C. & P. 1982 Soul Note (121026-2)
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Art Farmer Quintet
Manhattan
1. Context (Kenny Drew)
2. Blue Wail (Kenny Drew)
3. Manhattan (Rodgers & Hart)
4. Passport (Charlie Parker)
5. Arrival (Horace Parlan)
6. Back Door Beauty (Benny Wallace)
Art Farmer - flugelhorn Sahib Shihab - sopran and baritone saxophones Kenny Drew - piano Mads Winding - bass Ed Thigpen - drums
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A volte appare singolare che alcune opere passino tanto inosservate dalla
critica e che, altrettanto inspiegabilmente, non vengano citate nella discografia
essenziale di un musicista. Tale, a nostro modo di sentire, il caso di "Manhattan"
del quintetto di Art Farmer, trombettista tanto eclettico da esprimersi in
modo personale e sempre equilibrato sia con storici boppers sia con sperimentatori
spericolati come George Russell sia con personalità artistiche estrose quali
quelle di Horace Silver e
Sonny Rollins.
Nell'anno 1981, alla fine di novembre
in una piovosa Milano si incontrarono cinque anime pensanti e per certi aspetti
molti distanti tra loro, ognuna con il suo carico di idee, pensieri, musica, e voglia
di suonare: Art Farmer e la sua tromba, Sahib Shihab al sax soprano
e baritono, Kenny Drew al piano, Mads Vinding al contrabbasso e
Ed Thigpen alla batteria, L'incontro fu nel migliore spirito del jazz: voglia
di divertirsi e divertire, e soprattutto suonare. Ciò che prese vita in quelle due
giornate di registrazione è questo disco - che andò ad arricchire il già ampio e
pregevole catalogo dell'etichetta Soul Note
- un inno ad un certo jazz d'annata, quello così carico di swing da far muovere
ogni parte recondita del corpo e della mente, tanto è carico di passione e ritmo.
L'incontro di stili tanto diversi apparve in grado di intersecarsi abilmente
tanto da renderli assolutamente compatibili, dando vita ad una performance da grande
evento, guidati sapientemente da colui che è stato fino al
1999, anno della sua scomparsa, uno degli ultimi grandi artisti che
la storia del jazz ricordi. Ne è la riprova la grande voglia di cimentarsi con l'armonia
giocando sui temi, cogliendo in ogni piega delle composizioni melodie classiche,
percorrendo standard da cui prendono luce quasi per incanto funzionalissimi temi.
La direzione ritmica venne affidata ad un partner solido ed affidabile, quel
Kenny Drew così straordinariamente dotato nel saper conferire sensibilità
espressive uniche a contrappunti viscerali mai fondati su moduli precostituiti,
in grado di restituire sempre momenti lirici e creativi. Il culmine creativo della
formazione si evidenzia nei cromatismi fortemente chiaroscurali dei tempi veloci,
quando i cinque musicisti danno il meglio di loro stessi: spesso a dominare la scena
sono il contrabbasso di Mads Vinding e la batteria di Ed Thigpen,
la cui abilità tecnica fornisce lo scheletro ritmico di ogni brano. Non a caso a
loro sono riservati diversi assoli, tessuti sonori sui quali le trame improvvisative
si esprimono eleganti, coinvolgenti, espressive e libere nel fraseggio inimitabile,
nell'inventiva lirica, nell'approccio solistico essenziale e allo stesso tempo ricco
di coloriture di Farmer e di Shihab, indimenticato maestro del sax
baritono che in queste sessions dona morbidi, carezzevoli walkings anche al soprano.
Almeno una track da conservare nella memoria del jazz: magnifica e struggente
"Manhattan", brano che
dà non a caso nome all'album, ballad rara per melodia avvolgente e nitore impressionistico,
indimenticabile per la raffinatezza del calore "soffiato" di Art Farmer,
quello che lo renderà unico tra i più grandi stilisti delle blue notes.
Franco Giustino e Fabrizio Ciccarelli
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Data pubblicazione: 02/09/2006
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