Marcel & Solange Trio Giovanni Falzone Quintet "Around Ornette" Auditorium Parco della Musica, Roma, 3 Giugno 2013 di Valeria Loprieno
foto di Giacomo Citro
Ritorna a Roma, all'Auditorium Parco della Musica, per la sua
sedicesima edizione il festival franco-italiano dedicato al jazz e alle musiche
improvvisate. Un festival che nei suoi anni di attività ha creato un vero e proprio
ponte di collegamento tra due realtà musicali, tra due nazioni vicine sia geograficamente
che intellettualmente e che si influenzano e dialogano sulla musica jazz da tanto
tempo ormai. "Una Striscia di Terra Feconda" ha ospitato anche quest'anno
gruppi francesi e italiani, facendo incontrare anche in formazioni inedite musicisti
delle due nazioni. L'accento è sempre posto alla ricerca di progetti nuovi, sperimentali,
insoliti, che abbiano qualcosa da dire e che soprattutto vogliano farsi conoscere.
Un festival che è diventato anche una fucina di nuovi talenti e affermazione per
i talenti già noti.
Lo scorso 3 Giugno si sono alternati,
come prevede la formula del Festival, nella Sala Studio due ensemble. Il primo è
un trio giovanissimo nato artisticamente a Orléans, Il Marcel & Solange Trio.
Un trio particolare e inedito che vede tra le sue fila Gabriel Lemaire al sax e
clarinetto, Valentin Ceccaldi al violoncello, Florent Satche alla batteria. I tre
musicisti si sono presentati al pubblico romano con le loro atmosfere minimaliste
e rarefatte, con una spavalderia tutta giovanile, di chi è sicuro dei propri mezzi
tecnici e ha la voglia e la forza di sperimentare. Un inizio particolarmente evocativo,
fatti di silenzi e di accenti, di melodie spezzate e suoni cupi. Ma anche un inizio
fatto di ascolto e di forte personalità. Il violoncello di Ceccaldi andava a colmare
molto spesso il ritmo del basso mancante con ritmi ostinati e usando l'archetto
in modo originale, i tamburi di Satche venivano arricchiti da marchingegni posticci
che creavano suoni particolari, il sax di Lemaire sperimentava insieme ai suoi compagni
e non si limitava ad intonare la melodia. Una grande carica free-jazz e una forte
dose di libertà hanno caratterizzato soprattutto i primi due pezzi. Ma il trio francese
ha voluto far vedere al pubblico italiano, non ancora troppo avvezzo a questo genere
di ricerca compositiva, che aveva anche le capacità tecniche per fare dell'ottimo
swing, delle ballate romantiche e dei tanghi lineari. E così si sono anche apprezzate
le singole doti dei giovani componenti, il lirismo delle loro composizioni, fino
ad arrivare ad un ultimo pezzo in cui la loro carica energica è esplosa a ridestare
gli animi degli astanti.
Il secondo ensemble che ha calcato il palco dell'Auditorium è
un quintetto assemblato per la produzione di un disco che ha visto la luce nel 2011
proprio per l'etichetta Parco della Musica Records. L'ideatore di questo
progetto è un trombettista siciliano di origini, milanese di adozione, che dal 2004
ha consolidato la sua attività jazzistica nel bel paese. Giovanni Falzone
ha sempre avuto, tra l'altro, un forte sodalizio con la Francia e i suoi musicisti,
ricordiamo il suo album "Meeting in Paris" e il suo rapporto artistico con il pianista
francese, di chiare origini italiane, Bruno Angelini. Da sempre anche nei progetti
del sassofonista Francesco
Bearzatti anche lui residente a Parigi da molti anni. Nel quintetto ritroviamo
lo stesso sassofonista pluripremiato in Italia e all'estero, al trombone Beppe Caruso,
al contrabbasso
Paolino
Dalla Porta e alla batteria
Antonio Fusco.
Il progetto, nonché cd, "Around
Ornette" vuole essere, lo spiega subito e lo ripeterà più volte nel
corso della serata il leader del gruppo, un personale omaggio ad uno dei più grandi
musicisti jazz del nostro secolo, l'ottantenne
Ornette
Coleman. Le cover dell'inventore del free-jazz, sono riarrangiate e filtrate
da Falzone, mentre le composizioni di suo pugno sono ispirate a lui ma non nel modo
di comporre e di suonare, bensì sono state influenzate dalla musica di Ornette in
quanto generatrice immagini e sensazioni che il trombettista ha trasformato in note.
Fin dal primo pezzo il Colemaniano Blues Connotation, si capisce come la
visione della musica del sassofonista sia improntata ad un gusto più ricercato per
la melodia, i tre fiati ritrovano soluzioni armoniche più fluide, meno spezzate
e aspre dell'originale. Rimane però forte il richiamo alla libertà espressiva, alla
voglia di sperimentazione e soprattutto di non omologazione. Lo stile di Falzone
è chiaramente fuori dagli schemi odierni, la sua forza immaginifica, le sue soluzioni
espressive sono più uniche che rare. L'energia e la potenza del gruppo è tangibile
e travolgente. Il successivo Fuga Mentale, firmato dal trombettista siculo,
richiama alla mente la visione di una vera fuga, di un flusso di coscienza personale.
Frasi spezzate che si inseguono, fuggono e che corrono insieme, vuoti e pieni si
alternano con un tema di fondo che riporta sempre all'estetica melodica del trombettista.
Il capolavoro Lonely Woman viene affrontato con umiltà e soprattutto coraggio,
arricchito dai soli intensi ed emozionanti di Bearzatti al sassofono, un altro raro
esempio di musicista fuori dagli schemi. La seguente ballad è il più sentito omaggio
di Falzone, il nome è semplicemente Ornette. I tre fiati sperimentano sonorità più
cupe e rarefatte, e si influenzano tra loro come nel successivo Congeniality
di Ornette
Coleman, in cui il contrabbasso di Dalla Porta dialoga con Bearzatti, il
quale a sua volta regala alla platea un solo da brividi per bravura tecnica e per
intensità d'esecuzione, un solo in cui passione, forza, gioco e ricercatezza stilistica
sono degne del padre del brano. Falzone dal suo assembla, rischia e ridisegna tenendo
unite le personalità del suo gruppo e trascinandole in un turbine di energia. Ultimo
il brano New Orleans dalla penna del leader.
Chiude così la bellissima serata tra sperimentazione, sonorità nuove, elevate
capacità tecniche ed emozionali.