Eventi in Jazz 2009: la perla d'autunno
Busto Arsizio, 19 - 24 ottobre 2009
di Alessandro
Carabelli
Busto Arsizio è un luogo particolare. Una di quelle piccole città dove
in apparenza sembra che tutto ruoti intorno ad una realtà industriale. Invece è
anche un luogo fatto di mille fermenti culturali, di passioni, di progetti, di programmazioni
ed è qui che dal 2002, in autunno, si parla
di jazz. Quando arriva Eventi in Jazz nelle strade, nelle piazze, nelle corti, ovunque,
risuonano gli echi di questa musica straordinaria che prende i sensi e l'anima.
Dietro ad un'impeccabile organizzazione, a muovere
le fila, c'è la collaborazione con l'Art Blakey Jazz Club, importante sodalizio
di appassionati e cultori di jazz, presieduta da Achille Castelli, che ha predisposto
un programma snello ed intelligente che ha permesso al pubblico di avvicinarsi a
tutti i colori della musica jazz oltre che a raccogliere gli apprezzamenti dei molti
esperti del settore che hanno trovato nella varietà delle proposte e nei generi
diversi la chiave vincente della manifestazione. Una manifestazione che è cresciuta
nel tempo soprattutto dal punto di vista qualitativo e che è riuscita ad uscire
dai confini del territorio, diventando una tradizione da non perdere e una rassegna
che per costanza, qualità e importanza dei musicisti invitati, si piazza tra i più
interessanti festival europei.
Quest'anno
il palinsesto è stato quanto mai variegato e di altissimo livello con qualche concerto
davvero originale e spiazzante in senso altamente positivo e come da tradizione,
accanto al cuore della manifestazione sono gravitati eventi collaterali che hanno
contribuito al successo delle precedenti edizioni, dilatando ulteriormente l'evento
e coinvolgendo la città, grazie al sostegno di diverse realtà commerciali ed economiche.
La prestigiosa sede del Teatro Sociale ha ospitato tutte le cinque serate.
Protagonista della serata inaugurale, il 19 ottobre, è stato il piano.
Dado Moroni
accompagnato dal bravissimo Aldo Zunino al contrabbasso e
Giuseppe
Mirabella alla chitarra, ha dedicato la serata a Oscar Peterson
con uno spettacolo dal titolo "An Oscar for Peterson Tribute". Il concerto
è stato molto stimolante, spumeggiante ed ha spaziato sui classici del repertorio
di Peterson, prima con "Big farm Mama", poi "When sunny gets blue",
"Just in Time", "Django", "Body and Soul", "Wave" "Like
Someone In Love", "Scrapple for the Apple".
Moroni
ha incarnato alla perfezione il mood petersoniano, mai ridondante, mai scontato.
Sostenuto da una grandissima tecnica ed una straripante energia ha saputo parlare
direttamente al cuore della foltissima platea estasiata, ripercorrendo fedelmente
ed anche con un tocco di raffinata personalità, la difficilissima via segnata da
Peterson, una via per pochi e virtuosi pianisti. La maestria di Dado ha trovato
poi nel giovane
Mirabella
una continuità ed un validissimo alter ego. Raffinato ed elegante nell'esposizione
dei temi, equilibrato e tecnico nelle improvvisazioni, Mirabella ha sfoggiato una
grande padronanza dello strumento e del fraseggio jazz dimostrando di essere ormai
un'importante realtà del panorama musicale italiano. Zunino, poderoso contrabbassista
estremamente preciso ed efficace ha svolto un lavoro imponente. Senza sbavature,
ha fatto da collante e da solido sostegno al gruppo permettendo ai due solisti di
improvvisare con gusto, di elaborare e di volare sulle ali dello swing.
Il
20 ottobre è stata la volta dei Gaia Cuatro vera sorpresa della rassegna.
Il gruppo nasce dall'unione di due culture lontanissime, un incontro inatteso quanto
mai geniale tra Argentina e Giappone. La formazione è composta, infatti, da due
eccellenti musicisti argentini ed altrettanti giapponesi: Gerardo Di Giusto
pianista, autore di quasi tutte le composizioni, Carlos "el Tero" Bruschini,
basso - contrabbasso; Asha Kaneko violino e voce e Tomohiro Yakiro,
percussionista. L'intensità e il carattere ardente della musica argentina
insieme alla raffinata tradizione musicale giapponese compongono la materia prima
di questo quartetto eccezionale, nato dall'incontro tra due dei musicisti più emblematici
della scena del jazz giapponese e due musicisti argentini particolarmente attivi
sulla scena europea. La loro unione ha permesso di calibrare raffinate sonorità,
un rilassato interplay, insolite strutture su pregevoli spunti tematici e un latente,
ma sicuro, spirito jazzistico donando momenti di distillata poesia. Musica totalmente
inedita e allo stesso tempo sorprendentemente familiare grazie alla sua la naturalezza
ed eleganza. Una ricchissima tavolozza di colori straordinariamente amalgamati con
sapienza e gusto. Le composizioni del quartetto suonano gradevoli e mai complicate.
Con originalità, sbalorditiva bravura nelle dinamiche ed eleganza armonica e melodica
i Gaia Cuatro hanno saputo creare un connubio di sonorità nuovo e particolarissimo,
a metà strada tra le produzioni ECM, la travolgente passionalità del folklore argentino
e la raffinatezza della musica rarefatta giapponese. La poderosa tecnica virtuosistica
della nipponica Asha Kaneko e l'eleganza armonica e compositiva di Gerardo
Di Giusto supportati dall'energico dinamismo di Yahiro e Buschini hanno esaltato
per quasi novanta minuti l'attenta platea incuriosita e affascinata da tanta bravura.
Brani
come "Habanera", la trascinante "Endeveras", l'enigmatica "Dos
lunas" la dolcissima "Tardio" hanno saputo regalare intensi momenti di
magia, entusiasmo e soprattutto grandi emozioni.
La serata del 21 ottobre ha incoronato invece il concerto più acclamato dell'intera
manifestazione. L'esibizione di
Paolo Fresu
con il suo quintetto è stata perfetta, straordinaria. Oltre al leader sono saliti
sul palco Tino Tracanna ai sassofoni, Roberto Cipelli al pianoforte,
Attilio Zanchi al contrabbasso ed Ettore Fioravanti alla batteria.
La formazione più blasonata del panorama jazz europeo ha alle sue spalle una storia
lunga ormai più di venticinque anni, essendo stato fondato nel lontano
1984 in occasione della registrazione del suo
primo disco "Ostinato" per la Splasc(h) records. Nelle oltre due ore di concerto
in un Teatro Sociale gremito in ogni ordine di posto,
Paolo Fresu
ed il suo quintetto hanno spaziato nella sua lunghissima discografia. Da "T.r.e.a.p."
a "Kosmopolites" da "Rosso, Verde, Giallo e Blu" a "P.A.R.T.E",
da "Incantamento" a "Thinking". Fin dal primo brano, la celebre "Que
reste t'il de nos amours" un brivido lungo la schiena ha pervaso tutta la platea.
Le note erano poesia, parole struggenti che toccavano i sentimenti più profondi,
era la purezza del suono che ti fa sembrare semplice anche l'impossibile ma nulla
era scontato, nulla era ovvio. I cinque musicisti tutti perfettamente comprimari,
tutti sinergicamente uniti da un affiatamento unico, hanno dimostrato una vitalità
artistica rara e preziosa. I due fiati hanno dialogato con un interplay consolidato,
la batteria ha fatto prendere il volo alle dinamiche, il pianoforte ha raccolto
e restituito i suggerimenti armonici del contrabbasso. I suoni si sono amalgamati
con naturalezza, riflettendo ed esaltando le personalità artistiche degli interpreti:
la passione della tromba di Fresu, la delicatezza del piano Cipelli,
i ritmi della batteria di Fioravanti, l'armonia del sax di Tracanna, la profondità
del basso di Zanchi. Energia, dolcezza, malinconia, ritmo si sono alternati
e uniti come in una danza senza tempo ne confini sui brani come "Treap",
"Cosmopolitesse", "Almeno tu nell'universo", "Blues for you"
del lontano 1986, "Second line", "Riemann's
maid" fino a raggiungere l'apoteosi con "Fellini" e la straordinaria
"Lascia ch'io pianga" di Georg Friedrich Händel. Musica senza confini, senza
etichette, melodie cristalline, arrangiamenti perfetti, maestria esecutiva, atmosfere
ariose e liriche, tutto ciò dimostra come dopo più di venticinque anni d'esperienze
musicali, il Quintetto di
Paolo Fresu
riesca a trasmettere una magia del suono che ora rasenta la perfezione ed un affiatamento
tale da rendere riconoscibile l'impronta di raffinatezza musicale che lo contraddistingue
e lo rende unico nel panorama musicale mondiale.
Giovedì
22 ottobre è stata la volta di un altro gigante del Jazz e un vero punto di riferimento
del panorama jazzistico mondiale: Joe Lovano con i suoi US5.
Lovano per la prima volta si confrontava con solisti di una generazione successiva
alla sua (se si eccettua il pianista James Weidman): Esperanza Spalding al
contrabbasso, Otis Brown III e Francisco Mela a batterie e percussioni.
La ritmica robusta ed imponente affidata a due validi batteristi e ad una poderosa
contrabbassista è stata il cuore pulsante di tutta l'esibizione. Sonorità acide,
dinamiche spregiudicate, arrangiamenti duri e spigolosi hanno tinto di colori forti
la serata. Atmosfere metropolitane, caotiche e a tratti convulse ed astratte sembravano
volte maggiormente a stupire e a colpire l'ascoltatore più che a coinvolgerlo. I
brani per tenore, in più occasioni vicini al quartetto coltraniano, hanno fatto
da contrappunto ad atmosfere più sperimentali, con Lovano impegnato anche
con l'aulochrome (doppio soprano). La musica che ne è scaturita non era certo di
facile ed immediata apprezzabilità, pur tuttavia la sempre splendida classe di Lovano
costellata di felici intuizioni ed illuminata da una splendida scrittura e da assoli
ispirati e travolgenti hanno saputo rendere interessante la serata.
Il
risultato complessivo dello spettacolo è stato comunque brillante e stimolante anche
se troppo spesso il leader si è defilato regalando immensi spazi ai suoi giovani
musicisti durante i quali hanno potuto dimostrare (tal volta eccessivamente) le
loro notevoli doti tecniche e solistiche.
La serata conclusiva del 24 ottobre è stata affidata a
Bobby Watson, vera icona del sax contralto, e ai suoi Live
and Learn. Il pubblico delle grandi occasioni ha accolto il sestetto che non
ha certo deluso le aspettative. Affiancato dal fedelissimo Curtis Lundy (poderoso
contrabbassista già accompagnatore di Watson con il "29th Street Saxophone Quartet"
negli anni '80 e con gli Horizon negli anni
'90) Watson ha presentato un nuovo coraggioso
progetto chiamato "Live and Learn" formato da giovanissimi quanto bravissimi
musicisti quali Philip Dizack alla tromba, Harold O'neal al pianoforte,
Warren Wolf al vibrafono e Quincy Davis alla batteria. Si è assistito
ad un grande jazz, ricco di pathos che alternava suoni impetuosi a tratti frenetici
a momenti intensi, lirici, struggenti e meditativi. Classici evergreen come "In
A Sentimental Mood", "Moanin'" hanno intercalato le più recenti composizioni
di Watson come "Aye Carumba", "From the Heart", "Waiting to go"
o la splendida "Purple flowers" del giovane pianista O' Neal. Il superbo
sax di Watson, combinando una ragguardevole destrezza e una sfavillante energia
si è fuso meravigliosamente con gli strumenti dei giovani talenti che lo accompagnavano.
Passionale ed energico allo stesso tempo, Watson non è mai stato banale e scontato
nei suoi fraseggi. Sapientemente ha saputo dosare tradizione e modernità, cuore
e tecnica, passione e cattiveria. Come un saggio alchimista è riuscito sempre a
trovare quel giusto equilibrio e quel perfetto bilanciamento necessario per affascinare
il pubblico e creare quella magia che si chiama Jazz. Senza mai dominare ne far
prevalere il suo innato carisma, da vero caposcuola Watson, come in precedenza
Lovano, ha spesso regalato ampi spazi (forse troppi) ai suoi giovani compagni di
palco. Su tutti hanno brillato i soli di Warren Wolf, virtuoso vibrafonista
e vera promessa del jazz moderno e di O'Neal, talentuoso pianista e compositore,
cultore delle ardite armonizzazioni e dal lirismo innato.
29/09/2012 | European Jazz Expo #2: Asì, Quartetto Pessoa, Moroni & Ionata, Mario Brai, Enrico Zanisi, Alessandro Paternesi, David Linx, Little Blue, Federico Casagrande, Billy Cobham (D. Floris, D. Crevena) |
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
07/01/2011 | Esperanza Spalding al 34° Roma Jazz Festival, Gezz - Generazione Jazz: "Grande attesa e Sala Petrassi gremita per il ritorno a Roma, a circa un anno di distanza dall'ultima esibizione, della giovane e talentuosa Esperanza Spalding, attesa ad una conferma dal vivo dopo l'uscita del recente ed ambizioso album "Chamber Music Society"...Affiora la sensazione che la Spalding, pur dotatissima, voglia dire "troppo" e tutto insieme: canta, suona, improvvisa, compone i brani e li arrangia, disperdendo energie in troppi rivoli. La musica è veicolo di emozioni, ma in questo modo la tecnica, seppur eccellente, rischia di prendere il sopravvento sui sentimenti." (Roberto Biasco) |
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
30/08/2009 | Laigueglia Percfest 2009: "La 14° edizione, sempre diretta da Rosario Bonaccorso, ha puntato su una programmazione ad hoc per soddisfare l'appetito artistico di tutti: concerti jazz di altissimo livello, concorso internazionale di percussionisti creativi Memorial Naco, corso di percussioni per bambini, corsi di GiGon, fitness sulla spiaggia, stage didattici di percussioni e musicoterapia, lezione di danza mediorientale, stage di danza, mostre fotografiche, e altro." (Franco Donaggio) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 06/12/2009
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