Jazzitalia - Nobu Stowe: Confusion Bleue
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            THE JAZZ RUSSELL (gruppo)
            VARAVALLO Luca (contrabbasso)
Nobu Stowe
Confusion Bleue



Soul note 2010

1. Introduction
2. Premier Mouvement
3. Intermede I
4. Deuxieme Mouvement
5. Intermede II
6. Blue In Green
7. Troisieme Mouvement
8. Intermede III
9. Quatrieme Mouvement
10. Epilogue:Dans La Confusion Bleue

Nobu Stowe - grand piano, Wurlitzer electric piano, glockenspiel, nanbu-tetsu bell
Lee Pembleton - sound
Ross Bonadonna - electric guitar, acoustic guitar, alto saxophone
Tyler Goodwin - 5-string,double-bass
Ray Sage - Drums & percussion



IREC S.r.l.
Home of The Unique Jazz Labels.... BLACK SAINT, SOUL NOTE & DDQ
Via Monte Grappa, 44 - 20020 ARESE (MI) - Italy
tel. ++ 39 02 36541814 fax ++ 39 02 91971506
e-mail: soulnote@blacksaint.com
web: http://www.blacksaint.com
 


"Total improvisations": è questo il contenuto dichiarato già nel titolo del cd. Nobu Stowe esprime chiaramente il suo intendimento. Vuole proporre una musica che raccolga tanti elementi diversi, ma amalgamati in un discorso unico, omnicomprensivo. E' un procedimento che lo avvicina alla "Instant composer's pool" di Misha MengElberg, ma anche all'estetica di Wayne Shorter e del suo ultimo quartetto o al recente progetto di Enrico Rava: "Tribe". Shorter e Rava lavorano, infatti, in maniera tutto sommato similare. Non prendono accordi in precedenza con i partners, ma fanno riferimento a un repertorio o a cliché comuni da rielaborare ogni volta in modo differente. Il pianista giapponese, però, è più integralista: non prevede punti di contatto o stazioni intermedie in anticipo. Estremizza l'assunto, lasciando libero il flusso della composizione spontanea da parte dei suoi musicisti, che diventano in tal modo attori e autori, tanto che i vari segmenti del disco sono tutti a firma collettiva, tranne un pezzo. "Non si tratta, però, di una vera "free improvisation", in cui vengono privilegiate l'atonalità e l'aritmia" come dichiara in un'intervista a "All About Jazz" lo stesso leader. Qui abbiamo la ripresa e la contaminazione di materiali legati alla storia del jazz, ma pure al rock progressivo degli anni settanta, filtrati attraverso una sensibilità assolutamente contemporanea e presentati "all'impronta", come vengono fuori di getto. Buona la prima, insomma. In questo modo Nobu Stowe sa cogliere l'essenza medesima del jazz: una musica che muove sempre da esperienze pregresse individuali e comuni per arrivare ad una sintesi ad un livello più avanzato, oltre le premesse, gli stili da cui ha preso spunto, attraverso la pratica dell'improvvisazione. Il disco, pur essendo molto omogeneo, spiazza l'ascoltatore per una serie di passaggi o di "scollegamenti" fra un brano e l'altro che percorrono strade divergenti, con una facilità di trasferimento da un clima sonoro ad un altro veramente mirabile.

Nobu Stowe suona in modo aggraziato con un approccio neoromantico il pianoforte in certi momenti, oppure lo percuote con veeemenza quando la situazione lo richiede. E' capace di punteggiare i suoi interventi con un numero limitato di note ben scandite o di lanciarsi in articolate o volutamente disarticolate scorribande sulla tastiera. Fa pensare alternativamente ad un torrente in piena o ad un fiume che transita calmo in un letto ampio sul fondovalle.

Ross Bonadonna suona il sax alto secondo i dettami dell'avanguardia afro-americana, producendo un ambiente sonoro particolarmente teso. Con la chitarra, invece, sottolinea l'anima contemporanea, urbana dei vari brani per mezzo di un eloquio essenziale ed un uso funzionale del distorsore.

Basso e batteria sono particolarmente svincolati da obblighi di sorta. Possono accompagnare gli strumenti armonici o lavorare in parallelo da solisti. Tyler Goodwin e Ray Sage si adeguano al compito con perizia e sagacia. A questo punto il band leader dispone di tutta una serie di possibilità, di scelte percorribili e le sfrutta al meglio con una direzione apparentemente blanda. In realtà il tastierista è ben consapevole e determinato rispetto al risultato finale, al suono complessivo che vuole costruire. E riesce perfettamente a raggiungere il suo obiettivo.

I brani migliori del disco sono "Premier mouvement" per le parti tonali e atonali che contiene, il piano percussivo o romantico, il basso archettato in bella evidenza e la chitarra distorta ad aggiungere colori cupi. "Blue In Green" è realizzato in maniera eterodossa, pur conservando la struttura portante dello stesso "standard" e rispettandone, tutto sommato, lo spirito originario.
"Confusion bleue" offre una lusinghiera conferma per quanti già conoscono Nobu Stowe. Per tutti gli altri può costituire, invece, una graditissima scoperta.

Gianni B.Montano per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 06/01/2011

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