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La consolidata esperienza di
Tosques,
sia in studio che live, è indiscutibile. Ha preso parte a numerosi e svariati progetti
musicali, sempre mettendoci del suo. Dopo lungo peregrinare, come spesso accade,
pare giusto e logico approdare ad un personale lavoro. Del tutto personale. Infatti,
sette delle otto composizioni sono del leader, mentre Three
Witches reca la firma di
Robert Bonisolo.
Quindi, caso purtroppo sempre raro, non vi sono standard o remake celebri.
Il frutto di tale ingegno si raccoglie subito, così come si avverte l'urgenza
espressiva di
Tosques che si sostanzia in uno stile lineare e asciutto, sia in fase di
esecuzione che di composizione. E tutto ciò apre ad una serie di ritratti sonori
come nel caso di The Promise, tornita dai caldi
fraseggi del sax di Bonisolo che apre al passato più robusto.
Una lettura personale della tradizione traspare anche in
Soul City, lì dove
Tosques pone
in evidenza le sue notevoli qualità.
Un'atmosfera da soundtrack echeggia in Synopsis,
grazie alle alchimie ritmiche costruite da
Balducci
e Campanale,
sempre accorti, duttili e mai fuori dalle righe.
My heart è una struggente ballad che sottolinea
il linguaggio maturo e personale del chitarrista pugliese.
Cambio di passo ritmico nella funambolica Flat
Land. Bonisolo prima e
Tosques poi,
tormentano gli strumenti facendo impazzire il metronomo.
I dialoghi proseguono incessantemente con Substation.
La smisurata gamma di possibilità dinamiche di
Campanale,
crea una serie di piccole variazioni e chiaroscuri che rendono ancor più accattivante
il brano.
L'assoluta cantabilità caratterizza Three Witches,
con tratti sapientemente pop e con una varietà di timbri abilmente accostati e miscelati.
La ripresa della ballad My Heart chiude
quest'opera prima di
Antonio Tosques.
Un lavoro senz'altro riuscito. Frutto di una vasta memoria musicale del chitarrista.
Un racconto che abbraccia la ricca tradizione jazzistica e le nuove linee
più ricercate.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 21/10/2007
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