Trilok Gurtu
- percussioni voce
Frederick Koster - tromba
Tulug Tirpan - piano tastiere
Jonathan Ihlenfeld Cunado - basso elettrico
E' una vera esplosione di colori e sapori il concerto di
Trilok Gurtu al teatro Arlecchino
di Monte Urano, e tutto intorno aleggiano note al sapore di spezie. Musicista poliedrico
o come ama definirsi "ambasciatore di ritmi indiani", riflette un'originalità subito
riconoscibile, il percussionista originario di Bombay suona ritmi africani, indiani,
iberici e non disdegna il sound brasiliano e portoghese. Grande trascinatore, ha
la capacità di ipnotizzare un'intera platea con un indian drumming meditativo.
La Trilok Gurtu
band è tra gli appuntamenti musicali di spicco del ricco e variegato cartellone
organizzato dall'inesauribile Giambattista Tofoni, art director di "Tam tutta un
altra musica". I concerti scelti variano tra grandi star e nuove proposte, ricevendo
il plauso di tanti appassionati di musica, dal jazz ai nuovi orizzonti sonori.
Il progetto "Spellbound" incarna lo spirito dell'eclettico Don Cherry, un approccio
che ha fortemente influenzato il percussionista fin da inizio carriera, quando ancora
giovanissimo arrivò in Europa per intraprendere una fervida collaborazione con il
trombettista afroamericano. Strumento che predomina in questo lavoro è la tromba
e i brani sono tributi a Don Cherry, Miles e Gillespie. Il disco per la Naïve vede
la partecipazione di grandi musicisti di livello internazionale, come
Nils Petter Molvaer,
Matthias Schreifl, Ibrahim Maalouf, Ambrose Akinmusire e
Paolo Fresu.
La formazione sul palco del teatro Arlecchino è composta in parte dalla stessa della
registrazione in studio con il versatile pianista Sabri Tuluğ Tırpan, musicista
e compositore di origine turca con un notevole bagaglio di esperienze musicali in
Europa e "..la sua musica" scrive di lui Gurtu "...non e' ne orientale
ne occidentale, è uno spirito che viene dall'alto....". Jonathan Ihlenfeld Cuniado
è metà spagnolo e metà tedesco, giovanissimo e intento ancora agli studi, ha una
grande spinta d'entusiasmo e indiscusse capacità al basso elettrico.
Le trombe sono destinate al giovane Frederick Koster con sordina o effetti sonori
da solo riesce a creare melodie accattivanti con un suono morbido e rotondo.
La musica di Trilok Gurtu non necessita
di etichette, i suoi soli raccontano di una musica aperta al mondo che abbraccia
il mondo intero, un'abilità strabiliante senza mai indugiare nella spettacolarizzazione.
Tutt'altro. Con la schiena rivolta al pubblico nella quasi penombra, dialoga con
l'ascoltatore in una incredibile semplicità, chiedendo all'acqua, all'aria, ai legni
e alle pelli di intercedere per lui affinché ci arrivi un messaggio poetico positivo.
E ciò avviene immancabilmente sprigionando grande pathos tra i presenti, anche i
suoi amici sul palco l'osservano con venerazione e devozione mentre è intento ad
intrecciare argute sonorità, letteralmente rapiti dall'arte percussiva del più celebre
percussionista indiano.
Tra batteria, percussioni, tablas, cajón e voce del vento, secchi d'acqua e gong,
Gurtu sembra assecondare il ritmo delle sue percussioni con quello delle conversazioni
con il pubblico in un ottimo italiano. I brani vengono di volta in volta presentati
o accompagnati da racconti divertenti ma è la stessa musica a dare immagini all'ascolto
e cosi con "Manteca" affiora il pensiero a Dizzy, o nelle composizioni di Gurtu
come la funkeggiante "Cuculo" e nei ritmi nelle mani, nei suoni onomatopeici della
sua voce a ricordo dei trascorsi storici con gli Oregon. Una disinvoltura nell'affrontare
"Round About Rice", brano dedicato a Don Cherry, dove le sonorità jazz e fusion,
elettronica e world si mescolano in un travolgente virtuosismo.
La serata non poteva che finire in allegria: anche il pubblico viene chiamato a
dare un saggio di bravura, una "discreta" abilità ritmico-vocale accompagna i battiti
delle mani.