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Black Saint - Soul Note - 120184-2
Distribuito da IRD
Carla Marciano 4tet
A strange day


1. Dance Of Mind Carla Marciano) – 7:47
2. Far Away (Carla Marciano) – 13:39
3. From Where? (Alessandro La Corte) – 10:25
4. A Strange Day (Carla Marciano) – 5:07
5. Around Steps (Carla Marciano) – 6:33
6. Pennies From Heaven (John Burke, Arthur Johnston) – 9:12
7. Spiritual Game (Carla Marciano) – 8:12
8. I Try To Remember (Carla Marciano) – 7:18
9. Russian Lullaby (Irvin Berlin) – 4:09

Carla Marciano - sax alto e sopranino
Alessandro La Corte - pianoforte
Aldo Vigorito - contrabbasso
Gaetano Fasano - batteria




IREC S.r.l.
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web: http://www.blacksaint.com
 


foto di Massimiliano Cerreto

Carla Marciano 4tet Recording Session & Words - 20 Dicembre 2004
D
avvero una strana giornata, con quella pioggia leggera che ricordava più un'atmosfera autunnale che invernale, nonostante le vetrine dei negozi addobbate per l'imminente Natale. "Se vuoi, possiamo vederci alla "Musicisti Associati" (dove ha sede l'Hypnocampo Studio di Napoli Nda), devo registrare il nuovo disco di Carla Marciano". Si conclude, così, una mia telefonata di qualche giorno prima a Gaetano Fasano. Un'occasione da non perdere, penso subito. Avrei potuto fare qualche altra foto del batterista, che avevo recentemente intervistato per la rivista nazionale Percussioni, avrei rivisto anche un altro artista che ammiro molto, Aldo Vigorito, e sarei riuscito ad incontrare, finalmente, Carla Marciano, che conoscevo solo di fama e per lo splendido "Trane's groove" (edito da DDQ). E, poi, assistere ad una seduta di registrazione non è una cosa che capita tutti i giorni.

Ancora carico dello stress del traffico cittadino, entro nella sala dove Piero De Asmundis, che non so se sia più bravo come pianista o come ingegnere del suono, già armeggia con la consolle. La prima cosa che faccio, dopo aver salutato tutti, è chiedere a Carla Marciano, Alessandro La Corte e Aldo Vigorito di autografarmi la copia di "Trane's groove". Non abbiamo modo di parlare molto, ci sono altri brani da incidere. Così, sfidando le ire di Piero De Asmundis, mi nascondo nella sala della batteria e, cercando di muovermi il più silenziosamente possibile, incomincio a scattare delle foto a Gaetano Fasano, che (per fortuna) non si lascia distrarre dai flash della mia vecchia 2megapixel. Il momento più interessante è, però quello dell'ascolto. C'è una tensione emotiva quasi irreale. Carla Marciano decide d'incidere nuovamente un solo e io provo a scattare delle foto aldilà del vetro. Questa volta, però i riflessi del flash rendono inutilizzabile le foto. Allora, in un momento di pausa, entro nella saletta, che è solitamente riservata per la registrazione della voce, e scatto altre foto. Qui, la musicista salernitana, mentre ripone i suoi strumenti nella custodia, mi accenna alla sua scelta di adottare il sax sopranino e il sax alto.

"Si tratta di strumenti apparentemente molto simili, ma profondamente diversi. Se è molto diffusa l'abitudine di alternare il suono del sax soprano a quello del sax tenore, cosa che amava fare lo stesso John Coltrane, io preferisco le tonalità del sopranino e del contralto".

Quello cui non accenna, forse per la naturale timidezza che caratterizza il suo modo di essere, è che la sua scelta comporta delle notevoli difficoltà esecutive. Qualche prova dopo, arriva il momento della pausa pranzo. A pochi passi dalla Musicisti Associati c'è una delle migliori pizzerie di Napoli ed è li - tra l'incredulità dei presenti, che non avevano mai visto nessuno mangiare, parlare e scrivere (quasi) contemporaneamente - segno alcuni brevi appunti.

M.C.: Hai già pensato al titolo del nuovo album?
C.M.: Originariamente pensavo a "Trane's 2", ma mi sembra scontato (sorride). Forse, anche il titolo del mio primo album non è stato realmente compreso. Quando pensai a "Trane's groove", non pensavo alla parola groove nell'accezione ritmica, quanto al suo reale significato letterale: il solco. In altre parole, volevo rendere esplicita la mia intenzione di muovermi nel solco tracciato da John Coltrane.

M.C.: C'è o meno il pericolo che qualcuno ti possa accusare di imitazione?
C.M.: Non penso che il pericolo "imitazione" sussista realmente. Avere dei modelli cui ispirarsi è fondamentale. La musica è continuum in movimento, un qualcosa che non è mai uguale a se stessa. Ma si può andare realmente avanti solo se si è consapevoli del proprio punto di partenza. Io sono partita dalla musica di Coltrane, e anche da quella di jazzisti precedenti (senza contare la preparazione classica in quanto Carla Marciano è diplomata in clarinetto, nda), ma questo non significa che io abbia cercato di imitarne il fraseggio, ad esempio. Un fraseggio che, in realtà, non era presente neppure nel disco precedente. Inoltre, l'ispirazione maggiore che cerco di trarre dalla sua musica ha anche, e soprattutto, un carattere spirituale.

M.C.: In che direzione sta andando la tua musica?
C.M.: Sto lavorando molto sull'armonia, ma mi piacciono anche le ballads, che rappresentano la dimensione più autenticamente melodica del jazz. Cerco di muovermi in direzioni diverse, quindi. L'unico filo conduttore è il mio modo di suonare.

M.C.: Come definiresti, allora, il tuo modo di suonare?
C.M.:
Amo molto studiare, e credo nell'importanza della tecnica, a condizione che sia posta al servizio della musica. Per questa ragione, per quanto sia estremamente difficile giudicare se stessi, e per non parlare del rischio di apparire presuntosi, definisco il mio modo di suonare come "armonicamente articolato". A volte parto da strutture melodiche semplici e mi diverto a "complicarle" dal punto di vista armonico.

Il nostro discorso è continuato ancora per molto è ha riguardato principalmente i brani. Le dichiarazioni di Carla Marciano a tal proposito sono, però, riportate nella sezione delle recensione. Tornati allo studio, ascolto ancora qualche registrazione, ma – per motivi di lavoro - sono costretto a lasciarli poco dopo. C'è stato, comunque, il tempo per una foto di gruppo. Tornando a casa mi sentivo davvero bene. E pensare che quasi tutti i brani che ho avuto modo di ascoltare erano in tonalità minore.
Massimiliano Cerreto

Blue deep blue
O
gni colore ha un suo significato (o più di uno), anche se nella cultura occidentale questo è andato dimenticato. Non dai jazzisti, però. Basti pensare all'espressione "blue notes", e a un disco che rappresenta una delle pietre miliari del jazz, non solo quello modale: "A Kind Of Blue". Ecco, la musica di Carla Marciano è profondamente e intimamente blue perché autenticamente spirituale.

Ciò che caratterizza maggiormente "A Strange Day" è un'energia trascinante, che può apparire, a tratti, anche eccessiva. Proprio come nello stile di John Coltrane. Stile che Carla Marciano ha ormai interiorizzato riuscendo a non perdere mai la sua originalità, tanto esecutiva quanto compositiva. E, a proposito di energia, l'album inizia, con le note di "Dance of mind", e termina con un particolarissimo arrangiamento di "Russian Lullaby" di Irvin Berlin. Ad arginare questo straripante fiume di note, tanti momenti intermedi, che ben si prestano ad essere metafora di altrettanti stati interori che ognuno di noi vive nell'arco di una giornata.

Certo, come ricorda il titolo, non si tratta di una giornata come le altre, E non accade spesso neppure che un disco di un'artista italiana sia edito direttamente dalla etichetta americana Black Saint. Ma torniamo ai brani. "Dance of mind nasce da un momento molto particolare della mia vita e la matrice ispirativa principale è una scala armonica d'origine persiana. E' un up tempo in 4/4 in cui viene dato grande spazio all'esposizione dei temi. L'arrangiamento l'ho realizzato in collaborazione con Alessandro La Corte". Da segnalare anche lo straordinario modo in cui Gaetano Fasano e Aldo Vigorito riescono a seguire il viaggio della loro leader.

Ed è Alessandro La Corte, con un'iniziale citazione di "Cheek to Cheek" (Irvin Berlin), ad aprire la splendida ballad intitolata "Far Away". Ampio spazio è dato anche al talento di Aldo Vigorito, che dà prova di grande sensibilità melodica. In merito a tale aspetto, ecco cosa racconta Carla Marciano: "L'aspetto melodico di questo brano è volutamente semplice, ma ho voluto aggiungervi delle asperità tipiche del mio modo di sentire la musica e che sono soprattutto anche nella lunga cadenza finale".

Tra i brani più belli dell'album, c'è senza dubbio "From where?", composto dal pianista salernitano. Qui Carla Marciano adotta il sax sopranino creando un'atmosfera molto orientaleggiante, seppure l'ispirazione principale, come racconta lo stesso Alessandro La Corte, è rappresentata dalla musica di Wayne Shorter e Herbie Hancock: "La parte centrale del brano è quella più articolata dal punto di vista armonico ed è stata pensata in un secondo momento rispetto al tema iniziale, che nasce dallo studio di un groove". Non solo armonia, quindi, ma anche tanto ritmo. Lo testimoniano uno splendido momento di cui è protagonista Aldo Vigorito e l'esecuzione più percussiva che propriamente batteristica di Gaetano Fasano.

Una delle pochissime tracce in tonalità maggiore è la title track. Originariamente, nelle intenzioni di Carla Marciano, c'era il desiderio di porla come ultima traccia del disco, quasi un happy ending della storia. Il brano è in duo con Aldo Vigorito e lo spunto tematico nasce da una vecchia canzone di Billy Strayhorn.

Qual è il brano più difficile di John Coltrane? Difficile rispondere con esattezza, ma sono note a molti le difficoltà armoniche (e non solo) di "Giant Steps". Il brano successivo, dal titolo volutamente simile di "Around Steps", prende spunto dal lavoro di Coltrane, soprattutto nelle armonie delle parti A. Una delle grandi differenze è che l'andamento è in ¾ e non in 4/4.

Un ulteriore tuffo nel passato. E' la volta della bellissima "Pennies from Heaven", banco di prova dei migliori jazz vocalist di tutti i tempi. Molto interessante il lungo solo di sax alto, cui fa da contraltare la linearità del contrabbasso. Indubbiamente il brano più "americano" del disco. Da segnalare anche la capacità di Gaetano Fasano di suonare alla maniera dei grandi del passato.

Ancora un'espressione di profonda e intensa spiritualità: "Spiritual Game". Un gioco in 7/4, in cui poli opposti, che non s'incontreranno mai, cercano comunque di unirsi. Probabilmente uno dei brani più rappresentativi dell'intero album (e anche dei più belli) per la sua alternanza tra luci e ombre, momenti di gioia e altri meno allegri, tutti parte di questa "giornata particolare". Semplicemente superbe le esecuzioni di tutti i musicisti. "Questo brano è, per me, un auspicio a non prendere mai nulla troppo sul serio, ne me né gli altri".

Non meno bella, ma sicuramente più rassicurante è la favola in musica raccontata in "A try to remember". C'è un sapore vagamente retrò in questa composizione che la rende perfetta per diventare, un giorno, uno standard. E, infine, c'è "Russian Lullaby", in cui si avverte una citazione della melodia popolare di "Midnight in Moscow", da cui lo stesso Irvin Berlin probabilmente prese spunto. Facile immaginare che questo brano, eseguito dal vivo, possa essere uno dei più coinvolgenti per il pubblico.

Ogni racconto ha un inizio e una fine. Se è facile capire il punto di partenza da cui è incominciato il viaggio di Carla Marciano, più difficile comprendere quali saranno, in futuro, le direzioni stilistiche che prenderà. Di certo c'è che questa giovane donna, dalla figura minuta e dalla straordinaria sensibilità, si appresta ad essere sempre più riconosciuta come un talento di caratura internazionale.
Massimiliano Cerreto per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 13/01/2006

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