E' vero non ci sono percussioni, ma c'è tutto il latin sound, tutto il ritmo e la tribalità delle morbide sonorità cubane.
E' un viaggio nelle terre del sud, del sud del mondo non escludendo l'Italia. Undici brani di cui nove originali tutti da ascoltare con attenzione. Perchè ogni suono ha la sua appendice, ogni suono solca un mare.
Dai profumi cubani si passa ai colori vermigli argentini per giungere in Brasile ed approdare in Spagna.
Una tavolozza sonora fatta di contrappunti, di stili che s'intersecano. Di legno che suona, come recitano le note di copertina. Un legno che diventa aspro con le note del violino di
Ruben Chaviano per poi acquistare pace, serenità ma anche tempestosità con la chitarra del pugliese
Mino Cavallo. La cavata metronomica e robusta di Filippo Pedol sembra sostituire appieno ogni strumento percussivo.
Sonorità diverse che s'intrecciano, si è detto, ma soprattutto nuove e fresche, al di fuori di stereotipi ispanici ben troppo conosciuti.
World Latin Jazz, come dicono gli stessi artisti? Forse è solo annoverabile come musica, libera da stereotipi e da fumose barriere. E' la musica del sud del mondo, fatta di calore e di sapori che impastano gioiosamente la bocca. E rimangono vividi.
Da ascoltare con il sole alto e con un sorso di Primitivo pugliese tra le labbra.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia