SPLASC(H) RECORDS
Registrato a Cagliari il 26 Agosto 2003 |
Paolo Carta Mantiglia & Paolo Carrus
Èpanuissement
1.
Armo (Carrus) 7:58 2. Blues for Dany (Carrus) 5:27 3. Base (Carrus) 2:27
4. Odras (Carrus) 8:32 5. Passo (Carrus) 4:40 6. In chimbe (S.Majore) 4:30
7. Èpanuissement (Mantiglia) 3:36 8. Notte (Carrus) 7:04
9. To my brother (Carrus) 3:44
Paolo Carta Mantiglia - clarinetti Paolo Carrus - piano Lorenzo Sabatini - basso elettrico Billy Sechi - batteria
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"Èpanuissement" è la prima incisione del clarinettista sardo come leader – o forse sarebbe meglio dire co-leader, vista la pesante presenza compositiva del pianista
Paolo Carrus – e, tuttavia, la musica di cui
Mantiglia si fa qui interprete, sembra dichiarare un'identità precisa ma allo stesso tempo eterogenea, composta in gran misura da un certo gusto melodico nostrano e da una notevole spinta ritmica – spesso intensa e swingante – generata dal vivace interplay della sezione ritmica e dalla voce camaleontica del clarinetto, che sa abbandonarsi con sapienza nei diversi contesti musicali affrontati, come ad esempio in quello "cameristico" di
Èpanuissement: i fraseggi agili ed evocativi dell'ancia solista, sempre ben calibrati, si snodano su un riff suonato dalla voce grave del clarinetto basso, creando un intreccio raffinato, che ricorda i sapori caratteristici della musica del polistrumentista e compositore Gianluigi Trovesi.
Fatto sta, che il comune denominatore di questi brani, per quanto l'ispirazione che li ha nutriti sia stata attenta a sfuggire dalle pericolose ossessioni stilistiche – che oggi in Italia rischiano più che mai di produrre un'arida immobilità – è l'attenzione per la composizione; gestita privilegiando l'equilibrio fra armonia e melodia, seguendo uno stile lineare: per così dire, cantabile.
I brani sono infatti tutte composizioni originali, caratterizzate da una musica permeata di una sua pacata bellezza, che risente forse però di un eccessivo attaccamento alla forma in cui è contenuta, non abbandonandosi quasi mai a se stessa, ed evitando di esplorare a fondo le proprie potenzialità, così evidenti in Armo
e Odras.
Il suono che ne viene fuori è comunque interessante per le sue sembianze timbriche, dominate dalla calda voce del clarinetto e da un robusto lavoro sui piatti di
Billy Sechi, che offre ai suoi compagni un'ampia visione dello spazio musicale, bene interpretato dai fondali dipinti con lunghe e pastose pennellate dal basso di
Lorenzo Sabatini – sempre attento e propositivo – e dal tocco ben dosato del pianista
Paolo Carrus, impegnato nel sostenere attraverso la variazione delle dinamiche, l'umore dei pezzi.
Un disco che attraverso l'intimismo lirico di To my brother
e la vivacità di In chimbe – dove la musicalità sarda emerge in modo particolare in un ostinato di basso su cui fraseggia
Sechi con i suoi tamburi – si concede ad un ascoltatore che sappia godere di una musica affascinante e suggestiva, alla cui completezza sembra però mancare un pizzico di originalità.
Marco De Masi per Jazzitalia