Colosseum
Morituri Te Salutant
(Sanctuary / Universal – 4CD BOX)
CD1:
1. Walking In The Park
2. Mandarin
3. Beware The Ideas Of March
4. Debut
5. The Road She Walked Before
6. Backwater Blues
7. I Can't Live Without You - Studio Outtake
8. In The Heat Of The Night
9. Those About To Die - Demo [aka 'Top Roadie']
10. Tell Me Now
11. The Kettle
12. Elegy
13. The Machine Demands A Sacrifice
14. The Valentyne Suite - January's Search / February's Valentyne / The
Grass Is Always Greener
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CD2:
1. Jumping Off The Sun
2. Rope Ladder To The Moon
3. Bolero
4. The Grass Is Greener
5. Three Score And Ten, Amen
6. Time Lament
7. Take Me Back To Doomsday
8. The Daughter Of Time
9. Theme For An Imaginary Western
10. Bring Out Your Dead - Demo Version
11. Downhill And Shadows
12. Jumping Off The Sun
13. The Pirates Dream
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CD3:
1. Rope Ladder To The Moon - Live In Brighton
2. Skelington - Live In Brighton
3. I Can't Live Without You - Live at Manchester University, March 1971
4. Stormy Monday Blues - Live In Bristol
5. The Valentyne Suite - January's Search / February's Valentyne / The Grass
Is Always Greener - Live at Manchester University, March 1971
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CD4:
1. Butty's Blues - Live In Boston
2. The Machine Demands A Sacrifice - Live In Boston
3. Beware The Ides Of March - BBC Radio Session "Top Of The Pops" Feb 1969
4. Walking In The Park - BBC Radio Session "Top Of The Pops" Feb. 1969
5. Plenty Hard Luck - BBC Radio session "Top Of The Pops" Feb. 1969
6. Arthur's Moustache - BBC Radio Session "Top Gear" Nov. 1969
7. Lost Angeles - BBC Radio Session "Top Gear" Nov. 1969
8. Same Old Thing
9. Dark Side Of The Moog
10. Tomorrow's Blues
11. Those About To Die
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"Una scala di corda verso la luna":
Un cofanetto di quattro CD ci riporta – a 40 anni-luce di distanza - i capolavori
di una leggendaria band oggetto di culto.
Il nome dei Colosseum probabilmente non dirà nulla ai giovani. Dirà molto
agli appassionati di "mezza età" che probabilmente hanno cominciato ad avvicinarsi
al jazz anche attraverso l'ascolto di gruppi come i Colosseum ed i Blood,
Sweat & Tears. A scanso di equivoci dobbiamo precisare che i Colosseum erano
e restano un gruppo rock con influenze jazzistiche, le cui radici affondano in quel
crogiuolo di talenti che fu il blues britannico degli anni sessanta e settanta,
parente stretto del rock-jazz inglese (Brian Auger & Julie Driscoll
- poi Julie Tippet – i Soft Machine etc.).
La compagine vantava nobili origini, essendo
nata da una costola dei Bluesbreakers di John Mayall: i fondatori
della band, il batterista Jon Hiseman, il bassista e cantante Tony Reeves
ed il sassofonista Dick Heckstall-Smith avevano appena partecipato alle registrazioni
di quell'atipico capolavoro – "Bare Wires" – inciso da Mayall nell'anno di
grazia 1968. Un disco nel quale la durezza dell'hard-blues
si stemperava in atmosfere oniriche, vicine al folk britannico, ed antesignane del
nascente progressive-rock.
La line-up definitiva venne in seguito completata da musicisti superlativi:
Dave Greenslade alle tastiere, "Clem" Clempson alla chitarra, Mark
Clarke al basso e dal portentoso vocalist Chris Farlowe, già scoperto
e lanciato dall'entourage di Mick Jagger cinque anni prima.
L'etichetta – alquanto discutibile - di "progressive rock", affibbiata
per pigra comodità ai Colosseum, non rende giustizia ad uno dei pochissimi gruppi
che riuscì ad elaborare ad una sintesi possente tra sonorità rock, improvvisazione
jazzistica, influenze folk e capacità compositive di ampio respiro. Tutte queste
doti si ritrovano ai massimi livelli nella estesa "Valentine Suite" – una
coinvolgente partitura in tre movimenti – spina dorsale del secondo album pubblicato
nel 1969.
In particolare Jon Hiseman, vero leader della band, è sempre stato
un batterista con una peculiare originalità, che ha sempre guardato alla complessità
del magistero di un Max Roach, mentre il fraseggio atipico di Dick Heckstall-Smith
ai fiati, rimandava agli accenti "free" di
Ornette
Coleman e di Eric Dolphy.
I Colosseum restarono comunque aderenti all'evoluzione del british blues,
come testimoniano le rivisitazioni di brani usciti dalla penna di Jack Bruce
e Pete Brown, ed ormai consegnati alla storia, come l'epica "Theme from
an imaginary western" e la splendida "Rope ladder to the moon".
La loro influenza sulle nuove formazioni - come il Perigeo e gli
Area in Italia, ed indirettamente di Chris Farlowe sul giovane
Demetrio Stratos – andrebbe probabilmente studiata ed approfondita.
La formazione originale si è sciolta nel lontano
1973, lasciando come ultima testimonianza il doppio album "Live" del
1971, certamente uno dei più potenti dischi
dal vivo dell'intera storia del rock. La band ebbe una vita discografica breve –
dal 1968 al 1971
– e le numerose riunioni e celebrazioni nel corso degli anni successivi non sono
riuscite a rinverdire i fasti di un'epoca tanto lontana quanto irripetibile.
La recente pubblicazione di un cofanetto antologico di quattro CD da parte
dell'etichetta "Sanctuary/Universal", che riprende il titolo del loro primo
album - "Morituri te salutant" - riporta alla luce i capolavori di un'epoca
ormai leggendaria. I primi due CD contengono quasi integralmente il materiale inciso
in studio e pubblicato nell'arco di quattro Lp tra il '68
ed il '70; negli altri due possiamo scoprire
una quantità di registrazioni inedite dal vivo che vanno a completare il quadro
dell'epoca d'oro della band nella sua dimensione più congeniale, ampliando la testimonianza
dello storico "Colosseum Live" del '71.
Ad onor del vero non tutto il materiale regge allo stesso modo l'usura
del tempo. A volte il magma sonoro appare un po' prolisso ed eccessivo, e qualche
passaggio può suonare oggi davvero un po' datato. Resta però l'ammirazione - ed
il rimpianto - per un approccio alla musica che non ammetteva scorciatoie o compromessi.
In quegli anni rischiare – e magari sbagliare - era un obbligo: guai al musicista
che avesse osato l'oltraggio di un disco-fotocopia di quello precedente!
Certamente avremmo ancora bisogno, oggi più di allora, di artisti di questa
tempra.
POST SCRIPTUM:
Attenzione, la band esiste ancora ed è in ottima forma; dopo l'ennesima riunione
si è esibita più volte anche in Italia, nella formazione originale, con la sola
eccezione di Barbara Thompson ai fiati al posto di Dick Heckstall-Smith,
scomparso nel 2005: vederli dal vivo resta un'occasione
da non perdere.
Roberto Biasco per Jazzitalia
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 13/03/2010
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