Young Jazz Festival 15 Foligno, 20-24 maggio 2015 di Vincenzo Fugaldi
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L'undicesima edizione del festival fulginate patrocinato da Umbria
Jazz e diretto da Giovanni Guidi ha confermato l'ormai consueto taglio innovativo
e la festosa partecipazione di numerosissimi giovani nel nuovo spazio dell'ex cinema
Vittoria, oggi denominato Zut!.
Dal Belgio sono arrivati a Foligno alcuni componenti del collettivo Mâäk
(Laurent Blondiau-tromba, Jeroen Van Herzeele-tenore, Grégoire Titiaux-alto, Michel
Massot-sousaphone, João Lobo-batteria) che hanno suonato in alcune delle piazzette
della città. La loro musica è più complessa e articolata di quella di una consueta
street band, tutta giocata com'è su avanzati giochi ritmici tra la batteria e il
sousaphone, mentre i fiati si alternano creativamente tra riff e momenti solistici.
Orchestrazioni e ritmi complessi, qualità degli assoli, varietà di atmosfere danno
la misura della validità della proposta di questo collettivo, decisamente lontana
dai consueti cliché.
Il palco dello Zut!, in due serate diverse, ha messo a
confronto due pianiste, la slovena Kaja Draksler che risiede ad Amsterdam,
e Pak Yan Lau, di origini orientali ma nata in Belgio. Due poetiche differenti,
ma accomunate dall'amore per la sperimentazione e per un uso non ortodosso della
tastiera. Draksler ha suonato alcune sue composizioni di matrice contemporanea ruotando
intorno alla dicotomia suono-rumore ricomposti in una sintesi che non escludeva
momenti melodici e armonia, tra il suono puro e quello prodotto inserendo oggetti
tra le corde. E un omaggio allo stride piano, con un brano dedicato a James P. Johnson
e Jaki Byard. Pak Yan Lau ha esplorato ancora più in profondità il rapporto tra
suono e rumore, con un approccio diverso e decisamente orientale, preparando il
piano con cordiere aggiunte e ricavandone sonorità inedite e atmosfere delicate
e suggestive, realizzate principalmente all'interno dello strumento, con un uso
minimo della tastiera.
Gabriele Coen
ha portato a Foligno il suo omaggio a John Zorn, grazie a un quartetto con Luca
Venitucci-fisarmonica e pianoforte, Danilo Gallo-contrabbasso e Zeno De Rossi-batteria.
Repertorio tratto da Masada, Book of Angels, colonne sonore e Naked
City, e composizioni dello stesso leader tratte dai due fortunati dischi editi
dalla Tzadik.
Il compositore Theo Teardo ha musicato dal vivo dei filmati di Man Ray, con
l'ausilio di una viola (Stefano Azzolina) e un violino (Vanessa Cremaschi). Brani
di impianto minimalista, ampio utilizzo di elettronica, e conclusione con un'orchestra
di chitarre elettriche reclutate in loco per una lunga composizione iterativa su
un solo accordo.
Il trio del baritonista Beppe Scardino (Matteo Anelli al contrabbasso e Andrea
Melani alla batteria) ha condotto un breve set tra improvvisazione e classici del
jazz (Monk, Ornette), con una buona interazione e un rigore espressivo poco comune.
Reduce da una recente incisione a suo nome per l'etichetta Auand, "Frammenti", il
chitarrista Marcello Giannini, con il suo gruppo (Ron Grieco al basso, Jack
D'Amico al piano elettrico, Marco Castaldo e Salvatore Rainone alla batteria) ha
sviluppato belle sonorità elettriche caratterizzate da progressioni rock ben supportate
dalle sonorità del Fender Rhodes e dal lavoro coordinato e complementare dei due
batteristi.
Dimitri Grechi Espinosa ha riproposto al sax alto, utilizzando per ragioni
di acustica un riverbero, le musiche che ha registrato nel Battistero di Pisa nel
marzo 2014, oggi pubblicate sul cd "Angel's Blows" (Ponderosa). Una riflessione
esteticamente compiuta sul rapporto tra suono e spazio, sostenuta da una forte motivazione
spirituale, tra lenti arpeggi, meditazioni sulla bellezza del suono, creazione di
atmosfere che a tratti rimandavano al lavoro in solo di John Surman, comunque con
una cifra personale di notevole valore.
Secondo miglior gruppo del Top Jazz 2014, l'XY Quartet è codiretto dal sassofonista
Nicola Fazzini
e dal bassista Alessandro Fedrigo, coadiuvati dal vibrafono di Saverio Tasca e dalla
batteria di Luca Colussi. Composizioni originali di entrambi i coleader, sapientemente
strutturate per accogliere improvvisazioni dense e pertinenti, un riuscito lavoro
di ricerca intorno a metriche complesse in un gioco di incastri inattesi e suadenti,
per un concerto che ha lasciato un'ottima impressione nel pubblico presente.
La solo performance del batterista Federico Scettri è stata condotta all'insegna
di un'improvvisazione radicale, una sorta di happening teatral-rumoristico dissacrante,
colmo di ironia e di svariati elementi (elettronica, voci preregistrate, ecc.).
L'Electric Tree di
Franco D'Andrea
(con Andrea Ayassot-soprano ricurvo e DJ Rocca-live electronics) mostra il desiderio
del grande pianista italiano di continuare a mettersi in gioco inserendo nella sua
poetica – supportata dal fido sax di Ayassot – le interpolazioni elettroniche di
un dj, che svolgeva specie nella parte iniziale un ruolo soprattutto di sostegno
ritmico. La musica si arricchiva così di sfaccettature inedite, pur in una forma
che probabilmente necessita di ulteriori occasioni concertistiche per arrivare a
una sintesi compiuta.
A essersi totalmente votato all'elettronica nel concerto di Foligno è stato invece
Enrico Zanisi, che ha seguito la progettualità di Michele Pauli (chitarrista
del gruppo Casino Royale ed esperto del settore) suonando tastiere elettriche dalla
quali ricavava suoni corrosivi e inattesi.