8 ottobre 2008. Venezia. Arsenale, Teatro alle Tese
di Giovanni Greto
No Border
Franco
D'Andrea, piano;
Fabrizio Bosso,
tromba; Trilok Gurtu, percussioni
Prima e dopo:
Cantadores a chitarra de Deris, de Oe e de Sempre
Concordu di Castelsardo
L'unico appuntamento che si è distaccato dai consueti programmi di musica
classica contemporanea delle varie edizioni della Biennale musica di Venezia – con
la felice eccezione di quella del 2003, diretta
da Uri Caine
– ha visto l'esibizione di un trio inedito – solo
Bosso
e D'Andrea
avevano già suonato insieme – ideato dal direttore del settore musica Luca Francesconi,
in carica fino al 2011. Allievo di
D'Andrea
negli anni '70 - e con lui partecipe di un progetto
che mise insieme, a metà degli anni '80, un
pianista jazz, un'orchestra sinfonica e il gruppo di percussionisti, (oramai scioltosi),
degli African Djolè - Francesconi ha messo a disposizione dei musicisti per tre
giorni il Piccolo Teatro Arsenale affinché potessero preparare il concerto.
D'Andrea
ha portato con se una serie di composizioni, 12 per la precisione, che avrebbero
formato il programma della serata secondo un ordine stilato al momento dell'esecuzione.
Da tutti i pezzi venivano prese delle piccole cellule, dei frammenti, sviluppati
secondo la sensibilità di ognuno. Il risultato è stato quanto mai stimolante e godibile.
L'unico brano tralasciato dal gruppo è stato "Caravan", spesso presente nelle
scalette di
D'Andrea.
Del pianista meranese abbiamo ascoltato "Via libera",
la dolce ballad "Grapes", "Two
colors" ed "M3", ultimo dei due bis
concessi ad un pubblico che seguiva attentamente, avvinto dalle trame del trio.
D'Andrea
ha confermato negli altri brani l'amore per Monk ed Ellington, eseguendo "Misterioso"
ed "Half the fun" che fa parte di una suite
composta dal Duca e da Billy Strayhorn, "Such sweet thunder".
E ancora "Naima" di Coltrane, "Undecided",
del trombettista Charlie Shavers, e una dinamica versione di "Turkish
Mambo", un pezzo del 1955 di Lennie Tristano.
Gurtu si è ritagliato un
lungo assolo iniziale nella sua "Big Brother".
Ha esordito riproducendo una serie di suoni naturali – uccelli, acqua che scorre,
il rumore del vento – attingendo dal consueto set personale che comprende una batteria
senza timpano e tom, sostituiti da rototom, un albero di piattini splash ad integrare
due ottimi piatti di media grandezza – un ride ed un crash -, una conga e le tabla
suonate sia da sole nella maniera classica, che arricchendole con il pedale del
charleston e/o della cassa.
D'Andrea
si è confermato pianista elegante ed intelligente, di una limpidezza e precisione
esemplari, in grado con pochi tocchi di indirizzare il lavoro dei propri partners.
Bosso
è stato forse l'elemento più sorprendente. Ha sfoderato una tecnica invidiabile
unita a capacità improvvisative e ad una ricerca timbrica che ha illuminato i brani
di colori diversi. Ha adoperato con acume e senza esagerare un harmonizer, collegato
allo strumento, che va una o due ottave sotto rispetto alla capacità della tromba,
con il quale ha riprodotto il walkin' bass, essendo il gruppo privo di un contrabbassista.
Un aspetto positivo, anche se poco ed erroneamente pubblicizzato, è stato la possibilità,
limitata per un pubblico selezionato mediante invio di curriculum vitae, di assistere
a due pomeriggi di prove definite, non si sa per quale motivo, laboratori di armonia
e timbro il primo giorno, di ritmo il secondo, tenuti rispettivamente da
D'Andrea
e Bosso
e da Gurtu. Alcuni studenti
e diplomati del Conservatorio di Venezia, che costituivano la maggior parte degli
iscritti, hanno commentato con nervosismo quanto accaduto, sentendosi in un certo
qual modo "presi in giro", nonostante l'ingresso fosse libero. Col senno
di poi e secondo l'opinione dello stesso
D'Andrea,
sarebbe stato preferibile un ingresso libero ed indiscriminato, per consentire agli
appassionati di vedere come i musicisti riescano a confezionare un buon prodotto
in poco tempo e capire come nascono e si sviluppano i brani in concerto.
La serata ha avuto come prologo ed epilogo l'esibizione di due gruppi
provenienti dalla Sardegna: i "Cantadores a chitarra de Deris de Oe e de Sempre"
e il coro "Cuncordu di Castelsardo". Il primo, composto da quattro Cantadores
e un chitarrista, si rifà ad una tradizione relativamente recente – 100 anni – nata
nel contesto di serate conviviali fra amici e conoscenti. Manifestazioni estemporanee
durante le quali i Cantadores si esibivano in disfide canore aperte, alle quali
potevano partecipare anche i presenti, soprattutto gli appassionati, cantando a
"Boghe Rea", ossia in Re. Il secondo, un quartetto di voci maschili, ha interpretato
la più antica espressione etnico-musicale della Sardegna centrale. Il repertorio
spaziava dai canti devozionali di Castelsardo, che hanno accompagnato per anni le
processioni della settimana santa, a quelli profani legati alla danza, mantenendo
in tal modo vivo un prezioso retaggio tramandatosi oralmente fin dal 1500. I 4 cantori
si sono disposti in cerchio, praticamente legati l'uno all'altro, in modo da riprodurre
la forma architettonica della antica civiltà nuragica. I due organici si sono esibiti
in dissolvenza con perfetto tempismo in una nuda sala, all'ingresso del teatro,
collocati su una pedana, uno di fronte all'altro, mentre il pubblico, in piedi,
si situava nel mezzo, affascinato da una vocalità poco conosciuta, ma che pian piano
sta suscitando un crescente interesse, inserendosi in un contesto di musica etnica,
cui da sempre attingono i musicisti di jazz e non solo.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
21/06/2009 | Bologna, Ravenna, Imola, Correggio, Piacenza, Russi: questi ed altri ancora sono i luoghi che negli ultimi tre mesi hanno ospitato Croassroads, festival itinerante di musica jazz, che ha attraversato in lungo e in largo l'Emilia Romagna. Giunto alla decima edizione, Crossroads ha ospitato nomi della scena musicale italiana ed internazionale, giovani musicisti e leggende viventi, jazzisti ortodossi e impenitenti sperimentatori... (Giuseppe Rubinetti) |
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Data pubblicazione: 15/11/2008
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